Moto & Scooter
Malaguti Phantom Max 250: elisir di lunga vita
Una linea intramontabile, un peso contenuto e prestazioni brillanti; questa la ricetta del ruote basse bolognese per vincere il traffico, spostarsi con rapidità, con un tocco di sportività
Avere più di dieci anni e non sentirli. Sono pochi gli scooter a poter vantare questo primato e in particolare un successo così duraturo. La longevità del Malaguti Phantom, nato nella prima meta degli anni novanta nella versione 50 cc e poi affiancato dalle cilindrate 100, 125 e 200, è inevitabilmente legata al suo design, che evoca le forme di un aereo da caccia militare, ed è capace di trasmettere dinamicità anche da fermo.
Nella versione con motore Piaggio da 250cc il Phantom Max si dimostra un mezzo comodo per spostarsi con agilità nel traffico della città, ma che non disdegna anche una gita sulle strade piene di curve, dove emerge il suo temperamento più sportivo.
I suoi punti di forza sono la maneggevolezza, l’ampio raggio di sterzo e il peso contenuto.
Mentre offre il fianco a qualche critica per quanto riguarda il livello delle finiture.
La ciclistica si compone di un telaio in tubi d’acciaio, (si distingue dalla versione da 50 cc che adotta un monotrave sdoppiato) di una forcella tradizionale con steli da 33 mm e di una coppia di ammortizzatori posteriori, regolabili tramite la ghiera a scatti su 4 differenti posizioni.
I comandi sul manubrio sono pratici da azionare – troviamo ancora anche il pulsante per accendere le luci – mentre le leve sono alla giusta distanza. Gli specchi offrono una visuale discreta, ma sono esenti da vibrazioni.
La strumentazione ha un design ricercato, ma non è intuitiva nella lettura; offre però tutte le informazioni necessarie e consente di passare da una funzione all’altra tramite il tasto “mode” posizionato sul blocchetto di destra in posizione avanzata. Nella nostra prova l’indicatore di carburante non si è rivelato particolarmente attendibile, infatti, una volta che la lancetta entra nella zona rossa passa troppo rapidamente ad indicare che il serbatoio è vuoto.
Il propulsore è un brioso monocilindrico quattro tempi raffreddato a liquido capace di erogare oltre 20 CV che, grazie alla taratura della trasmissione offre spunti brillanti e un buon allungo (intorno ai 125 km/h indicati). Grazie al catalizzatore rientra nella normativa Euro 2.
Per i rifornimenti è necessario aprire, con la chiave di contatto, lo sportellino in plastica (le cui cerniere sono delicate) situato sul tunnel centrale, per accedere al tappo del serbatoio (da oltre nove litri).
La capacità di carico del Phantom Max è affidata al vano sottosella, in grado di contenere due caschi jet (di quelli con la visiera corta), al gancio portaborse e ad un piccolo cassetto (privo di serratura) nel retroscudo. Tra gli accessori è disponibile a richiesta il bauletto in tinta.
Nelle soste è possibile utilizzare sia la stampella laterale con dispositivo di sicurezza, sia il cavalletto centrale.
Il primo impatto con il Phantom Max 250 non tradisce la sua vocazione sportiva, per via della posizione di guida che si avvicina di più a quella di una moto, con il busto leggermente caricato in avanti e le braccia correttamente angolate. Rimangono invece più sacrificate le gambe, il cui spazio sulla pedana è limitato dalla presenza del tunnel centrale.
Il passeggero la cui porzione di sella dedicata è solo discreta, si trova in posizione leggermente rialzata rispetto a quella del pilota e non gode di un gran comfort; non mancano le maniglie laterali a cui aggrapparsi, mentre le pedane sono integrate nella pedana e non sono molto ospitali.
L’avviamento del motore non è immediato e bisogna insistere un po’ sul pulsante; poi una volta acceso il monocilindrico entra rapidamente in temperatura.
Il Phantom Max in città si apprezza sia per le partenze scattanti, sia per la facilità con cui, grazie al peso ridotto e ai cerchi di piccolo diametro, consente di destreggiarsi con disinvoltura tra le auto. Nelle manovre da fermo, il Malaguti si sposta con facilità e non richiede sforzi di particolari, quando si deve issare lo scooter sul cavalletto centrale.
Le prime volte che s’imposta una curva col Phantom si avverte lo sterzo un po’ reattivo, ma è una caratteristica a cui ci si abitua col passare dei chilometri e che non crea alcun problema nella guida. Inoltre grazie ai pneumatici di larga sezione si riescono a fare pieghe di tutto rispetto, per essere solo uno scooter. Nel complesso la stabilità dello scooter è buona, anche ad andature più sostenute.
In frenata il Phantom consente di ottenere spazi di arresto ridotti, a patto però di tirare con decisione entrambe le leve. Difficilmente si arriva al bloccaggio delle ruote.
Le sospensioni svolgono bene il loro compito, offrendo un buon livello di comfort, anche con fondo dissestato come sul pavé, mentre entrano un po’ in crisi con la presenza del passeggero.
Fuori dalla città sulle strade con tante curve in successione con il Phantom ci si diverte e si riesce a tenere un buon ritmo, bisogna però adottare una guida rotonda e fluida evitando le staccate più decise altrimenti le sospensioni, ed in particolare la forcella dalla taratura soft, compromettono l’impostazione delle traiettorie.
Nei trasferimenti autostradali il motore arriva oltre i 120 km/h e sui curvoni impostati quasi alla massima velocità il Phantom mantiene la traiettoria impostata; l’assenza di un riparo aerodinamico penalizza però il comfort sulle lunghe distanze (tra gli accessori è disponibile un cupolino maggiorato, e il classico parabrezza alto).
Infine il Phantom si è rivelato abbastanza parco nei consumi sia urbani dove percorre oltre 22 Km/l, sia in quelli extra urbani che si attestano intorno ai 25 km/l.
Motore: monocilindrico orizzontale a 4 tempi, raffreddamento a liquido; alesaggio per corsa 72x60 mm; cilindrata 244cc; rapporto di compressione 11:1. Distribuzione monoalbero a camme in testa e 4valvole per cilindro. Alimentazione a carburatore. Capacità serbatoio carburante 9,4 litri. Lubrificazione a carter umido.
Trasmissione: frizione automatica centrifuga, finale a ingranaggi. Cambio a variatore automatico centrifugo.
Ciclistica: telaio tubolare a traliccio in acciaio; sospensione anteriore, forcella da 33 mm, escursione ruota 90 mm; sospensione posteriore a gruppo motore oscillante con braccio di rinforzo e doppio ammortizzatore, escursione ruota 80 mm. Cerchi: anteriore 13”, posteriore 13”. Pneumatici: anteriore 130/70-13, posteriore 140/60-13. Freni: anteriore a disco flottante in acciaio da 220 mm e pinze a 2 pistoncini, posteriore a disco singolo in acciaio da 220 mm e pinza a singolo pistoncino.
Dimensioni (mm) e peso: lunghezza 1.980, larghezza 760, altezza sella 790, interasse 1.410. Peso a secco 138 kg.
Prestazioni dichiarate: potenza 16 kW (21,8 CV) a 8.500 giri, coppia 20,0 Nm a 6.750 giri.
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