Attualità
Yamaha, il TMax e quella fama da tamarro difficile da mandare via
Il maxi più venduto di sempre è diventato icona dei cattivi e della "mala" (e non solo in Italia). Colombi (Yamaha): "Una deriva comunicativa, ma anche questo è servito a renderlo ancora più popolare"
In rete circola da qualche tempo un meme che definire geniale è poco. Il testo è il seguente: "Guidi con le infradito e i pantaloncini a pinocchietto? Il tuo casco è un Momo e ci infili dentro lo smartphone cinese? Hai il polpaccio grasso e tatuato? La terza media è stata un traguardo irraggiungibile? Ti piace uscire e fare schifo? Abbiamo il mezzo per te!!!". Sotto, campeggia l'inserzione di uno Yamaha TMax. Cambiando registro, anche nella bellissima serie Netflix Suburra uno dei boss malavitosi di Roma (chiamato Samurai) gira per le strade della capitale indossando un casco Tucano Urbano e in sella a uno Yamaha TMax.
L'ETICHETTA DA "BAD BOY"
Al di là della goliardia e della capacità virali dei meme, resta un punto su cui in molti probabilmente si sono interrogati, anche in casa Yamaha. Ossia l'associazione tra il maxiscooter più celebre degli ultimi 30 anni e un certo tipo di mondo, fatto di periferie, tamarraggine e malavita.
Insomma, nonostante gli indubbi meriti conquistati sul campo, nei suoi lunghi anni di vita il povero TMax ha prima conquistato una cattiva fama, e adesso non riesce più a togliersela di dosso. E' un maxiscooter potentissimo, sportivo e prestazionale, comodo per circolare in due, veloce e agile nel traffico. L'ideale per accompagnare le migliori scorribande ai confini della legalità, insomma: ed è così che il TMax nell'immaginario collettivo è diventato suo malgrado l'erede delle famose "moto da rapina" degli Anni 70. O il mezzo "di elezione" dei quartieri delle peggiori periferie italiane.
COLOMBI (YAMAHA): "LA CATTIVA FAMA? CROCE E DELIZIA"
Si tratta di una leva di marketing involontaria, ma che alla fine dei conti contribuisce a rendere ancora più popolare il mezzo e a farlo vendere. "Il TMax per noi è croce e delizia da questo punto di vista", commenta divertito Andrea Colombi, country manager di Yamaha in Italia, che ci racconta come lo stesso problema esista in altri paesi: "Nel sud della Francia, in particolare nella zona di Marsiglia, dove si vendono moltissimi TMax, la promozione del veicolo è passata involontariamente attraverso le figure di alcuni rapper e trapper locali, fortemente legati a un tipo di iconografia criminale. Anche grazie a loro il TMax ha avuto un boost nelle vendite".
"Capisco che per i nostri uomini del marketing questa cosa non sia il massimo, chiaramente si tratta di una deriva certo non voluta dalla Casa. Ma non possiamo lamentarci del suo andamento - dice Colombi - in Italia ne circolano più di 140mila, ormai. Insomma, è un successo che non accenna a calare. Ed è diventato un marchio fortissimo negli anni, capace di affascinare mondi differenti e, perché no, lontani da quelli per cui era pensato in origine".
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