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Novegro, il paradiso della ruggine

Lorenzo Cascioli
di Lorenzo Cascioli il 23/02/2023 in Attualità
Novegro, il paradiso della ruggine
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Vuoi una Cagiva Mito 125? Qui c'è. E una Yamaha RD 500? Pure. E il pistone dell'Ancillotti? C'è pure quello. A zig zag tra le tentacolari bancarelle della Mostra Scambio, tra moto da sogno e rottami allo stato brado

Novegro è tutto e il contrario di tutto. È sacro e profano. È il paradiso della ruggine e, allo stesso tempo, un inferno di pezzi, moto, personaggi, ricambi, giornali che fanno la felicità – o la disperazione – degli appassionati. Gioielli d’epoca minuziosamente restaurati fino all’ultimo cablaggio nascosto sotto le fiancatine si mischiano a mostruosi accrocchi dove vengono mischiati a casaccio un serbatoio di una jap del 1987 e l’avantreno di una italiana del 1992. Il vecchio volpone che propone il Frankenstein su due ruote blatera di special, butta lì nomi e date a vanvera tentando di imbonire lo sprovveduto damerino che pensa di portarsi a casa l’affare della vita. Intorno alla trattativa si è formato un capannello: gli esperti veri scuotono la testa con aria severa e lasciano fare. Un domani, quando il poveretto si renderà conto che deve cambiare la metà dei pezzi dell’incauto acquisto, dovrà ben passare dalle loro bancarelle a cercare il ricambio aderente all’epoca e al modello della moto. Questa à la Mostra Scambio di Novegro. Per tutti, “Novegro”. Un immenso villaggio che si distende su un’area esterna di 100.000 mq e una interna di 16.000. La prima, senza dubbio più pittoresca, assume diversi contorni a seconda del meteo: se piove diventa una fossa di fango tipo Elefantentreffen, se fa bello – come quest’anno – invita alla passeggiata romantica. Dentro, nelle aree interne, è un altro mondo: tutto ordinato, preciso, quasi istituzionale. Oltre ai banchi degli espositori non manca mai una mostra a tema, che quest’anno ha proposto preziosi pezzi di storia del motociclismo italiano, dalla Gilera “8 bulloni” alla Moto Guzzi 500 GP 8 cilindri.

 

Novegro, il paradiso della ruggine

CHE PIRLA CHE SONO STATO

Negli anni sono stato più volte a Novegro e - devo ammetterlo – non sono più riuscito a smettere. La prima volta mi pare fosse il 2003, giusto vent’anni fa. Il mio direttore di allora – lavoravo per Cafe Racer - mi disse: “Dai Cascio, andiamo a fare un giretto”. Finì che lui si comprò un Guzzi Dingo 50 Cross e una sorta di Morini 50 sportivo (poi scoprimmo che forse era un Peripoli). Uno lo portai a casa io, guidandolo, l’altro lo ficcammo nel baule della macchina. Li fotografammo in una sorta di peccaminosa comparativa e ne facemmo un servizio intitolato “Piccoli bastardi” che riscosse un successo clamoroso.
Io la scampai, perché alla fine i due motorini li aveva comprati lui, ma avevo capito come possa essere pericoloso andare a Novegro senza uno scopo preciso. Spinti da emozioni e tentazioni irrefrenabili, si viene attratti da tutto. Fatale può essere l’incontro con la propria prima moto, o comunque con un modello che si è posseduto in passato. “Guarda, quella lì ce l’avevo. Poi l’ho venduta. Che pirla che sono stato. Quasi quasi me la ricompro”. Ed ecco così che una delle merci più in voga negli ultimi anni sono le 125 degli Anni 80/90. L’era delle Gilera KZ, Honda NS, Aprilia AF1, Cagiva Mito e via dicendo. Ma è un filone che si sta esaurendo in fretta, tutti le vogliono, i pezzi migliori sono già andati. Lo stesso è successo negli anni scorsi con le enduro degli Anni 80, Honda XL 600 e Yamaha Ténéré in testa: quando non le voleva nessuno si trovavano a pezzi stracciati, ora le poche rimaste sono in vendita con quotazioni in ascesa. Prima ancora ricordo il boom dei cinquantini da Regolarità degli Anni 70, un pullulare di Fantic Caballero, Ancillotti, Zundapp e via dicendo. Novegro è così, va a ondate, che ovviamente seguono i trend del mercato.

