Moto & Scooter
Yamaha Majesty 400
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Elegante lo era già. Ma adesso è anche più aggressivo, modaiolo e scattante per tenere il passo con le nuove generazioni. Arriverà a maggio dai comcessionari a 6890 euro c.i.m.
Torino - Ci sono scooter che ormai non hanno bisogno di presentazioni e lo Yamaha Majesty ne è un esempio. Il suo nome è sinonimo di maxi scooter di fascia alta, adatto sia alla città sia al turismo. I suoi punti di forza sono, da sempre, la linea elegante e la capacità di carico da record. Il suo punto debole erano le prestazioni, in particolare lo scatto da fermo e la ripresa.
Nel modello 2009, presentato in anteprima all'ultimo Salone di Milano, la Yamaha non ha stravolto il suo bestseller - nel 2008 è stato il 12° scooter più venduto in Italia - ma lo ha migliorato nel design e nella tecnica.
Nel modello 2009, presentato in anteprima all'ultimo Salone di Milano, la Yamaha non ha stravolto il suo bestseller - nel 2008 è stato il 12° scooter più venduto in Italia - ma lo ha migliorato nel design e nella tecnica.
La linea del frontale e del codone sono le parti del Majesty che hanno subito più modifiche. Il "muso" è più affusolato e integra un nuovo gruppo ottico vagamente ispirato nel design alle ali di una farfalla, il faro posteriore non è più sviluppato orizzontalmente, ma a V. Nella vista laterale spiccano i nuovi fianchetti. Tutto il resto? È immutato.
La strumentazione è la stessa del modello precedente con due elementi analogici (tachimetro e contagiri) e il funzionale display digitale.
Sulla plancia si notano le nuove prese d'aria che – a detta dei tecnici di Iwata – dovrebbero ridurre le turbolenze intorno al caso del pilota grazie anche al nuovo design del cupolino. I comandi sono sempre gli stessi dell'ultima versione, curati pratici ma ora le leve dei freni sono regolabili nella distanza su cinque posizioni. Sul manubrio troviamo anche l'indispensabile freno di stazionamento.
Due come sempre i cavalletti, quello laterale – un po' difficile da raggiungere rimanendo in sella – e il classico centrale che richiede un po' di sforzo per essere azionato. Tra le dotazioni manca ancora la presa 12V, ormai un classico sui maxiscooter di questo livello.
La forza del Majesty è sempre stata il sottosella e nella versione 2009 lo scooterone Yamaha non ha perso un briciolo di spazio. Basta girare in senso antiorario la chiave di contatto e si sblocca la serratura per accedere alla sella, sotto la quale si possono sistemare ben due caschi. C'è spazio per gli oggetti anche nel retroscudo dotato di due cassetti, di cui uno protetto da serratura.
Magistralmente assemblato, il Majesty è uno dei pochi scooter con telaio in alluminio ed il modello 2009 è rimasto invariato nelle dimensioni generali e nella ciclistica a parte l'arrivo dell'ABS (disponibile da giugno).
Il motore monocilindrico da 395 cc è identico a quello della versione precedente, ma è stato completamente rinnovato il gruppo trasmissione. Non a caso il Majesty, come abbiamo apprezzato, offre più spunto nelle partenze al semaforo e ha un'accelerazione più vivace.
Tre le colorazioni disponibili: bianco, nero e grigio. Il prezzo è leggermente più salato del vecchio 6890 euro c.i.m. mentre la versione con ABS costerà 7390 euro, sempre chiavi in mano.
Due come sempre i cavalletti, quello laterale – un po' difficile da raggiungere rimanendo in sella – e il classico centrale che richiede un po' di sforzo per essere azionato. Tra le dotazioni manca ancora la presa 12V, ormai un classico sui maxiscooter di questo livello.
La forza del Majesty è sempre stata il sottosella e nella versione 2009 lo scooterone Yamaha non ha perso un briciolo di spazio. Basta girare in senso antiorario la chiave di contatto e si sblocca la serratura per accedere alla sella, sotto la quale si possono sistemare ben due caschi. C'è spazio per gli oggetti anche nel retroscudo dotato di due cassetti, di cui uno protetto da serratura.
Magistralmente assemblato, il Majesty è uno dei pochi scooter con telaio in alluminio ed il modello 2009 è rimasto invariato nelle dimensioni generali e nella ciclistica a parte l'arrivo dell'ABS (disponibile da giugno).
Il motore monocilindrico da 395 cc è identico a quello della versione precedente, ma è stato completamente rinnovato il gruppo trasmissione. Non a caso il Majesty, come abbiamo apprezzato, offre più spunto nelle partenze al semaforo e ha un'accelerazione più vivace.
Tre le colorazioni disponibili: bianco, nero e grigio. Il prezzo è leggermente più salato del vecchio 6890 euro c.i.m. mentre la versione con ABS costerà 7390 euro, sempre chiavi in mano.
