Attualità
Interfono moto: il problema del volume e la distrazione
I dispositivi di comunicazione hanno ancora necessità di essere normati da molti punti di vista, come quello delle emissioni sonore. Il rischio? Che diventino un pericolo per chi li usa
Con l'approdo del team radio anche in MotoGP dalla prossima stagione, le comunicazioni via radio sono del tutto sdoganate anche nel mondo della moto. Se le usano i pro, a maggior ragione possiamo usarle pure noi. E viene una certa nostalgia a ripensare ai primissimi e pionieristici interfono in voga negli Anni 80, quelli complicatissimi a filo.
Ma, al netto di quello che avviene in pista, le comunicazioni all'interno del casco sono a tutt'oggi un argomento non ancora sufficientemente affrontato dal punto di vista della sicurezza. Siamo sicuri che non distraggano il motociclista dalla sua attività principale, che è quella di guidare per strada? Noi non lo siamo. E a ben vedere nessuno lo è.
MUSICA E AUDIO DISTRAGGONO DALLA STRADA
Partiamo da un presupposto: ogni attività che distolga l'attenzione e la concentrazione dalla guida è di per sé da evitare. Lo è anche canticchiare una canzoncina nella propria testa mentre si è in sella, ad esempio. E lo è anche guardare troppo spesso il display di bordo della propria moto.
Chiaramente, sia ascoltare musica sia intrattenere una conversazione all'interno del proprio casco non sono attività di per sé pericolose, ma costituiscono oggettivamente una fonte di distrazione, di alienazione da ciò che avviene nell'ambiente circostante, ossia dalle attività che avvengono sulla strada. Non serve attingere agli studi di psicologia clinica pubblicati nel corso degli anni sul tema della distrazione da fonti sonore, per capire che qualunque volume che tende a isolare il soggetto, sottraggono risorse cognitive allo svolgimento dell'attività principale.
D'altro canto dobbiamo ricordare che il compito del casco non è quello di isolare eccessivamente l'udito del motociclista, né facendo ricorso a pannelli silenzianti (per assurdo, se avessimo un casco ipersilenzioso, dotato di strutture isolanti, verrebbe compromesso il senso equilibrio del motociclista, che risiede proprio nell'orecchio), né emettendo una fonte sonora diretta nell'orecchio attraverso le cuffie di un impianto interfono.
I TEMI ANCORA DA REGOLARE
Fatto sta che oggi, nella mole di norme europee, non esiste niente che disciplini quale debba essere il volume massimo di questi apparecchi. La cui collocazione, come ben sappiamo, è a diretto contatto del padiglione auricolare, nei caschi equipaggiati con impianti interfono. Attualmente, nelle varie normative armonizzate, esiste solo una prescrizione generale, secondo cui il casco non deve precludere le facoltà uditive e la percezione di quello che avviene in strada.
Il tema - niente affatto banale - prima o poi sarà argomento di discussione dei Cost (ossia i gruppi di ricerca indipendenti finanziati dalla Comunità europea), i cui esiti saranno fondamentali per gli Working Group comunitari che scriveranno le prossime normative. Le quali potrebbero prevedere anche un volume massimo possibile per questo tipo di sistemi di comunicazione.
Considerando anche la tendenza inevitabile che tende a iperconnettere la realtà che ci circonda (interfono, caschi con visiere smart, una continua spinta verso l'interconnessione con lo smartphone), è importante evitare che il motociclista, quando è in marcia, sia vittima della cosiddetta "ridondanza" informativa. Il casco non può e non deve diventare il prolungamento di uno smartphone.
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