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Attualità

Triumph Speed Triple: storia ed evoluzione

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La leggendaria T509 del 1997: doppio faro, telaio in alluminio e monobraccio
La prima T309 del 1994 con il faro singolo
La leggendaria T509 del 1997: doppio faro, telaio in alluminio e monobraccio
Nel 2005 arriva la quarta generazione della Speed: motore 1050, forcella rovesciata, codino cortissimo
Nel 2007 la 1050 ha un cambio radicale di immagine, col nuovo sguardo dei fari allungati
2016: arrivano il ride-by-wire e la potenza sale a 140 CV
Nel 2018 arriva la sportivissima RS
Rinascita totale con la 1200 RS del 2021, molto meno peso e 180 CV
La 1200 RR è la prima Speed con la mezza carena: meno irriverenza, più eleganza
Una carrellata delle pubblicità che contribuirono a imporre il fascino della Speed
Una carrellata delle pubblicità che contribuirono a imporre il fascino della Speed
Una carrellata delle pubblicità che contribuirono a imporre il fascino della Speed
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Triumph Speed Triple: storia ed evoluzione
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Triumph Speed Triple: storia ed evoluzione
Triumph Speed Triple: storia ed evoluzione
Triumph Speed Triple: storia ed evoluzione
Triumph Speed Triple: storia ed evoluzione
Triumph Speed Triple: storia ed evoluzione
Triumph Speed Triple: storia ed evoluzione
Triumph Speed Triple: storia ed evoluzione
Triumph Speed Triple: storia ed evoluzione
Triumph Speed Triple: storia ed evoluzione
Triumph Speed Triple: storia ed evoluzione

Compie 25 anni la T509, il modello della serie Speed Triple che ha sostenuto la rinascita di Triumph. Diversa da tutte, radicale, assolutamente irriverente e decisiva nell'imporre il tre cilindri fra i motori di maggior successo

Sarà quel nome così semplice, che riprendeva una vecchia tradizione della Casa inglese ma a cui nessuno, neppure negli irriverenti Anni 70 e negli sfacciati Anni 80, aveva mai pensato: Speed. Perché la Speed Triple, per tutti, da subito è diventata “la Speed” e basta. E così ci siamo anche lasciati indietro quel fastidio di pronunciare Trìpol, come gli inglesi inglesi, o Tràipol come tutti gli altri popoli del mondo, visto che come la birra e il tè, la Speed è diventata immediatamente Patrimonio dell’Umanità. La Speed Triple moderna, che riprendeva appunto il nome "Speed Twin" nato nel 1938, arrivò nel 1994, ma se ne accorsero in pochi. John Bloor aveva da poco acquistato il marchio per rilanciarlo con un motore moderno e dall'architettura modulare: 4 cilindri 1200 o 3 cilindri 900. Alla Speed toccò appunto in sorte il 'triple'; peccato però che la pesonalità della moto lasciasse a desiderare.

Triumph Speed Triple T309

La madre di tutti i triple

Non troppo comoda con i semimanubri e non troppo originale nella linea, troppo simile alla tranquilla Trident e con quel faro tondo che avevano tutte le classic, non si era proprio fatta notare. Poi quando arrivò la Daytona con il telaio di nuova generazione, a qualcuno (e quel qualcuno era il nostro Carlo Talamo) venne in mente di spogliarla e metterle il doppio faretto: così la roadster classica con faro tondo si trasformò lì per lì nella divinità protettrice degli hooligan, sostenuta da una campagna pubblicitaria che ne sottolineava tutta l’irriverenza. In realtà la Speed era una moto sostenuta da un fantastico sound di scarico e da una spinta ai medi decisamente robusta, ma tutt’altro che maleducato. Il suo vero limite era il peso non proprio piuma, che ne limitava la maneggevolezza, ma la trattabilità e la facilità d’uso non le facevano certo difetto, e anzi in quegli anni di dominio delle esangui quattro cilindri medie la resero un riferimento.

Triumph Speed Triple T509

Sorpresa dal grandissimo successo della seconda e terza generazione, come Ducati con la Monster anche Triumph deve presto porsi il problema di come rinnovare la sua icona. E anche Triumph sceglie di farlo in modo progressivo e rispettoso, salendo di cilindrata ma conservando intatta la struttura del tre cilindri. C'è un po' di Italia anche nella Speed del 2007 disegnata da Rodolfo Frascoli, la 1050 corta e massiccia che torna a far girare le teste. Nel 2011 la 1050 viene alleggerita e rivista, inaugurando il doppio faro allungato che scatena le polemiche tra i calorosi appassionati della naked inglese. 

