Attualità
Cosa succede in MV Agusta
Tornano in auge le voci secondo cui la compagnia sarebbe nelle mire del gruppo Pierer (KTM, Husqvarna, GasGas). Ma Sardarov non si farebbe del tutto da parte
Gli uccelli del malaugurio aleggiano sullo stabilimento di Schiranna, un pezzo di storia italiana dei motori sulle rive del lago di Varese. C’è già chi dice che “i russi hanno finito i soldi”, forse provando una qualche forma di soddisfazione nel dipingere (nuovamente) MV Agusta come un’azienda in profonda difficoltà, incapace di risollevarsi dopo un ventennio piuttosto tribolato, nel quale il passaggio nell’orbita del gruppo Mercedes, da grande opportunità per l’avvenire, si è trasformata in una discesa agli inferi. Interrotta dall'arrivo del "Papa straniero".
IL RILANCIO DI SARDAROV
Da quando Timur Sardarov, giovane imprenditore russo (con alle spalle capitali familiari molto importanti) è salito al comando di MV Agusta in modo ufficiale nel 2019, rilevando la maggioranza da Giovanni Castiglioni, le cose sono cambiate in meglio. Dopo un pesante rinnovamento delle prime linee di manager, l’azienda da un lato è uscita dalle pastoie del concordato preventivo, rimettendo a posto i conti e le pendenze con fornitori e creditori, dall’altro aveva anche posto le basi per il rilancio. Rinnovamento della sede storica e nuovi modelli, come quelli visti a EICMA 2021, lasciano ben sperare per il futuro dell’azienda al di là della nicchia delle moto naked e sportive di fascia premium. L’allargamento al settore adventure con la gamma Lucky Explorer, e la forte accelerazione sul fronte della mobilità urbana (oggi monopattini elettrici ed e-bike, ma a breve sono attese novità su questo fronte) danno la misura di una realtà che si è posta come scopo finale quello di raggiungere entro il 2025 ulteriori e più ambiziosi obiettivi, vale a dire 350 milioni di euro di ricavi e la quotazione in Borsa.
AAA PARTNER CERCASI
Ma per perseguire questi obiettivi, in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo, servono capitali. Quelli che probabilmente Sardarov conta di raccogliere attraverso l'Ipo dell'azienda. Ma non c'è più tempo per aspettare il 2025. Già adesso serve un partner forte. La famiglia Sardarov, che ha iniettato nelle casse di MV Agusta milioni di euro, da sola non basta.
Per fare il salto di qualità serve più cassa. Oltre che una rete di distribuzione e di dealer che la Casa varesina oggi non ha ancora sviluppato appieno a livello internazionale. Non è un caso che MV Agusta abbia recentemente stretto un accordo di partnership con KTM per il mercato nordamericano. La scelta stessa del partner non è casuale: sono mesi, se non anni, che si parla di un interesse del gruppo Pierer (a oggi, il più grande costruttore europeo di moto in Europa) nei confronti della Casa-boutique varesina. Oggi i tempi sembrano maturi, tanto più che “i russi” magari non hanno finito i soldi, ma si farebbero affiancare (più o meno volentieri) da un partner industriale che il settore lo conosce bene come nessun altro.
UN FUTURO DA SCRIVERE
Resta da vedere quale sarà la misura di questa collaborazione (o matrimonio). I bene informati dicono che Sardarov non intenderebbe cedere quello che di buono ha costruito fino a oggi. Il suo, più che un passo indietro, sarebbe un passo di lato. In sostanza, potrebbe restare come socio forte di minoranza (ad esempio, lasciando al nuovo socio il 51% del pacchetto azionario).
Ma i rapporti di forza tra soci, così come le firme in calce a un accordo che molti danno ormai per fatto, sono ancora da scrivere. Ed è per questo che il condizionale è d’obbligo. Fatto sta che, per MV Agusta, gennaio 2023 potrebbe rappresentare l’inizio di una nuovo (e, si spera, lungo e tranquillo) periodo della sua lunga storia.
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