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Kawasaki ER-6f: menù completo
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Una moto totale, per il turismo, per la guida vivace e sicura sul misto, per l’uso quotidiano in città. Deriva dalla ER-6n, il modello che sta conquistando gli appassionati italiani delle naked, e con la carenatura si trasforma per piacere a tutti. E ne h
di Luigi Rivola
Taormina – In uno dei più affascinanti scenari del Mediterraneo, dominato dall’Etna ammantato di neve, la Kawasaki ha presentato alla stampa internazionale la nuova ER-6f, versione completamente carenata (non solo un cupolino più o meno esteso) della naked ER-6n che tanto successo sta riscuotendo sul mercato.
La qualità più importante della ER-6f è la stessa della nuda dalla quale ha origine, ossia un eccellente rapporto prezzo/qualità/prestazioni.
Taormina – In uno dei più affascinanti scenari del Mediterraneo, dominato dall’Etna ammantato di neve, la Kawasaki ha presentato alla stampa internazionale la nuova ER-6f, versione completamente carenata (non solo un cupolino più o meno esteso) della naked ER-6n che tanto successo sta riscuotendo sul mercato.
La qualità più importante della ER-6f è la stessa della nuda dalla quale ha origine, ossia un eccellente rapporto prezzo/qualità/prestazioni.
La configurazione di base offre già una moto di ottima fattura al costo di 6.590 euro IVA compresa, franco concessionario. Scegliendo la versione con ABS – vivamente consigliata – il prezzo sale di circa 600 euro, che non sono pochi, ma che il motociclista maturo spenderà volentieri, consapevole che non si tratta di un gadget, ma di un efficacissimo strumento di sicurezza.
Poi ci sono gli accessori, tra cui un bauletto con portapacchi e un parabrezza maggiorato; mancano le valigie laterali, che il cliente di questa moto avrebbe probabilmente gradito.
Le versioni cromatiche sono due: “argento Galaxy” con telaio, forcellone e foderi della forcella color oro, e “ebano”, ossia nero contrastato dal rosso per i già citati componenti della ciclistica.
Non fa sognare, ma si fa amare
Le caratteristiche della ER-6f sono fondamentalmente le stesse della naked, ma non c’è dubbio che l’adozione della carenatura renda i due modelli molto diversi fra loro. La “effe”, vista da lontano, si inserisce decisamente fra le moto di taglio sportivo; zoomando, la classificazione si sposta più verso la famiglia delle sport touring, grazie ad alcuni evidenti segnali come il parabrezza abbastanza alto e soprattutto l’anomalo manubrio alto e largo, di indubbia propensione turistica.
L’impatto estetico è da moto giapponese di gamma media, cioè non stilisticamente coinvolgente, ma razionalmente corretto; alcune plastiche e alcune saldature sanno di economia, ma nel complesso, aiutata dalla tecnica e dalle prestazioni, la Er-6f ha ciò che serve per piacere a un consistente numero di motociclisti.
Elementi tecnico-estetici di rilievo sono l’imponente monoammortizzatore laterale montato in posizione quasi orizzontale e l’impianto di scarico, coi tubi che mostrano dall’apertura anteriore della carenatura un aggressivo andamento contorto, e l’originalissimo silenziatore (con catalizzatore a tre vie) che attira l’occhio senza ingombrare come il tradizionale tubo da stufa laterale, ed ha la virtù di emettere un rombo contenuto sì – per legge – ma gustosissimo.
La Kawasaki ha avuto il merito di insistere per la sua strada. Ha creduto nel bicilindrico parallelo di media cilindrata, lo ha rinnovato, ed ora le due ER-6 si trovano a disporre di un motore diverso dagli altri, non meno brioso coi suoi 72 CV, ricco di personalità e certamente non vecchio, visto che è il più compatto della categoria, è dotato di un sistema di iniezione elettronico molto evoluto, ed è già a norma Euro-3.
