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QJ Motor: “Il 2024 per noi è l’anno zero. Obiettivo 10mila moto vendute”
Il direttore vendite Gian Paolo Cerizza alle prese col rilancio del marchio dopo un inizio difficile: "Non solo crossover, con 21 modelli copriamo tutte le esigenze di mobilità. E alcuni di essi sono delle vere scommesse. Ecco la nostra strategia"
Nel club ristretto che è oggi il mondo delle moto in Italia, il nome di Gian Paolo Cerizza è ben noto da anni. Con alle spalle una esperienza ventennale tra Yamaha, Kawasaki, MV Agusta e Moto Morini, Cerizza è uno che ne ha viste tante. Adesso a lui tocca una missione non banale, cioè rilanciare QJ Motor in Italia.
Quello di QJ Motor è un paradosso: ha alle spalle una delle più grosse conglomerate automotive del mondo come Geely. Ma il suo sbarco sul mercato italiano – dove la Casa madre già controlla i marchi Benelli e Keeway – è stato (per essere generosi) piuttosto tribolato e avaro di risultati.
Riavvolgiamo il nastro: QJ Motor annuncia il suo arrivo in Italia nel marzo-aprile 2023. Viene scelta Volta Tech (società italiana guidata da due investitori cinesi) a importare e distribuire i mezzi. Viene formata la squadra e scelto un management. Ma le moto arrivano a singhiozzo, a stagione quasi finita. Risultato? Il 2023 si conclude con la miseria di 400 immatricolazioni. Tabula rasa, si riparte quasi da zero.
Cerizza, cosa è successo? E dire che l’attesa per i modelli QJ era molto elevata.
“Chiaramente sono stati fatti degli errori dettati da ingenuità, uniti a una componente di sfortuna. Il mercato moto ha i suoi tempi, le sue liturgie. Mi verrebbe quasi da dire che è una cerimonia laica scandita da tempi. E’ difficile arrivare con un brand nuovo e pensare di fare numeri folli, quando le prime moto arrivano sul mercato a settembre”.
E adesso?
“Adesso stiamo cercando di ripartire come si deve, facendo sì che i concessionari abbiano uno stock adeguato e disponibile di veicoli. E soprattutto facendo conoscere il marchio, che ha anni di esperienza a fianco di partner di assoluto rilievo. Nella storia di QJ esistono collaborazioni con Harley-Davidson e MV Agusta, tanto per fare due nomi”.
La sensazione è che QJ Motor sia arrivata in Italia pensando di bissare facilmente il successo ottenuto con Benelli.
“Quello che i proprietari cinesi non capiscono – e io sto trasmettendo loro - è che non basta avere un buon prodotto ed esporlo per avere successo. Se la gente non ti conosce, devi farti vedere in giro, coltivare relazioni, e soprattutto lavorare sulla rete vendita. QJ è un brand cinese particolare, che io definisco posh, elegante e di stile, oltre che di qualità. Non è il classico marchio che fa motorette da due soldi e punta solo ai grandi numeri”.
"IN ITALIA NON BASTA AVERE UN BUON PRODOTTO, DEVI FARLO CONOSCERE BENE ALLA GENTE. ED ESSERE BEN PRESENTE NEI CONCESSIONARI"
OBIETTIVI IMPORTANTI
Lo scorso anno, di fatto, QJ aveva puntato sulla SRT 800. “Nel 2024 invece abbiamo una strategia più complessa: non vogliamo essere leader di un segmento specifico ma avere un’offerta a tutto tondo, che parte dagli scooter 125 e arriva alle superbike, passando per adventure, naked e custom. Vogliamo fare buoni numeri con tutta la gamma, che è composta da 21 modelli”. Quali obiettivi vi ponete? “Puntiamo a fare – e questo lo dico sulla base delle potenzialità reali dei vari segmenti – 10mila pezzi in un anno”. Quali sono i modelli a suo avviso più significativi? “Abbiamo un’offerta crossover notevolissima con due novità, ossia le due 800 a potenza piena, che affiancano le due 800 (la base e la X già viste lo scorso anno) per venire incontro a due tipologie di clienti differenti. Poi credo che la SRV 600 V, la custom media con motore a 4 cilindri, possa dire la sua nel segmento. E abbiamo un potenziale best seller come la STR 552 SX, che ha già il motore che vedremo sulla nuova TRK a fine anno. Ma ripeto, abbiamo le carte in regola per fare bene con tutta la gamma”."NON VOGLIAMO ESSERE LEADER DI UN SEGMENTO, MA FARE BENE IN TUTTI I SETTORI DEL MERCATO. ABBIAMO UNA GAMMA MOLTO ARTICOLATA CHE FARà BENE"
Perché, con l’ampia offerta di moto e scooter che c’è oggi, uno dovrebbe comprarsi una QJ?
“I motivi sono tanti. In primo luogo perché sono fatte bene. Poi perché hanno dotazioni decisamente superiori alla media, e su questo puntiamo molto. Abbiamo un listino aggressivo ma non regalato, e comunque offriamo veicoli che sono full optional, a differenza della concorrenza. Rifuggiamo la politica dello sconto e delle promozioni, che è un fallimento per il costruttore e una perdita per il concessionario”.
A proposito di concessionari, cosa possiamo dire?
“La nostra rete è composta da 60 dealer, con l’obiettivo di arrivare a 100. Il concessionario per noi è il primo veicolo di promozione. E per noi è importante che si senta trattato bene, valorizzato, remunerato adeguatamente. Vede, fare il concessionario oggi è un mestiere difficile, i margini sono bassi. Noi pensiamo che, se un decide di investire su un brand come il nostro, deve essere supportato nelle logiche commerciali, in un piano di pagamenti che non lo strangoli, in margini e premi adeguati allo sforzo. Se uno crede in noi, noi crediamo in lui. E di conseguenza il dealer avrà tutti i motivi per promuovere adeguatamente moto e scooter di QJ”.
Altri aspetti su cui state lavorando?
“Post vendita e ricambi, che sono una parte cruciale della reputazione di una Casa. Se io vendo le moto ma non do la necessaria assistenza, la gente parlerà male di me. Se non gestisco direttamente il magazzino ricambi, affidandolo a un soggetto esterno, elimino una fonte di guadagno. E poi la puntualità delle consegne: da qui a metà febbraio i modelli saranno sdoganati nei porti italiani e consegnati ai dealer”.