Attualità
Sulle tracce dei falsi che uccidono la moto
Il business di pezzi e accessori contraffatti danneggia per 100 milioni all’ anno le imprese italiane. Un viaggio che parte dall’Asia e si snoda anche attraverso le piattaforme di vendita online
Il Made in Italy piace tantissimo, anche - e soprattutto - nel mondo delle moto. Il motivo è semplice: le nostre aziende sono all’avanguardia nel design, nella ricerca e sviluppo, nella qualità. Offrono prodotti amati in tutto il mondo, resi visibili e rilanciati mediaticamente dalla vetrina del Motomondiale (dove moltissime delle aziende tricolori sono fornitori ufficiali dei vari team). A tal punto che ce li copiano senza ritegno. Già, perché l’industria del falso rappresenta una vera e propria piaga per le nostre aziende dell’accessorio e della componentistica.
Un danno difficilmente calcolabile che Dueruote stima attorno ai 100 milioni di euro all’anno, tra mancati guadagni (la vendita di un falso arricchisce il falsario, non certo l’azienda che è titolare del prodotto), risorse investite per combattere le falsificazioni e che potrebbero essere destinate altrove (in ricerca e sviluppo o in nuove assunzioni, ad esempio), danni di immagine e violazione del diritto d’autore. Contro la piaga della contraffazione è difficile riuscire a fare qualcosa di concreto. Anche per colpa del web.