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Adesso è ufficiale: la fusione tra Honda e Nissan non si farà
Sono durate poco più di un mese le prove di matrimonio tra Honda e Nissan. Le ragioni economiche, per quanto stringenti, non lo sono state abbastanza da superare le divergenze sui rapporti di potere all'interno della futura coppia. Resta però in piedi una collaborazione su temi selezionati
Bombe e contro-bombe dal Giappone: nell'arco di poche settimane, Honda e Nissan hanno prima annunciato l'avvio delle trattative di fusione, poi la loro sospensione e oggi, dopo la riunione dei rispettivi Consigli di Amministrazione, che il progetto è ufficialmente abortito.
Che non ci si metta d'accordo fa parte delle cose (ricordiamo una ventina di anni fa la programmata e poi clamorosamente sfumata acquisizione di Fiat da parte di General Motors), ma conoscendo la proverbiale prudenza dei giapponesi, e anche il loro altrettanto proverbiale orgoglio, sono comunque sorprendenti le circostanze. Il tutto sembra essere naufragato sui rapporti interni di forza, che Nissan riteneva troppo sbilanciati verso Honda: ma i vertici non lo sapevano che la quotazione di Honda è attualmente 5 volte quella di Nissan? Dovrebbe essere stato il primo argomento prima di iniziare (e annunciare) le grandi manovre, invece pare che la cosa sia emersa solo in un secondo momento.
Forse Nissan voleva che fossero pesati maggiormente altri asset come le fabbriche, la rete di vendita e via dicendo; ma Nissan in questo momento è debole, in crisi di risultati e alle prese con un non semplice processo di ristrutturazione, necessario per tornare a fare utili e soprattutto poter affrontare le gigantesche sfide dei prossimi anni. Questo piano era la precondizione per sedersi al tavolo delle trattative, ma sta richiedendo più tempo del previsto. Honda aveva fissato la fine di gennaio come scadenza per presentare il piano, Nissan è in ritardo e in generale, comunque, le due aziende non hanno trovato una base di discussione.
Le condizioni imposte da Honda, l'azienda in questo momento più in salute tra le due, e con ogni intenzione di guidare la nuova compagine industriale come vi avevamo già raccontato nel nostro approfondimento, si sono rivelate troppo forti per essere accettate dalla controparte. Nel frattempo Mitsubishi si era già sfilata dalla trattativa in cui inizialmente sembrava dover essere coinvolta come terzo, e largamente minoritario, attore.