Come va
Il peso e la mole del Majesty 400 si sentono solo nelle manovre da fermo. In questa la sella non aiuta visto che i meno alti non riescono ad appoggiare saltamente i piedi a terra. Una volta in movimento però tutto cambia ed emerge quell'equilibrio perfetto che consente di muoversi agilmente nel traffico anche a velocità ridotta. Non è però piccolo e reattivo come un Honda SH quindi, a meno che non vi sentiate degli stuntmen metropolitani, dimenticatevi di gli slalom fra le auto in coda.
La posizione di guida è perfetta con il busto eretto e le braccia che impugnano il manubrio abbastanza vicino al piano seduta. La sella, che dispone anche di supporto lombare, è sufficientemente imbottita e anche sulle lunghe distanze non provoca indolenzimenti. Le gambe hanno molto spazio per muoversi longitudinalmente e volendo si possono anche stendere in avanti quando si guida in souplesse in autostrada e in tangenziale… Ricordatevi che siete in moto, pardon in scooter, e non sulla poltrona di casa e quindi evitate, per la vostra sicurezza, di stare troppo sdraiati.
Il motore dicevamo non è cambiato, ma la nuova trasmissione gli ha dato quella verve che mancava in particolare ai bassi e medi regimi. Non è un dragster nelle partenze e secondo noi (attendiamo la conferma dei rilevamenti nelle prossime settimane nda) soffre ancora il confronto con il Burgman. Ma le modifiche consentono ora al monocilindrico di erogare fin dai 3000 giri in maniera più vigorosa i suoi 34 CV.
La frenata è sempre modulabile e perdona in caso di emergenza chi tira le leve con vigore evitando bruschi bloccaggi delle ruote. Le sospensioni, tarate abbastanza rigide, offrono un buon sostegno sui tratti guidati dove mantengono bene l'assetto del Majesty, mentre soffrono sulle sconnessioni più marcate trasmettendo i colpi al pilota.
Sul Majesty in autostrada si viaggia come avvolti in una bolla: il cupolino devia bene l'aria dal casco e dal busto del pilota e lo scudo largo fa il resto. Vibrazioni? Quasi zero. Il passeggero, che siede più in alto rispetto a chi guida, è maggiormente esposto alle turbolenze.
Quando ci si fa prendere la mano nei tratti guidati, complice un avantreno molto comunicativo, si entra in curva svelti e si piega raggiungendo in fretta il lmite del… cavalletto. Si vorrebbe più luce a terra o forse più semplicemente è arrivato il momento di passare a una moto. Ma poi la borsa e i caschi dove li mettete? Allora meglio il Majesty 400.
La posizione di guida è perfetta con il busto eretto e le braccia che impugnano il manubrio abbastanza vicino al piano seduta. La sella, che dispone anche di supporto lombare, è sufficientemente imbottita e anche sulle lunghe distanze non provoca indolenzimenti. Le gambe hanno molto spazio per muoversi longitudinalmente e volendo si possono anche stendere in avanti quando si guida in souplesse in autostrada e in tangenziale… Ricordatevi che siete in moto, pardon in scooter, e non sulla poltrona di casa e quindi evitate, per la vostra sicurezza, di stare troppo sdraiati.
Il motore dicevamo non è cambiato, ma la nuova trasmissione gli ha dato quella verve che mancava in particolare ai bassi e medi regimi. Non è un dragster nelle partenze e secondo noi (attendiamo la conferma dei rilevamenti nelle prossime settimane nda) soffre ancora il confronto con il Burgman. Ma le modifiche consentono ora al monocilindrico di erogare fin dai 3000 giri in maniera più vigorosa i suoi 34 CV.
La frenata è sempre modulabile e perdona in caso di emergenza chi tira le leve con vigore evitando bruschi bloccaggi delle ruote. Le sospensioni, tarate abbastanza rigide, offrono un buon sostegno sui tratti guidati dove mantengono bene l'assetto del Majesty, mentre soffrono sulle sconnessioni più marcate trasmettendo i colpi al pilota.
Sul Majesty in autostrada si viaggia come avvolti in una bolla: il cupolino devia bene l'aria dal casco e dal busto del pilota e lo scudo largo fa il resto. Vibrazioni? Quasi zero. Il passeggero, che siede più in alto rispetto a chi guida, è maggiormente esposto alle turbolenze.
Quando ci si fa prendere la mano nei tratti guidati, complice un avantreno molto comunicativo, si entra in curva svelti e si piega raggiungendo in fretta il lmite del… cavalletto. Si vorrebbe più luce a terra o forse più semplicemente è arrivato il momento di passare a una moto. Ma poi la borsa e i caschi dove li mettete? Allora meglio il Majesty 400.
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