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Moto & Scooter
In pista a Misano
di Riccardo Matesic
il 08/06/2007 in Moto & Scooter
Visto al contrario l’autodromo è tutto diverso. Più tecnico, meno scorrevole richiede un po’ di giri per prenderci la mano… ma poi ci si diverte un sacco

La prima volta che qualcuno ci ha detto che a Misano si sarebbe girato in senso orario, abbiamo pensato ad uno scherzo. Poi ci siamo domandati quanto sarebbe stato difficile fare un rettilineo veloce che finisce in una serie di curve che stringono. Ora che ci abbiamo girato, dobbiamo dire che la nuova pista non è affatto male.
Si comincia storcendo il naso, ma dopo i primi due turni impacciati, il nuovo tracciato inizia a piacere.
Si comincia storcendo il naso, ma dopo i primi due turni impacciati, il nuovo tracciato inizia a piacere.
Non c’è più nulla del vecchio percorso e non si tratta “solo” di fare al contrario la vecchia pista. Sono cambiati i raggi delle curve, e la nuova Misano è tutta da imparare. Dimenticate la vecchia pista scorrevole: ora molte curve tendono a chiudere, rendendo l’impianto romagnolo tecnico e difficile.
L’occasione per provare la nuova pista ce l’ha offerta l’Honda Day, e il primo contatto l’abbiamo avuto dietro un apripista, che amichevolmente ci ha “tirato” per un turno.
Colpisce subito il fatto di non riuscire a prevedere le curve: alcune stringono in maniera inaspettata. Al secondo turno abbiamo iniziato ad andare per la nostra strada, ma solo al terzo ci siamo cominciati a divertire.
L’occasione per provare la nuova pista ce l’ha offerta l’Honda Day, e il primo contatto l’abbiamo avuto dietro un apripista, che amichevolmente ci ha “tirato” per un turno.
Colpisce subito il fatto di non riuscire a prevedere le curve: alcune stringono in maniera inaspettata. Al secondo turno abbiamo iniziato ad andare per la nostra strada, ma solo al terzo ci siamo cominciati a divertire.
Dai box si entra direttamente in fondo al rettilineo del traguardo, un po’ troppo vicini al punto dove chi sopraggiunge passa per impostare la curva. Tra l’altro, arrivando dal traguardo, l’uscita dai box è poco visibile.
Il rettilineo di partenza è lungo e in fondo, con la Honda CBR600RR che abbiamo usato, si tolgono due marce, voltando in seconda con il motore su di giri. Rispetto al passato la velocità di percorrenza di questa esse è nettamente cresciuta, perché le due curve sono più aperte, per effetto della pista più larga. Si tiene la seconda che “urla” forte sul breve rettilineo e ci si allarga molto per impostare la successiva curva a destra, che si digerisce senza troppi problemi in velocità. Ora arriva la prima curva stretta: si punta all’esterno in ingresso e andando assolutamente dritti, si dà una pinzata decisa. Non serve toccare il cambio, perché dopo la prima piega decisa a destra, ci si accorge di essere in una doppia curva che allarga e c’è spazio per far risalire il motore. Ancora a destra e poi subito a sinistra.
Questa è una curva particolare, perché non lascia vedere l’uscita che ha molto spazio e all’inizio si tende a farla piano. Invece ci si può andare dentro abbastanza rapidi, spalancando presto il gas per il rettilineo che porta alla Quercia.
Sul dritto si tira la terza e si tiene dentro un pezzo di quarta, poi c’è una frenata netta, si tolgono due marce e in seconda si entra un po’ stretti nella Quercia, che ha una buona pendenza verso l’interno e consente pieghe molto accentuate. In uscita la pista allarga e si dà gas a moto ancora piegata. Si mette la terza e si disegna una linea dritta dalla sinistra estrema della pista puntando dritti la corda a destra della prima semicurva, dove si passa “cattivi” sul cordolo piatto. Poi si frena forte e si toglie una marcia, puntando di nuovo l’esterno e ritardando l’ingresso nella parte conclusiva del Tramonto. Insomma, l’avete capito, questo pezzo tenendo la traiettoria più rettilinea possibile, chiudendo la porta a chi vuole passarci all’interno e ritardando il più possibile la frenata, prima di entrare nella parte conclusiva, quella stretta, della curva del Tramonto.