La ciclistica, favorita dalla compattezza del motore, presenta un telaio a traliccio tubolare dal disegno essenziale con ingombri anche trasversali ridottissimi, degni di una motoleggera, a tutto vantaggio della centralizzazione delle masse e della miglior collocazione della sella, alla portata di piloti di ogni statura. Il peso della carenatura ha comportato l’adozione di una forcella più lunga di 10 mm e un diverso settaggio della sospensione posteriore.
L’impatto estetico è da moto giapponese di gamma media, cioè non stilisticamente coinvolgente, ma razionalmente corretto; alcune plastiche e alcune saldature sanno di economia, ma nel complesso, aiutata dalla tecnica e dalle prestazioni, la Er-6f ha ciò che serve per piacere a un consistente numero di motociclisti.
Elementi tecnico-estetici di rilievo sono l’imponente monoammortizzatore laterale montato in posizione quasi orizzontale e l’impianto di scarico, coi tubi che mostrano dall’apertura anteriore della carenatura un aggressivo andamento contorto, e l’originalissimo silenziatore (con catalizzatore a tre vie) che attira l’occhio senza ingombrare come il tradizionale tubo da stufa laterale, ed ha la virtù di emettere un rombo contenuto sì – per legge – ma gustosissimo.
La Kawasaki ha avuto il merito di insistere per la sua strada. Ha creduto nel bicilindrico parallelo di media cilindrata, lo ha rinnovato, ed ora le due ER-6 si trovano a disporre di un motore diverso dagli altri, non meno brioso coi suoi 72 CV, ricco di personalità e certamente non vecchio, visto che è il più compatto della categoria, è dotato di un sistema di iniezione elettronico molto evoluto, ed è già a norma Euro-3.
La ciclistica, favorita dalla compattezza del motore, presenta un telaio a traliccio tubolare dal disegno essenziale con ingombri anche trasversali ridottissimi, degni di una motoleggera, a tutto vantaggio della centralizzazione delle masse e della miglior collocazione della sella, alla portata di piloti di ogni statura. Il peso della carenatura ha comportato l’adozione di una forcella più lunga di 10 mm e un diverso settaggio della sospensione posteriore.
Facile, intuitiva, divertente, sicura
La Kawasaki dichiara nella sua cartella stampa che la ER-6f è una moto polivalente con dimensioni tipiche di un modello di 400 cc e potenza degna di una 650. Questa affermazione riassume sinceramente le caratteristiche più convincenti della nuova moto e la prova su strada la conferma in pieno, aggiungendo anche qualcosa.
Cominciamo dalla posizione di guida, comoda, ben assettata per braccia, busto e piedi (anche se le pedane forse sono un po’ avanzate per gente di gamba lunga), sella che non costringe a divaricare le cosce, serbatoio che si fa stringere bene fra le ginocchia. Gran merito del telaio stretto, del motore compatto e dell’ammortizzatore quasi orizzontale.
Gli specchietti sono “impraticabili”: non vibrano, hanno le dimensioni corrette, ma sporgono troppo poco e dietro non si vede proprio nulla.
Il motore va in moto al primo tocco del pulsante d’avviamento, tiene il minimo senza esitazioni e accelera con una progressione che non fa mai desiderare più cavalli dei 72 disponibili. È l’erogazione della coppia l’origine di questa soddisfazione: costante, lineare, corposa, certamente superiore a quella di molte sportive e supersportive a quattro cilindri. Unita alla grande precisione di guida e alla sincerità di risposta della ciclistica in ogni situazione, la disponibilità di coppia a qualsiasi regime ti permette di giocare con le curve adottando il ritmo adatto al momento e ricavandone il massimo piacere in totale sicurezza. Vuoi esaltare la traiettoria? Entra con una marcia in più, pennella la curva , apri in anticipo e esci dalla corda col rapporto lungo che ti tira fuori come un elastico ben teso. Vuoi sfruttare la staccata e uscire fortissimo? Scala quanto basta per aiutare al massimo la potente (ma non esuberante) frenata, butta giù la moto e fatti sparare fuori dal motore oltre gli 8000, tirando la marcia fin quasi a 11000 giri e snocciolando poi gli altri rapporti in successione, aiutato da un cambio di assoluta precisione.
