Attualità
Olimpiadi in continenti: abbiamo scelto una moto per ogni terra emersa
Uno sguardo sul mondo attraverso una lista, ristrettissima, di moto. Un per ogni continente, dividendo l’America in due, due mondi, due realtà, due modelli. E voi, le conoscete tutte? Siete d’accordo sulle nostre scelte?
Europa: Ducati 916 (Italia)
È stato difficile scegliere. L’Europa, culla di un certo tipo di motociclismo e patria di alcune fra le più importanti e iconiche Case ha prodotto, nel corso di quest’ultimo abbondante secolo, modelli che sono diventati pietre miliari per le due ruote. E allora un po' di campanilismo, via. Abbiamo scelto la Ducati 916, italiana, disegnata da un italiano (Massimo Tamburini, c’è bisogno specificarlo?) e punta di partenza per tutte le race-replica arrivate dopo. Bicilindrica, nasce con il Desmoquattro che deriva da quello della 851 e che diverrà Testastretta con la 998. Il motore cambia la 916 no. Nel mondo delle supersportive c’è un prima e un dopo. A far da spartiacque, lei. Anno zero: 1994.Nord America: Harley-Davidson Sportster
Anche in questo caso, la scelta è stata dura. Non tanto per il Costruttore (o H-D o Indian, c’è poco da fare), quanto per la storia della Casa di Milwaukee e per la quantità di moto che ne hanno segnato l’ultracentenario cammino. Abbiamo scelto la Sportster, uno dei modelli più semplici, longevi e amati. È nata nel 1957, è cambiata poco, è arrivata in Europa in un numero di esemplari sempre maggiori, contaminando di mitologia americana anche il mondo delle due ruote. Su di lei c’è tutto, film, canzoni (anche italiane), poesie (anche sotto forma di pubblicità, per chi ricorda il compianto Carlo Talamo e le sue pubblicità). Una storia infinita, senza rivoluzioni. Una storia pulita, bellissima proprio perché immutabile ed eterna.Asia: Honda CB750 (Giappone)
Qui la scelta è stata ancora più difficile che non per l’Europa. Dimenticando (solo per un attimo e solo fiora..) i produttori cinesi, beh, il mondo della moto è nato una seconda volta là, in Giappone, sotto il segno delle quattro sorelle. Abbiamo scelto Honda perché la visione di Soichiro, 60 anni fa, ha reso vecchio e stantio tutto il resto. Con la CB750 affidabilità, prestazioni, tecnologia e anche i propulsori a 4 cilindri sono diventati popolari. Popolari nel senso che anche il “popolo” poteva permetterseli. Ed è cambiato tutto. E sono cambiati anche i motociclisti: con le rivalità è nata la passione. Joe-Bar docet.Sud America: Zanella Sapucai (Argentina)
Qui la scelta è stata più facile. I sudamericani sono sempre stati un popolo di motociclisti, ma assai raramente di costruttori. Di moto almeno. La Zanella era una fabbrica metallurgica che negli anni cinquanta ha voluto reinventarsi e che nel 1957 ha creato la sua prima moto, disegnata in Italia. Il modello più importante per il costruttore argentino si chiama Sapucai: nata nel 1975, era una semplice 125 con motore monocilindrico a due tempi costruito su licenza Minarelli. Rimase in produzione tre anni, ma motorizzò buona parte dell’Argentina. Per il mercato interno fu così importante che venne reintrodotta nel 2007, nemmeno troppo cambiata.Africa: Kibo K-150 (Kenya)
Pensavate che ci saremmo arresi? No, anche in Africa esistono produttori di moto, anche se la proprietà (pare) essere olandese. Vittoria facile, dunque. La Kibo K-150, eccola, è una moto essenziale, spinta da un monocilindrico e dotata di una ciclistica sovradimensionata, progettata per caricare, caricare, caricare… Se vi punge vaghezza di visitare il sito ufficiale troverete i contatti sales per i due mercati principali: Ghana e Kenya. È lei, per ora, la nostra regina d’Africa perché incarna perfettamente l'incredibile spirito di questo Continente sempre sorprendente e incredibilmente resiliente.Oceania: Waratah 125
Qui è stato ancora più difficile e, nonostante esistano ancora piccoli Costruttori poco più che locali (come Hunter), abbiamo deciso di andare un po' indietro nel tempo, scovando quella che è la Casa più longeva d’australia: La Waratah, nata nel 1911 e chiusa nel 1952.Il modello più importante? La 125 del 1948, una vera e propria motoleggera non dissimile da tutti quei modelli e prodotti da quelle Case che hanno motorizzato il Belpaese (l’Italia, non il formaggio). Linea semplice, monocilindrico due tempi da 125 cc, tanta lamiera e poco spazio alle cianfrusaglie. Insomma, non l’ideale per muoversi dove le distanze sono infinite. Infatti…