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Honda VT 750DC Black Widow

il 02/01/2003 in Moto & Scooter

Una “Vedova Nera” non cattiva, che anzi sa essere piacevole e regalare grandi soddisfazioni. A patto di apprezzarla per quello che è, ed essere pronti a godersi la strada sognando l’America…

di Daniele Massari, foto DM e Max Miccoli

Bassa proprio come le “cugine” d’oltre oceano. Cattiva solo nell’apparenza, paciosa eppure indomabile, a patto di accettarla per quello che è, con le sue prestazioni tutto sommato non da urlo, ma erogate in modo da riempire il cuore a chi la sappia capire. E’ la Honda VT 750 DC Black Widow, cruiser “media” della gamma Honda, che si propone a chi voglia cimentarsi con il genere “cromato”, forte di una tradizione che, ormai, all’America ha ben poco da invidiare.
Che nella progettazione di questa cruiser di media cilindrata ci sia lo zampino dei progettisti della Honda USA, non è un segreto; né, tutto sommato, potrebbe esserlo, visto il fascino tipicamente yankee che emana dalla settemmezzo made in Japan.

La linea è riuscita: americana più del solito e comunque dal carattere spiccato, abbina il retrotreno smilzo con fanalone sporgente al serbatoio a goccia largo, che ospita la strumentazione, mentre il manubrio è ridotto all’osso, con dei riser d’alluminio essenziali ed aggressivi, sull’avantreno che si proietta in avanti con energia. Bello anche l’impianto di scarico 2 in 2, con i terminali a trombetta, interamente cromati, degna cornice per un propulsore, il Twin a V da 52°, che è vero protagonista dello stile di questa giapponesina.

Di cromature, su questa Black Widow, ce ne sono davvero tante. E se non vi bastano i luccichii (il radiatore?, i cavi?), il gusto di una custom vera è proprio quello di aggiungere, togliere, ridisegnare… Insomma, alla Honda hanno fatto un bel lavoro, abbinando una linea che lascia spazio sia a chi voglia divertirsi, sia a chi cerchi una cruiser “media” in grado di offrire già di serie un impatto estetico dinamico ed attuale, nell’uso di tutti i giorni.
Per quest’anno, la Black Widow sarà venduta nelle colorazioni Black e Candy Thaitian Blue, ad un prezzo di 8.441 Euro.

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Il propulsore della Black Widow è una pietra miliare della produzione Honda: realizzato sulla base del bicilindrico a V di 52° che equipaggia la Transalp da sempre, e la Shadow 600, si distingue per la cilindrata maggiorata e per l’adozione di un solo perno di manovella in luogo dei due “soliti”. La cubatura è cresciuta sino a quota 745cc, aumentando l’alesaggio e la corsa fino a 79x76mm; la distribuzione è monoalbero a camme in testa, con tre valvole per cilindro; l’alimentazione è affidata a due Kehin CV da 34mm, posizionati tra i due cilindri. La trasmissione primaria a ingranaggi e la finale a catena, sono abbinate ad un cambio a cinque rapporti con frizione multidisco in bagno d’olio.



Dal punto di vista ciclistico, notiamo il tradizionalissimo telaio a doppia culla con tubi tondi d’acciaio, con imponente trave superiore, sia abbinato a sospensioni tutt’altro che innovative: il lungo forcellone, dietro, è accompagnato nell’escursione da una coppia di ammortizzatori cromati (regolabili nel precarico molla), mentre all’avantreno compare una forcella teleidraulica con steli da 41mm, notevolmente inclinata.

I cerchi a raggi, da 19” l’anteriore e da 15” il posteriore, sono dotati di coperture generose e sempre all’altezza della situazione; l’impianto frenante è misto: all’avantreno c’è un disco da 296mm con pinza a due pistoncini, mentre sulla ruota motrice opera un tamburo da 180mm.

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Molto americana, la strumentazione sul serbatoio, inglobata in un’ampia placca cromata, è composta dal solo tachimetro analogico di forma circolare, con un piccolo display LCD per il contachilometri totale e parziale, e le spie indispensabili, cui si aggiunge quella relativa alla stampella laterale. Importante notare, a tal proposito, che quando la stampella è in uso la moto non parte, se la marcia è inserita.
Tutto sommato, l’allestimento di questa Black Widow è piuttosto spartano; eppure, ogni elemento è curato di fino. I blocchetti elettrici sono gli stessi che venivano montati sulla gloriosa Shadow 600, ma sono intuitivi (si sente solo la mancanza del tasto per il lampeggio) e facili da usare.

