DUCATI E OFF-ROAD: UNA SCELTA CORAGGIOSA (MA SENSATA)
Le strade per fare crescere una azienda non sono molte. Incrementare il fatturato significa ampliare la clientela, ampliare la clientela significa allargare la gamma. Con un unico fine: crescere accaparrandosi nuove fette di mercato, presenziando dove non si è. Solitamente, giunti a questo punto, che per brevità chiameremo “SCELTA”, l’imprenditore può percorrere due sentieri: allargare la produzione o acquisire aziende.
Tutto ciò non è un segreto e accade in tutti i mercati e per tutti i prodotti. E tornando alle moto, di esempi di acquisizioni ne abbiamo a bizzeffe. KTM, per dirne una, ha seguito proprio questa strada: comprare. L’ultima ad entrare nel carrello della Casa di Mattighofen è stata, guarda caso, MV Agusta.
Ducati, in un certo senso, ha deciso per la via più impervia: puntare sulle proprie forze, sviluppando un prodotto tutto nuovo e lontano dalla propria “religione”. SCELTA ardua. Per chi ha buonissima memoria: a Bologna esistevano già moto denominate “Six Days”, ma parliamo di cinquant’anni fa. Molto tempo anche per gli uomini del marketing, che troveranno però la narrazione giusta per linkare la storia al futuro.
Ma a Bologna vogliono fare le cose in grande e una acquisizione l’hanno fatta:
Tony Cairoli. Mossa diabolica, in un certo senso, ma con un valore comunicativo enorme. E non solo. Se per alcuni questa SCELTA ha quasi il sapore del dispetto, per altri è un modo furbissimo per accorciare i tempi di sviluppo prodotto (con la speranza di essere subito competitivi). Il mondo del tassello si muove con dinamiche diverse da quello dei pneumatici slick e la distanza fra “produzione” e “corsa” non è abissale come quando si parla di mezzi manubri.
Toni le moto austriache le ha portate sul tetto del mondo 9 volte, ne ha seguito lo sviluppo nel Reparto Corse e sui campi di gara e, in un certo senso, ha vissuto l’industrializzazione delle sue scelte. Insomma, è l’uomo giusto al momento opportuno: conosce cosa serve e cosa no. E sappiamo che Ducati ha sempre scommesso forte sul racing, sia per lo sviluppo che per l’immagine.
La, anzi le, nuove Ducati saranno subito appetitose per il mercato? Credo di sì. Ma non credo lo saranno per i vecchi ducatisti. La Casa è riuscita, negli anni, ha scrollarsi di dosso tutte le etichette che le erano state appiccicate. Le “rosse” erano bicilindrico, traliccio e desmo. Ora sono per lo più altro (e non sono nemmeno più così rosse)… Eppure i dati di vendita dicono che a Borgo Panigale hanno saputo cambiare rotta ma mantenere la posizione, anzi crescere nel fatturato e negli utili.
Solo i numeri di moto vendute sono più o meno gli stessi da un po’ di tempo: 50.000 se va male, 55.000 se va bene. Grandi differenze in termini percentuali, poche in termini numerici pensando al mercato globale.
Una moto tassellata, che può essere democratica per prezzo, stile e target di mercato, può far spiccare il… salto. Ecco perché a Bologna hanno scelto di guardare altrove. E l’unico altrove possibile era (per l’oro) l’ignoto.
(federico garbin)