Attualità
Che fine faranno i 150 cc?
Con il (sempre più probabile) via libera ai 125 in autostrada, viene meno la ragion d’essere dell’esistenza di questa motorizzazione. Ecco cosa ne pensano i produttori
Gli scooter 150 cc sono da sempre un’anomalia tutta italiana. Come ben sappiamo, il nostro è l’unico Paese d’Europa nel quale i 125 cc (ovvero i mezzi più usati per il commuting urbano ed extraurbano) non possono accedere a tangenziali e autostrade. Ma come scrivevamo qui, le cose stanno per cambiare: a meno di ribaltoni clamorosi, il nuovo codice della strada (in approvazione entro l’estate) conterrà anche la modifica che consentirà a tutti gli utenti maggiorenni alla guida di veicoli di cubatura superiore a 120 cc (o 6 kW, se elettrici) di percorrere questa tipologia di strade.
Fatto salvo che tutto vada per il verso giusto, per i produttori di scooter si pone un problema non propriamente banale. Ovvero il fatto che i 150 cc – di fatto, prodotti solo per il mercato italiano, in quanto permettevano agli scooteristi in possesso di patente A2 o B di circolare sia in città, sia in autostrada per brevi tragitti – perdono la loro ragione d’essere. Infatti la minima differenza di cubatura e potenza permetteva a quelli che sono (nei fatti) dei 125 cc di aggirare i limiti di legge per l’accesso ad autostrade e tangenziali. Ma se e quando decadrà questa limitazione, ha ancora quindi senso tenere in vita, per le multinazionali del settore, linee produttive per realizzare una quota minima della propria gamma? Lo abbiamo chiesto a chi li produce e li distribuisce.