Se in montagna alle pendici dell’Etna (su strade purtroppo molto sporche e in alcuni tratti addirittura ghiacciate) abbiamo verificato le doti sportive della ER-6f, in autostrada abbiamo messo alla prova quelle turistiche. La carenatura protegge davvero e il parabrezza, pur non molto pronunciato, toglie l’aria dal busto e non crea vortici che si riflettano negativamente sulla stabilità del casco anche ad alta velocità. Le vibrazioni ci sono ma non disturbano affatto, mentre disturba, parecchio, la forte risonanza che proviene dal serbatoio quando si decelera o si scala marcia in avvicinamento a una curva.
In definitiva, la ER-6f è una moto che, valutata in relazione al prezzo d’acquisto, merita obiettivamente la lode. Si tratta di un prodotto industriale di alto livello che, nelle mani di un appassionato motociclista, non vincolato mentalmente alle sole prestazioni pure, è in grado di regalare grosse soddisfazioni sia nell’uso quotidiano per gli spostamenti di routine, sia per il turismo, pacifico o veloce, a medio e anche largo raggio.
Cominciamo dalla posizione di guida, comoda, ben assettata per braccia, busto e piedi (anche se le pedane forse sono un po’ avanzate per gente di gamba lunga), sella che non costringe a divaricare le cosce, serbatoio che si fa stringere bene fra le ginocchia. Gran merito del telaio stretto, del motore compatto e dell’ammortizzatore quasi orizzontale.
Gli specchietti sono “impraticabili”: non vibrano, hanno le dimensioni corrette, ma sporgono troppo poco e dietro non si vede proprio nulla.
Il motore va in moto al primo tocco del pulsante d’avviamento, tiene il minimo senza esitazioni e accelera con una progressione che non fa mai desiderare più cavalli dei 72 disponibili. È l’erogazione della coppia l’origine di questa soddisfazione: costante, lineare, corposa, certamente superiore a quella di molte sportive e supersportive a quattro cilindri. Unita alla grande precisione di guida e alla sincerità di risposta della ciclistica in ogni situazione, la disponibilità di coppia a qualsiasi regime ti permette di giocare con le curve adottando il ritmo adatto al momento e ricavandone il massimo piacere in totale sicurezza. Vuoi esaltare la traiettoria? Entra con una marcia in più, pennella la curva , apri in anticipo e esci dalla corda col rapporto lungo che ti tira fuori come un elastico ben teso. Vuoi sfruttare la staccata e uscire fortissimo? Scala quanto basta per aiutare al massimo la potente (ma non esuberante) frenata, butta giù la moto e fatti sparare fuori dal motore oltre gli 8000, tirando la marcia fin quasi a 11000 giri e snocciolando poi gli altri rapporti in successione, aiutato da un cambio di assoluta precisione.
Se in montagna alle pendici dell’Etna (su strade purtroppo molto sporche e in alcuni tratti addirittura ghiacciate) abbiamo verificato le doti sportive della ER-6f, in autostrada abbiamo messo alla prova quelle turistiche. La carenatura protegge davvero e il parabrezza, pur non molto pronunciato, toglie l’aria dal busto e non crea vortici che si riflettano negativamente sulla stabilità del casco anche ad alta velocità. Le vibrazioni ci sono ma non disturbano affatto, mentre disturba, parecchio, la forte risonanza che proviene dal serbatoio quando si decelera o si scala marcia in avvicinamento a una curva.
In definitiva, la ER-6f è una moto che, valutata in relazione al prezzo d’acquisto, merita obiettivamente la lode. Si tratta di un prodotto industriale di alto livello che, nelle mani di un appassionato motociclista, non vincolato mentalmente alle sole prestazioni pure, è in grado di regalare grosse soddisfazioni sia nell’uso quotidiano per gli spostamenti di routine, sia per il turismo, pacifico o veloce, a medio e anche largo raggio.
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