Attualità
Che fine faranno i 150 cc?
Con il (sempre più probabile) via libera ai 125 in autostrada, viene meno la ragion d’essere dell’esistenza di questa motorizzazione. Ecco cosa ne pensano i produttori
Gli scooter 150 cc sono da sempre un’anomalia tutta italiana. Come ben sappiamo, il nostro è l’unico Paese d’Europa nel quale i 125 cc (ovvero i mezzi più usati per il commuting urbano ed extraurbano) non possono accedere a tangenziali e autostrade. Ma come scrivevamo qui, le cose stanno per cambiare: a meno di ribaltoni clamorosi, il nuovo codice della strada (in approvazione entro l’estate) conterrà anche la modifica che consentirà a tutti gli utenti maggiorenni alla guida di veicoli di cubatura superiore a 120 cc (o 6 kW, se elettrici) di percorrere questa tipologia di strade.
Fatto salvo che tutto vada per il verso giusto, per i produttori di scooter si pone un problema non propriamente banale. Ovvero il fatto che i 150 cc – di fatto, prodotti solo per il mercato italiano, in quanto permettevano agli scooteristi in possesso di patente A2 o B di circolare sia in città, sia in autostrada per brevi tragitti – perdono la loro ragione d’essere. Infatti la minima differenza di cubatura e potenza permetteva a quelli che sono (nei fatti) dei 125 cc di aggirare i limiti di legge per l’accesso ad autostrade e tangenziali. Ma se e quando decadrà questa limitazione, ha ancora quindi senso tenere in vita, per le multinazionali del settore, linee produttive per realizzare una quota minima della propria gamma? Lo abbiamo chiesto a chi li produce e li distribuisce.
ARMUZZI (HONDA): "NON DIAMOLI PER MORTI TROPPO IN FRETTA"
“Sarebbe facile immaginare un rapido calo dell’interesse dei clienti per il 150 cc, ma ci sono molti aspetti da considerare – dice William Armuzzi, general manager di Honda Italia - il 150 ha infatti quasi 4 cavalli di potenza in più, i clienti sarebbero disposti a rinunciarvi? E inoltre, cosa succederà alle tariffe assicurative del 125 quando potranno entrare in autostrada? IL timore è che aumenteranno. Sono questioni complesse su cui non c’è ancora una risposta definitiva”.
Il manager Honda, che oggi basa le proprie vendite sul bestseller della categoria, ossia l’SH 150, non crede però che il 150 morirà: “Dalle informazioni a oggi disponibili diciamo che sul breve periodo non prevediamo cambiamenti repentini. Sul medio/lungo periodo invece ci aspettiamo una contrazione del 150, soprattutto per via della necessità di prendere una patente specifica per poterlo guidare. Dal punto di vista dei costi i risparmi sono molto marginali. Ci sarebbe un risparmio se si chiudesse la linea di produzione del 150, cosa che comunque non ci aspettiamo. Ma la sola contrazione della domanda non influirà sulla riduzione dei costi”.
GIANOTTI (PADANA SVILUPPO): "L'INDUSTRIA LI FARA' SCOMPARIRE LENTAMENTE"
Di avviso leggermente diverso Stefano Gianotti di Padana Sviluppo (che col brand Kymco occupa una fetta rilevante del mercato scooter in Italia): “Credo che alla fine sarà l’industria, più che la mancanza di domanda, a decretare la fine del 150. Ciò avverrà nel medio periodo, non subito. Il motivo è presto detto: i costi di omologazione crescenti, con l’arrivo dell’Euro5+, renderanno antieconomico immettere sul mercato i 150 cc. La produzione si concentrerà sui 125 cc che, potendo circolare su autostrade e tangenziali, vedranno un vero e proprio boom. E poi su cilindrate superiori: posso immaginare una nuova vita per gli scooter da 200 o 250 cc, le cui prestazioni sono superiori sia ai 125 sia ai 150, che di fatto sono identiche già oggi”.
TOSI (PIAGGIO): "VERSO UNA CRESCITA DELLE CUBATURE"
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Riccardo Tosi, Head of 2W Product Development del Gruppo Piaggio: “È probabile che i modelli 150 cc diminuiranno un po’ i loro volumi ma rimarranno in gamma, perché offrono prestazioni leggermente superiori con un prezzo assolutamente simile a quello dell’omologo modello 125. Quindi il 150 cc rimarrà disponibile e anzi, non è esclusa una sua futura evoluzione verso cilindrate leggermente superiori, visto che ci stiamo muovendo verso un trend di richiesta di incrementi prestazionali sui veicoli destinati ai mercati globali”.
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