Attualità
Divieto assoluto di circolazione in fuoristrada: ecco le vie per uscire da una norma sciagurata
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale un decreto del Ministero delle politiche agricole e forestali che vieta al transito ordinario la viabilità forestale. Una mazzata per il settore. Ma ci sono delle scappatoie su cui si sta lavorando
Come un fulmine a ciel sereno è arrivato - tramite la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale - un decreto che vieta la circolazione e il transito ordinario lungo la viabilità forestale e silvo-pastorale. Lo vieta a tutti, pedoni esclusi: bici, mountain bike, mezzi 4x4, Atv e moto da off-road non possono circolare fuori dall'asfalto. Il decreto, di fatto, esplicita i contenuti di una norma che, già nel 2018, recava al suo interno questo principio. La sostanza è che la strada sterrata o forestale viene assimilata in tutto e per tutto al "bosco", luogo nel quale non vige la possibilità di circolazione. Che resta solamente per alcune categorie di veicoli (ad esempio quelli di soccorso), ma non prevede eccezioni che riguardino l'attività ludica (come l'enduro o l'off-road amatoriale) né quella sportiva.
No, non è un pesce d'aprile fuori tempo, ma ciò che è appena successo in Italia.
La pubblicazione del decreto ha colto di sorpresa tutti gli attori in campo, in rimo luogo FMI e ANCMA: si capisce come un dispositivo del genere rappresenterebbe la morte sia delle competizioni fuoristrada sul territorio italiano, sia un brutto colpo all'industria di settore. Decreto che, nota a margine, arriva poche settimane dopo l'introduzione (chiesta da anni dagli addetti ai lavori) del targhino sostitutivo per le moto da enduro. Insomma, pare che il legistatore con una mano dia, e con l'altra tolga.
Adesso però la strada per recuperare da quello che chiaramente non è il frutto di un provvedimento punitivo, ma più semplicemente di un decreto sconclusionato e scritto senza cognizione di causa, è tutta in salita. Di fronte a FMI e ANCMA restano al momento tre strade.
La prima sarebbe la più facile da percorrere, ossia quella di chiedere al Ministero delle politiche agricole e forestali l'emanazione di una circolare interpretativa che salvi le moto da off-road e le mountain bike da questa tagliola. Ma non è strada semplice, dato che Federazione e costruttori di moto non hanno con questo dicastero lo stesso feeling che possono vantare in anni di rapporti costruiti col Ministero dei Trasporti.
La seconda strada, più tortuosa e lunga, è quella di fare ricorso al Tar del Lazio, che ha competenza sulle leggi di emanazione statale, sollevando profili di incostituzionalità (come ad esempio quello sulla libera circolazione) o difetti nell'estensione del provvedimento.
La terza, ancora più difficile, coinvolgerebbe le Regioni. Le quali, avendo competenze dirette sulla gestione del patrimonio forestale, potrebbero adottare dei provvedimenti autonomi che disciplinino la circolazione di moto e bici nelle strade forestali. Il rischio però è che si arrivi a un Vietnam normativo dove le Regioni procedono in modo disomogeneo, generando ancora più confusione tra gli atleti e i praticanti amatoriali.
Si tratta, come vediamo, di una situazione in continua evoluzione, che al momento ha fatto registrare una presa di posizione congiunta di FMI e ANCMA contro tale provvedimento. La speranza di tutti è che la soluzione possa concretizzarsi in un lieto fine.
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