Attualità
Patente A, senza scuola guida l’attesa è biblica
Da privatisti cinque mesi di attesa per la teoria (e quindi accedere al foglio rosa): ecco perché l’autoscuola è sempre di più una strada obbligata
Le segnalazioni che riceviamo sono sempre moltissime, e non riguardano solo le province del Sud: un privatista che vuole conseguire una patente di tipo A (specialmente la AM e la A1, che richiedono sempre l’esame teorico) deve avere molta, molta pazienza. E anche una discreta dose di fortuna, se desidera salire su un ciclomotore o sulla sua prima moto.
L’ultima in ordine di tempo, che ci ha colpito molto, arriva da un motociclista 50enne, il cui figlio (rarità assoluta e quindi specie da tutelare) è intenzionato a prendere la patente AM. “Per non spendere un salasso, decido di attivarmi in prima persona e chiamo la motorizzazione”, racconta a Dueruote.
PERCORSO A OSTACOLI
E qui inizia il suo percorso a ostacoli: “Impossibile o quasi prendere la linea: negli orari indicati è sempre occupato, o in alternativa non risponde nessuno”. Può accadere, chiaro. E una volta stabilito il primo contatto, la strada si fa impervia: “A mio figlio viene consigliato di studiare e iniziare a esercitarsi sulla apposita app per simulare i quiz, e poi ci viene fissato un appuntamento. Solo per iscriversi all’esame e valutare la documentazione, ci viene fissato un appuntamento il 29 maggio”. Ossia, tre mesi solo per studiare delle carte. “A quel punto – il nostro lettore continua nel racconto della sua odissea – mi viene detto che passeranno altri due mesi prima che il ragazzo possa sostenere l’esame teorico”. In sostanza, se tutto fila liscio alla prova teorica, chi oggi vuole conseguire la sua prima patente moto deve aspettare almeno 5 mesi prima di trovarsi in mano il tanto agognato foglio rosa. E tutto questo non accade in una provincia disagiata d’Italia, ma nella civilissima ed efficientissima Piacenza.
POCHE ALTERNATIVE
L’alternativa, per il nostro lettore, è una sola: passare da un’autoscuola. Certo, le spese saranno decisamente superiori. Ma le scuole guida hanno contatti diretti con gli uffici della motorizzazione (i quali, per inciso, non sono popolati da dipendenti fancazzisti; semplicemente, non sono popolati, dato che il turnover di personale qui si è fermato almeno 15 anni fa), svolgono in autonomia le pratiche burocratiche e hanno a disposizione più slot per gli esami di teoria e pratica. Di fatto, si replica una situazione che molti di noi hanno già vissuto con la sanità italiana: col sistema pubblico (ossia, da privatista) puoi impiegare mesi prima di fare una Tac; pagando (ossia: con la scuola guida) ti togli il dente in pochissimo tempo.
Ormai in moltissimi hanno capito l’antifona e si rassegnano a pagare una “tassa” necessaria. Basta analizzare i dati del Ministero e vedere il numero dei privatisti sul totale degli esaminati nel 2021: solo il 3,38% del totale, a fronte del 96,62% degli esaminandi che si affidano alle scuole guida.
Un monopolio di fatto, incentivato e incoraggiato dalle ristrettezze degli organici in Motorizzazione e da una digitalizzazione mai avvenuta di quegli uffici: non basterebbe, invece di pretendere un appuntamento dopo 60 giorni dalla richiesta per valutare i documenti, fare questo passaggio preliminare usando una Pec?
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