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Moto & Scooter

L’immaginazione al potere

il 13/11/2002 in Moto & Scooter

Per chi ama le cose belle, un confronto virtuale tra due dei più bei prototipi degli ultimi anni. La Honda è una Dream Bike, ma la Beast c’è chi giura che stia per essere liberata…

di Daniele Massari

Un anno e mezzo fa, all’atto della presentazione ufficiale, sul circuito di Laguna Seca, della Honda Xaxis, che all’epoca venne chiamata NAS (New American Sports), accanto all’espressione attonita dei tanti appassionati che l’hanno poi potuta ammirare all’edizione 2001 del Salone di Tokio e del Motor Show di Bologna, si delineò una polemica velata tra il colosso nipponico e la tedesca Sachs, che pochi mesi prima aveva stupito tutti presentando al pubblico la Beast, un interessante prototipo di naked minimalista dotata di propulsore bicilindrico da 1000cc.

La Honda non esitò a replicare alle accuse, dimostrando come il progetto della NAS fosse stato portato avanti sin dal 1999, ben prima, cioè, della presentazione al pubblico della Beast.
Alla scorsa edizione del Salone di Monaco la Beast era in un angolo, la Xaxis nemmeno lì. Riflettori spenti su due progetti che, soprattutto nel caso della tedesca, avevano lasciato molto ben sperare (si era parlato, e l’idea non è stata del tutto abbandonata, di una commercializzazione che avrebbe dovuto concretizzarsi entro il 2003) e che non hanno portato ancora a nulla di concreto.
E noi invece non ci stanchiamo di guardarle e di ammirarle, tanto da riproporvele, in un confronto ideale e compiaciuto, lontano, ormai, dalle luci della ribalta e dalle polemiche…

Non ci si stanca ancora di guardare il profilo gibboso della Beast, e di immaginarne il rombo zoppicante, ed il carattere che non potrebbe non essere indomito: perché un giocattolo così piccolo, con un peso contenuto entro i 150 kg ed un twin 1000cc da oltre 100 CV (ma era allo studio addirittura una versione turbocompressa in grado di erogare 160 CV!), non ha senso immaginarlo a passeggio sul pavé metropolitano, dove il codino inesistente si smarrisce nello smog ed i due splendidi faretti sovrapposti (affiancati da inedite alette orizzontali) rischiano di non mettere in mostra a dovere il proprio fascino.
Il caso della Xaxis è differente: perché in questo caso si sapeva da subito di trovarsi di fronte ad una Dream Bike, ed il cuore degli smanettoni di mezzo mondo ha palpitato più alla luce di certi dettagli da fantascienza, che all’idea di mettere il ginocchio a terra lungo i tornanti di un passo montano.

La Xaxis è virtuosismo puro, un concentrato di tecnologia come solo i colossi nipponici sanno realizzarne (vedi la Honda Zodia di qualche anno fa, ma anche le Yamaha Morpho I e II e la Suzuki B-King) ed è nata per esplorare dei limiti. Progettata dalla Honda R&D America (HRA), cioè dal dipartimento che studia soluzioni ed elabora futuristiche, voleva raggiungere il massimo impatto emozionale che il mezzo potesse provocare nel cuore del motociclista.



E, certo, trovarsela davanti non lascia indifferente nessuno: al Motor Show di Bologna, edizione 2001, la moto è stata letteralmente presa d’assalto dai visitatori, che si interrogavano attoniti su questa o quella soluzione, sulla forma del terminale di scarico (che diventa un puntale per ridurre gli ingombri) o sull’innovativa sospensione anteriore monobraccio.

Un Twin per entrambe: quello che muove la Xaxis è derivato strettamente dall’unità 996cc a V di 90° raffreddata a liquido, montata sulla VTR, mentre quello della Beast dovrebbe essere un progetto nuovo, ma anche esso otto valvole e raffreddato a liquido (la V è però di 60°), caratterizzato da grande compattezza e da prestazioni esaltanti, soprattutto ai bassi regimi.

Piuttosto tradizionale, la ciclistica della tedesca, che si avvale di elementi di gran pregio, come le sospensioni ultraregolabili o l’impianto frenante da riferimento, ma che ha il suo punto di forza nella essenzialità delle sovrastrutture, tra cui non compare nulla che non sia strettamente indispensabile.
Stupisce, invece, la Honda, che con il forcellone monobraccio anteriore (con elemento ammortizzante nel cannotto di sterzo), ancorato al telaio in alluminio (che sfrutta il propulsore come parte stressata) ed abbinato al monobraccio posteriore, ha decisamente voluto mostrare di cosa siano capaci i propri centri di progettazione.

In entrambi i progetti si è cercato uno svolgimento originale del “tema” del radiatore: la Beast ha due unità verticali che formano una sorta di puntale, mentre la Xaxis lo ospita proprio sotto il codone.
Le vedremo mai su strada? La Xaxis, probabilmente, no. Della Beast si sa ancora poco, se non che il cuore degli appassionati vorrebbe ammirarla all’opera, fuori dalla gabbia, in giro per un mondo che ha ancora bisogno della fantasia.

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