Attualità
Erika Stefani: "Ecco cosa farà l'intergruppo per la mobilità motociclistica"
La senatrice leghista, alla guida dei parlamentari amici delle due ruote: "Vogliamo far sentire la nostra voce". Al centro dell'iniziativa le protezioni individuali, la manutenzione stradale e gli interventi sul codice della strada
Ma ai motociclisti, in Italia, chi ci pensa? A ben vedere in pochi. Certo, abbiamo le associazioni di categoria (ANCMA ed FMI), ma a livello politico godiamo di “pessima fama”. C’è oggettivamente maggiore sensibilità nei confronti di ciclisti e pedoni, ritenuti a buon diritto utenti deboli della strada. Ma tra questi e gli automobilisti ci siamo noi, un “cuscinetto” su due ruote difficile da etichettare.
Insomma, la sensazione è che a motociclisti e scooteristi non pensi nessuno. Eppure qualcosa, a livello parlamentare, si muove. Già da qualche anno (e parliamo del 2014) in Parlamento sono sbucate estemporanee lobby trasversali, di deputati e senatori “amici delle due ruote”: Attività rimaste, appunto, al livello dei buoni propositi. Stavolta però, con la nascita dell’intergruppo per la mobilità motociclistica, forse si muove qualcosa. Ne abbiamo parlato con Erika Stefani, senatore della Lega (oltre che ex ministro) e animatore dell’iniziativa.
Senatore Stefani...
“Mi chiami Erika e diamoci del tu, tra motociclisti ci capiamo”.
Allora Erika, che cosa è questo intergruppo?
“Vuole essere un gruppo portatore degli interessi del mondo delle due ruote a motore, finora snobbato dalle iniziative ministeriali e legislative. A oggi siamo in 15, ma puntiamo a rinforzare i nostri effettivi nel corso dei mesi. E vogliamo far sentire la voce dei motociclisti”.
Tu stessa lo sei.
“Io sono salita per la prima volta in moto a sei anni. Ho in garage due Suzuki, una GSX-R 750 e una 1000, che però uso un po’meno. Vengo da una famiglia di appassionati di moto e motori. Mio padre Giovanni, pilota amatoriale e grande amante delle moto, ha perso la vita durante un rally in Algeria mentre era alla guida di un quad”.
Quanto è difficile per motociclisti e scooteristi (che, ricordiamolo, sono una massa critica di circa 10 milioni di italiani) far sentire la propria voce?
“E’ fin troppo difficile. Spesso veniamo visti come un problema, invece che come la soluzione a un problema. E nelle città, se si parla di traffico, le due ruote sono la soluzione. Qualunque ricerca esistente dice che moto e scooter occupano meno di un terzo dello spazio di un’auto e rappresentano un elemento che rende più fluido il traffico. Eppure esistono ancora troppi pregiudizi nei nostri confronti”.
"SONO FAVOREVOLE A RENDERE OBBLIGATORIE LE PROTEZIONI PER LA SCHIENA, PERCHE' LA SICUREZZA NON HA PREZZO. PENSIAMO PERO' A FORME DI INCENTIVO ALL'ACQUISTO PER RENDERLE ACCESSIBILI A TUTTI"
LE TRE AREE DI INTERVENTO
Su quali temi si muoverà l’intergruppo?
“Dobbiamo ancora fare le prime riunioni, quindi ancora è difficile stabilire delle priorità. Ma sono tre le aree su cui lavoreremo. Partiamo da educazione stradale, passando per protezioni e sicurezza, fino ad arrivare alla guida sicura e al mototurismo, una nicchia meno ricca di altre ma con grandi potenzialità”.
Partiamo dalla prima.
“Sono convinta che in Italia ci sia un deficit clamoroso di educazione stradale. E tutto questo perché non viene più insegnata fin dalla scuola elementare. Eppure sai qual è il colmo? Che secondo l’attuale quadro legislativo l’educazione stradale è già prevista, sta ai dirigenti scolastici attuare dei progetti dedicati. Ma sono certa che tra gli stessi dirigenti scolastici non vi sia neppure la consapevolezza che questo sia possibile. Ecco, vorremmo che nelle scuole primarie vi fosse maggiore attenzione a questo tema”.
Sul tema della sicurezza, con me sfondi una porta aperta...
“So che dirò una cosa che non piace a molti, ma è fondamentale fare di più. Fosse per me, oltre al casco, dovrebbe essere obbligatoria una protezione per la schiena”.
C’è il solito, annoso, problema dei costi. Acquistare un paraschiena o un airbag non è per tutte le tasche.