Triumph Speed Triple 1050

Triumph Speed Triple 1050 RS

L’ultima erede della Speed col motore “big block” arriva nel 2016 ma il progetto mostra ormai le rughe, e nel 2021 Triumph (curiosamente, ancora una volta nello stesso momento di Ducati con la Monster) affronta la questione di petto e rivisita la moto da cima a fondo. Nasce l’attuale 1200 RS, che torna ad essere al passo coi tempi: molto più leggera a partire dal motore, che ha un nuovo basamento (e 180 CV), ha un telaio inedito, un’elettronica al top e persino una variante mozzafiato con la mezza carena: la sorella nobile che la Speed non sapeva di aver mai avuto.

Triumph Speed Triple 1200 RS

L’eredità della Speed Triple non è nelle imitatrici, visto che imitarla è impossibile; è piuttosto nel successo che ha avuto il suo motore. Se la Monster ha promosso il bicilindrico a V, la Speed ha imposto il tre cilindri come uno dei motori più popolari, con fortunate incarnazioni in Giappone e in Italia e la bandiera della Moto2, oltre naturalmente a una ricca discendenza a Hinckley dove è l’ossatura della gamma moderna. E in un’Inghilterra che non ha più una regina ma un re, il canto preferito degli hooligan è ormai “God save the Speed”.

Triumph Speed Triple RR

Con la 1200 rr si torna al faro singolo e ai semimanubri, e si rompe il tabù della semicarena, mai vista prima su una Speed. La Speed risponde così ai tramonto delle supersportive come la Daytona con una versione dal fascino intramontabile

Guido Meda: una 955i blu in un fiocco rosso

Guido Meda, la popolare voce della MotoGP in Italia, è un appassionato di moto in generale: ma con la Speed Triple ha un rapporto particolare, che si intreccia con la sua vita privata. “Io sono uno di quelli che hanno frequentato Carlo Talamo. Eravamo in molti a poterlo fare, perché lui era sempre lì, seduto sul marciapiede di via Niccolini a Milano (dove c’erano le sue due concessionarie, la Numero Uno e la Numero Tre) ad aspettare che passasse un amico, un cliente, un potenziale acquirente o magari anche solo uno che avesse voglia di fare due chiacchiere. Di moto, di auto, di donne".
"Una banale chiacchiera, pur di farla in maniera schietta e diretta. Fu lui a farmi vedere un giorno il disegno di un’idea che aveva proposto a Triumph. Una mattata, una cazzata ben riuscita. Si trattava di spogliare la loro sportiva Daytona, di montarle sulla faccia uno sguardo da matta con due fanali tondi tondi e di battezzare così la nuova Speed Triple. Quel giro nell’antro di Talamo e quel disegno sul tavolo sortirono il loro effetto. Triumph accettò e io promisi a me stesso che quell’attrezzo, quella nuova Speed Triple, così distante dall’armadio a sei ante con lo stesso nome che l’aveva preceduta, sarebbe stata mia".
"Aspettai fino alla versione 955 e mi innamorai, non so nemmeno perché, del colore blu elettrico. La provai in corso Sempione facendola impennare ad ogni semaforo e lo comunicai alla mia fidanzata. 'Me la compro' le dissi. Qualche giorno dopo trovai sotto casa una Speed Triple color blu elettrico avvolta in un fiocco rosso, con un biglietto che diceva: 'Come segno del mio amore ho deciso di regalarti metà dell’importo della moto dei tuoi sogni, sperando che continuerai a guardare anche me con gli stessi occhi amorevoli che rivolgi a lei'. Pensai di aver trovato una donna ricca e non solo nell’animo. Ma una freccina in fondo al biglietto mi invitava a leggere il retro dove c’era scritto: 'Non farti illusioni: erano i miei ultimi soldi'. Quella donna oggi è mia moglie e la Speed, adesso che è notte, è ancora qui sotto che dorme in cortile”.
Una carrellata delle pubblicità che contribuirono a imporre il fascino della Speed
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