 

Novegro, il paradiso della ruggine

LE TENDENZE

Quest’anno devo dire che ho visto in giro parecchia roba off-road giapponese degli Anni 80 e 90, soprattutto cross. Honda CR con telai in acciaio (ma anche in alluminio, quindi quasi affacciate al nuovo millennio), Kawa KX, Suzuki RM, Yamaha YZ. Tutta roba due tempi, facile da sistemare. Numerosi anche i trial ormai di fine Anni 80 – Beta e Fantic in testa – ultime testimoni del passaggio ai freni a disco e al raffreddamento a liquido. Spettacolari, tornando elle enduro cattive, una squadriglia di TM fucsia – più anni 90 di così si muore – e non a caso a Pesaro hanno appena lanciato la Pink Limited Edition, che ricorda appunto le moto del 1993! In quell’anno, tra l’altro, Gianmarco rossi vinse il mondiale enduro nella classe 80 proprio con una di quelle TM dalla colorazione shock.
Ma torniamo a Novegro, prima di divagare troppo… Sempre girando noto tante Vespa – 50 e 125 – perfettamente riverniciate, anche in colori che a catalogo non esistevano. Questo è un mercato facile, perché un Vespino attira sempre, magari è l’idea per un regalo alla fidanzata stilosa che la userà per andarci all’aperitivo. In questo filone – molto presente negli ultimi anni – ci vanno dentro anche i variopinti Ciao. E se parliamo di motorini a pedali, sono tanti i Garelli visti in giro quest’anno. Magari un po’ conciati ma tutto sommato completi. Tra gli stand spuntano anche molti scooterini col variatore, Anni 90 in poi, ma i modelli meno fortunati. Come dire, i Booster e gli F10, quelli più ambiti, sono andati tutti negli anni scorsi. Come del resto i tuboni: i Fifty ormai sono merce rara.
 

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O ADESSO O MAI PIÙ

Se a Novegro vai dunque con le idee poco chiare, tanto per fare un giro, è altissimo il rischio dell’acquisto compulsivo (è la stessa cosa che succede alle donne nei negozi di scarpe). Diverso è il caso di chi va alla Mostra Scambio e cerca qualcosa di preciso. Quel pezzo. Mi è successo negli scorsi, quando stavo personalmente restaurando una bici da corsa degli Anni 70. Un foglietto di carta mi accompagna con la lista della spesa: portaborraccia Ale Torino, tappi dei pedali Gipiemme, set cavi Universal, reggisella Campagnolo Record e cerchi Nisi color argento. Partenza per la missione al venerdi (il sabato e la domenica non si cammina dalla gente che c’è) e via, a spulciare tra le bancarelle. Esattamente come per i ricambi moto, dove si trovano bielle, pistoni e carburatori buttati in malora tutti insieme, anche per le bici devo divincolarmi tra intere casse di movimenti centrali e cambi disastrati. Arriva il momento topico. Un Mangiafuoco con le dita tozze e le unghie nere di grasso che fa più paura di quello di Pinocchio mi avverte: “Guarda che quello che compri poi te lo tieni, se sbagli peggio per te”. Rovista e rovista trovo il pezzo che mi serve, un po’ arrugginito (un po’ di Sidol e tanto olio di gomito lo tireranno come nuovo). Lo prendo per una sciocchezza, un tozzo di pane. Molto bene.
 

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MI DICE IL CODICE?

Poi mi avvicino a una bancarella dove tutto è ordinato come in un negozio di ferramenta. Pezzi catalogati, suddivisi in cassettini per annate e modelli. Un signore gentile e competente con i guanti in lattice mi aiuta nella ricerca. Trovo il reggisella, costa tanto, ma comunque meno della fortuna che mi chiederebbero sul web. Ho le idee chiare, so quanto costa, so cosa mi serve, non sono mica un pivellino. Lo compro? Non lo compro? Entro in trance, la pressione psicologica è fortissima, penso che non lo troverò mai più nella vita, che sia l'unico rimasto sul pianeta Terra. Lo compro. Poi, due bancarelle dopo, eccolo là, accatastato nella rumenta. Costa un terzo. Fa niente. Questo è il bello di Novegro, questo è il motivo per cui non riesco più a smettere.
 

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L'UOMO CHE SPINGE LA MOTO

Questo fantastico kaos è giunto all’edizione numero 82 edizioni (ottantadue!) e per due volte all’anno – a novembre e a febbraio – richiama migliaia di appassionati (25.000 mediamente, come riporta il sito della manifestazione). Prezzo del biglietto alla cassa 13 euro, 30 l’abbonamento per 3 giorni, oltre 800 gli espositori. Visitatori da tutta Italia, ma non solo. Il pubblico arriva anche da Francia, Spagna, Svizzera, Austria. Tantissimi i tedeschi. Li vedo nell’immenso parcheggio esterno mentre vado a casa. Armeggiano con le cinghie per accatastare su camion, camper e carrelli i loro acquisti. Qualcuno si è accampato e cuoce un wurstel sulla brace. La birra non manca. Sta calando la sera. Intanto, non c’entra niente con i tedeschi, passa un vecchio signore che spinge a mano una Honda CB 125 X, probabilmente la sta portando verso il suo furgone. Io l’ho posseduta quella piccola quattro tempi, non è una delle moto che ricomprerei. Ma nel suo viso c’è quel sorriso nascosto della Gioconda. Forse l’ha presa per la figlia. Forse la userà per andare alla bocciofila. Chi lo sa. Si allontana piano piano e sembra felice.

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