“Sta alla politica, quindi a noi, trovare una soluzione. Non penso che l’idea migliore sia quella di un bonus statale per l’acquisto, che è una cosa che può distorcere il mercato degli accessori, ma magari possiamo pensare ad altre soluzioni che vadano a vantaggio del motociclista, come una defiscalizzazione. Le protezioni devono essere più accessibili a tutti. E, a mio avviso, obbligatorie. La vita e la salute non hanno prezzo".
Secondo te quindi è necessario rendere obbligatorie le protezioni?
“Lo abbiamo fatto col casco, perché non farlo con le protezioni?”.
C’è chi dice che sono scomode.
“Anche il casco lo è, ma qui si tratta di una questione culturale. Dobbiamo lavorare di più sulla cultura della sicurezza”.
A proposito di sicurezza, la questione guardrail salvamotociclisti è ancora una grande incognita.
“E anche qui vorrei intervenire. Esiste l’obbligo di installazione ma non viene mai rispettato. Parlo spesso con gli assessori regionali competenti, e anche loro hanno dubbi sull’applicabilità della normativa vigente. Mi chiedo: non vengono installati sulle strade perché non ci sono soldi? Oppure per un problema tecnico? In entrambi i casi, sono questioni da risolvere”.
"VORREI I 125 CC IN AUTOSTRADA E LA POSSIBILITA' DI PORTARE LA TARGA SU PIU' MOTO. E PER TUTELARE LA SICUREZZA DUE RUOTE SERVONO ANCHE NORME PIU' SEVERE PER CHI GUIDA L'AUTO IN STATO DI ALTERAZIONE"
EMERGENZA INFRASTRUTTURE
Tutto poi si intreccia con la riforma del Codice della strada, documento ormai datato (risale nella sua prima stesura al 1992) e aggiustato negli anni a forza di rattoppi.
“Di una riforma strutturale del Codice della strada si parla da almeno 10 anni. Spero che stavolta sia quella buona. Il ministro per le infrastrutture Matteo Salvini ha aperto dei tavoli di discussione sulla materia”.
Secondo te saranno i soliti tavoli all’italiana che non portano da nessuna parte?
“Spero proprio di no. Anzi, confido che il nostro intergruppo possa avere in Salvini una sponda proficua per il proprio lavoro”.
Immagina di avere la bacchetta magica: che cosa vorresti vedere inserito nel prossimo codice della strada?
“Norme più severe per gli automobilisti che guidano in stato di ebbrezza o alterazione, e che usano il telefonino alla guida. In secondo luogo, una normativa più elastica che permetta ai motociclisti di ‘portare’ la targa da una moto all’altra, purché di proprietà, in modo da risparmiare sull’assicurazione. Inoltre vorrei permettere ai 125 cc di accedere ad autostrade e tangenziali, per favorire la mobilità di medio raggio, così come avviene in tutta Europa”.
Non abbiamo ancora parlato del grande tema che affligge la sicurezza delle due ruote, vale a dire quello delle infrastrutture.
“I Comuni e le Regioni dovrebbero essere incentivati a intervenire in modo strutturale su strade urbane ed extraurbane, cosa che adesso non avviene. Vorrei trovare un modo per innescare un circolo virtuoso in tal senso. Gli investimenti sulla rete viaria non possono solamente essere destinati a rattoppi che sono peggio del buco”.
Prima accennavi a una questione culturale relativa alle due ruote.
“Moto e scooter non devono essere visti come un problema, ma come un’opportunità. Oggi i genitori sono i primi a osteggiare i figli che a 14 anni vogliono uno scooter. Non c’è niente di più sbagliato! Prima si sale in moto e meglio è. E sai cosa succede? Se non prendi la patente per le due ruote a 14-16 anni, finisce che ti svegli a 30. E a quell’età non sei più così preparato ad affrontare la strada con il giusto approccio. Rischi di farti male, di essere impreparato”.
L’esperienza quindi è fondamentale.
“Dirò di più. Vorrei che tutti i motociclisti, dopo la patente, avessero la possibilità di sostenere, a prezzi calmierati, corsi di guida sicura. Questo perché la formazione continua è fondamentale per poter affrontare le numerose insidie nascoste nelle strade e nel traffico. Fosse per me, e qui parlo a titolo personale, credo che ogni motociclista dovrebbe mettere le ruote fuoristrada. Fuori dall’asfalto ti rendi veramente conto di che cosa significa saper controllare il tuo mezzo in condizioni di scarsa aderenza”.
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