In uscita si dà gas allargando e mettendo la terza a moto ancora piegata. Si tira tutta la quarta, si poggia la quinta e in un attimo si arriva al curvone, che è cieco. Ci si arriva a oltre 200 Km/h, e bisogna “andare dentro” fiduciosi. Bello. Piace molto, una volta che ci si è presa la mano. Poi si chiude il gas (dipende dalla moto e dal “manico” ndr) e si entra ancora forte nella prima delle curve del Carro. Anche questa è velocissima, ma appena si può raddrizzare la moto, si dà una buona frenata. Anche in questo caso, si punta prima all’esterno, a sinistra, e poi si va dentro sulla corda a destra, in terza, una volta mollati i freni. Ci risiamo, l’ultima delle curve del Carro è stretta. Anche qui si comincia a frenare con la moto ancora piegata e si frena sempre di più mano a mano che la si rimette dritta.
Siamo sotto le tribune, tutti ci guardano, e quando sei a metà di questa curva ti rendi conto di averla sottovalutata. Perché quando vedi il cordolo esterno, ti accorgi che stringe ancora. Si fa in seconda e in uscita si spalanca il gas, anche perché la curva a sinistra che segue è larga e non pone troppi problemi. Poi breve rettilineo e ancora una sinistra quasi a novanta gradi, che in uscita allarga e che ci reimmette sul rettilineo del traguardo.
In uscita si dà gas allargando e mettendo la terza a moto ancora piegata. Si tira tutta la quarta, si poggia la quinta e in un attimo si arriva al curvone, che è cieco. Ci si arriva a oltre 200 Km/h, e bisogna “andare dentro” fiduciosi. Bello. Piace molto, una volta che ci si è presa la mano. Poi si chiude il gas (dipende dalla moto e dal “manico” ndr) e si entra ancora forte nella prima delle curve del Carro. Anche questa è velocissima, ma appena si può raddrizzare la moto, si dà una buona frenata. Anche in questo caso, si punta prima all’esterno, a sinistra, e poi si va dentro sulla corda a destra, in terza, una volta mollati i freni. Ci risiamo, l’ultima delle curve del Carro è stretta. Anche qui si comincia a frenare con la moto ancora piegata e si frena sempre di più mano a mano che la si rimette dritta.
Siamo sotto le tribune, tutti ci guardano, e quando sei a metà di questa curva ti rendi conto di averla sottovalutata. Perché quando vedi il cordolo esterno, ti accorgi che stringe ancora. Si fa in seconda e in uscita si spalanca il gas, anche perché la curva a sinistra che segue è larga e non pone troppi problemi. Poi breve rettilineo e ancora una sinistra quasi a novanta gradi, che in uscita allarga e che ci reimmette sul rettilineo del traguardo.
Non pochi i punti dove sorpassare. Fermo restando che, come sempre, i fuoriclasse passano dappertutto, noi diremmo che il primo punto valido è in fondo al rettilineo del traguardo.
Quindi c’è l’ingresso della Quercia, che ha una sopraelevazione che facilita le pieghe accentuate e che, visto che in uscita allarga, permette di entrare anche un po’ stretti.
Altro punto critico è l’ingresso nella doppia curva del Tramonto, se chi sta avanti lascia la porta aperta a destra, quando si tratta di passare sul cordolo. I piloti con il pelo sullo stomaco passeranno anche in fondo al rettilineo principale, e ci sarà sicuramente da divertirsi; perché solo quelli veri saranno in grado di tenere il gas aperto in fondo a un rettilineo che prevede quattro curve sempre più strette.
Quindi c’è l’ingresso della Quercia, che ha una sopraelevazione che facilita le pieghe accentuate e che, visto che in uscita allarga, permette di entrare anche un po’ stretti.
Altro punto critico è l’ingresso nella doppia curva del Tramonto, se chi sta avanti lascia la porta aperta a destra, quando si tratta di passare sul cordolo. I piloti con il pelo sullo stomaco passeranno anche in fondo al rettilineo principale, e ci sarà sicuramente da divertirsi; perché solo quelli veri saranno in grado di tenere il gas aperto in fondo a un rettilineo che prevede quattro curve sempre più strette.
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