Buono il livello delle finiture, specie in rapporto al prezzo. Piacciono alcuni dettagli, quali le pedane ed i riser, ma anche la qualità delle cromature che rivestono parte dei carter del motore (che si alternano al nero delle restanti porzioni). Bella anche la sella, più ampia la porzione dedicata al pilota e decisamente striminzita quella per il passeggero, ma impreziosita da un rivestimento d’effetto.


In sella, ci si accorge di come la “Vedova nera” sia meno grande di quanto sembri: vista da vicino è lunga, ma la posizione in sella risulta più seduta e comoda di quanto ci si aspetterebbe. Si sta seduti con le braccia alla giusta distanza dal busto, con le gambe piegate in posizione poco affaticante, e con la piacevole sensazione di avere tutto (tranne lo scomodissimo rubinetto della benzina) a portata di mano. In più, la eccellente distribuzione dei pesi impedisce di avvertire la vera mole del mezzo, che si rivela maneggevole in ogni frangente.

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Su strada la Black Widow si comporta bene, a patto di non volerne forzare la natura: se si guida in modo allegro i consumi aumentano, ma è pur vero che il twin giapponese spinge il veicolo sino oltre i 160 km/h indicati dal tachimetro. A patto, s’intende, di avere un collo taurino e tanta buona volontà…
In linea di massima, la cruiser Honda è maneggevole se la si usa in città (pur senza dimenticarsi dell’interasse di 1640mm), ed in autostrada, o nei tragitti extraurbani, rivela i propri limiti proprio nell’autonomia e nella posizione di guida che, a causa della larghezza del serbatoio, provoca dopo un po’ qualche fastidio alle gambe del pilota. La protezione aerodinamica ovviamente non esiste, eppure, sino a 120 km/h si viaggia tranquillamente.

"Elettrico” nell’erogazione della potenza massima, il bicilindrico da 750 cc e 33 kW si rivela un fedele compagno di passeggiate, complice un cambio ben distanziato, poco rumoroso e preciso; certo, stare a tirare le marce all’inverosimile con un mezzo del genere è un’attività poco redditizia oltre che poco divertente, ma se si conduce la Black Widow con piglio sportivo si troverà nella ciclistica un’inaspettata alleata: il telaio e la taratura delle sospensioni consentono di raggiungere ottimi angoli di piega (non infrequente il contatto delle pedane col suolo), sempre con la sensazione di avere ancora “margine”, che viene offerta dal buon comportamento delle coperture di serie. Solo il freno posteriore, a tamburo, a voler fare i pignoli potrebbe fare di più: ma parliamo pur sempre di una cruiser di media cilindrata, ed a ben guardare il disco, dietro, non è indispensabile.

Il piccolo serbatoio garantisce, nei tratti extraurbani, un’autonomia difficilmente superiore ai 120 km; in compenso, una riserva abbondante non mette mai in crisi chi si trovi in cerca di un distributore di benzina. La spia della riserva non c’è, è vero, ma questi per una custom sono peccatucci, cui si rinuncia volentieri, quando c’è (come in questo caso) il più semplice rubinetto della benza.

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Motore: a 4 tempi, bicilindrico a V di 52°, raffreddamento a liquido, alesaggio e corsa 79x76 mm, cilindrata 745 cc, rapporto di compressione 9:1, distribuzione monoalbero a camme in testa, 3 valvole per cilindro, lubrificazione forzata a carter umido con pompa a ingranaggi. Alimentazione: 2 carburatori Keihin CV 34, capacità serbatoio 13,4 litri compresi 4,8 di riserva. Accensione: elettronica CDI, 2 candele per cilindro. Avviamento: elettrico.
Trasmissione: primaria a ingranaggi, frizione multidisco in bagno d’olio con comando meccanico, cambio a 5 marce, finale a catena.
Ciclistica: telaio a doppia culla chiusa in tubi tondi d’acciaio, inclinazione asse di sterzo n.d., avancorsa n.d.. Sospensione anteriore: forcella teleidraulica, steli da 41 mm, escursione 108 mm. Sospensione posteriore: forcellone in tubo d’acciaio a sezione rettangolare, ammortizzatori idraulici regolabili nel precarico molla su 5 posizioni, escursione ruota 80 mm. Ruote: anteriore tubeless con cerchio d’acciaio a raggi, pneumatico 110/80-19”, posteriore tubeless con cerchio d’acciaio a raggi, pneumatico 160/80-15”. Freni: anteriore a da 296 mm con pinze a 2 pistoncini, posteriore a tamburo da 180 mm.
Dimensioni e peso: interasse 1640 mm, lunghezza 2310 mm, larghezza 800 mm, altezza sella 675. Peso a secco 221 kg.
Prestazioni: potenza 48 CV (33 kw) a 5.500 giri., coppia 6,4 kgm (63 Nm) a 3.000 giri.
Omologazione Euro-1: si’

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