Attualità
...e alla fine della globalizzazione avremo le moto tutte uguali
Una volta le Harley erano le Harley, le Yamaha erano le Yamaha e le Guzzi erano le Guzzi: impossibile confonderle. Ma questo era possibile perché il mondo era "locale" e preservava le differenze. Che moto ci aspettano in un mondo globale?
C’era una volta il mondo in cui le moto italiane erano italiane, quelle americane erano americane e quelle giapponesi erano giapponesi. La proprietà, l’ingegneria, i materiali, il design erano tutti espressione della cultura, della tecnologia e dell’industria locale, e questo rendeva i modelli di un Paese radicalmente diversi da quelli di un altro.
Le moto americane erano imponenti, sfacciate e piene del famoso “Detroit steel”, l’acciaio abbondante e a buon mercato sviluppato per l’industria automobilistica a stelle e strisce. Le giapponesi erano aggressive nelle linee, piene di alluminio, costruite con incredibile meticolosità attorno a motori sempre all’avanguardia. Le italiane, realizzate da un numero sterminato di piccoli costruttori, erano di piccola cilindrata, ben guidabili, ricche di inventiva e di soluzioni estrose quanto, spesso, di difetti e problemi.