Attualità
E adesso sono dazi amari (oppure no?)
Per le moto la situazione non si preannuncia così pesante quanto per le auto e altri beni di largo consumo. C’entra la politica già adottata dalle Case costruttrici
Il 2 aprile 2025 il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato l'imposizione di nuovi dazi sulle importazioni, tra cui una tariffa del 20% sui prodotti provenienti dall'Unione Europea e del 34% su quelli cinesi. Queste misure, volte a ridurre il deficit commerciale e proteggere l'industria nazionale, hanno suscitato preoccupazione a livello globale. Ma di cosa si tratta? E quale impatto potranno avere sul comparto moto?
COSA SONO I DAZI?
I dazi doganali sono imposte sulle merci importate o esportate da un Paese. Storicamente, sono un provvedimento di tipo politico-economico utilizzato per “proteggere” l’economia di uno Stato, o meglio di certi suoi settori, dalla concorrenza dei prodotti esteri. I meno giovani ricorderanno l’IVA maggiorata (tra il 30% del 1974 e il 38% del 1982) sulle moto oltre 350 cc, considerate “beni di lusso” e che colpiva fino al 1993 i prodotti innanzitutto giapponesi, consentendo alla nostra industria in crisi di ripartire dalle piccole cilindrate. Altrettanto avveniva con le auto, in questo caso per i motori oltre i 2.000 cc.
Aumentare il costo dei prodotti esteri, infatti, rende più competitivi quelli nazionali. Questa è la ragione economica più importante di questo tipo di misure, mentre dal punto di vista politico imporre dei dazi diventa una forma di guerra commerciale che mira a penalizzare o favorire determinati Paesi.
GUERRA DEI DAZI: A CHI GIOVA E A CHI NUOCE
È evidente che una politica di questo tipo, quando ad adottarla è un Paese fondamentale per gli equilibri dell’economia mondiale come gli Stati Uniti, non può che generare reazioni di eguale portata. In queste settimane, gli USA hanno annunciato o introdotto dazi sulle merci provenienti da Canada, Messico e Cina, arrivando a minacciare la UE. Il risultato è come dicevamo una guerra: la “guerra dei dazi”, in cui i Paesi colpiti dalle sanzioni reagiscono con misure potenzialmente di eguale portata.
La maggior parte degli economisti raccomanda infatti un mercato più libero possibile, garanzia nelle teorie liberiste del massimo sviluppo; mentre a rovescio, le barriere costituite dai dazi rischiano nel breve periodo di colpire i consumatori con prezzi più alti, e nel lungo periodo di frenare la crescita e ridurre lo sviluppo dei Paesi “protetti”, meno esposti agli stimoli competitivi.
Veniamo al nostro settore delle due ruote: la guerra dei dazi potrebbe arrivare a toccare anche il nostro comparto? La risposta immediata è, per fortuna, negativa. Il mondo delle moto è abbastanza globalizzato da essersi già trovato a dover affrontare i dazi doganali, e lo ha fatto andando a produrre i manufatti nei Paesi che li impongono. Una strategia che, da decenni, viene già adottata dalle Case motociclistiche.
PRODUZIONI LOCALI E I CKD
Non è un caso che i due Paesi che applicano i dazi doganali più alti, vale a dire Cina e soprattutto India (qui il balzello è al 60% per i manufatti finiti) già ospitino stabilimenti produttivi dei colossi mondiali delle due ruote: sia come investimenti diretti, sia come joint venture con produttori locali. In altri casi per aggirare i dazi ci si appoggia a produttori locali che consentono di evitare il sovrapprezzo.
È quel che avviene in Sudamerica dove, da anni, i dazi hanno imposto ai produttori di assemblare in fabbriche create ad hoc sul posto componenti provenienti dall’estero (i cosiddetti CKD o “Completely Knocked Down”, in riferimento alle moto spedite completamente smontate e assemblate localmente). Insomma, per Honda, Piaggio, Ducati e compagnia bella, l’unico modo di commerciare in Brasile o Argentina in modo economicamente vantaggioso è quello di “mettere insieme i pezzi” sul posto.
Cosa succederà ai nostri listini? In caso di risposta della UE, i prodotti provenienti dagli USA (Harley-Davidson e Zero) potrebbero subire dei rincari, mentre tutti gli altri potrebbero scontare gli effetti indiretti di rincari della componentistica o delle materie prime. Se la guerra resterà tra gli USA da una parte e tutti gli altri dall’altra, gli effetti potrebbero essere limitati. Se invece si andrà a un (improbabile) “tutti contro tutti”... le moto saranno l’ultimo dei nostri problemi.
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