Attualità
Genova, un anno dopo: che cosa è cambiato?
Il 14 agosto 2018 il crollo del Ponte Morandi, le polemiche, le tensioni tra Stato e concessionari autostradali. Cosa è successo in questi 365 giorni? E cosa succederà?
Adesso dall’autostrada non si vede più niente. E nemmeno da Sampierdarena o da Prà. Eppure, fino alla fine di giugno, i resti di ciò che era il Ponte Morandi rappresentavano non solo uno sfregio a Genova, ma una ferita alla viabilità nel nordovest. Era il ricordo di ciò che era successo esattamente un anno fa.
Il 14 agosto era una giornata di pioggia. Il Ponte Morandi improvvisamente incomincia a flettersi, gli stralli perdono elasticità, il viadotto crolla, portando via con sé 43 vite umane. Oggi, 365 giorni dopo, Genova guarda avanti: i moncherini del viadotto in calcestruzzo precompresso non ci sono più, il consorzio di imprese capeggiato da Fincantieri è alacremente all’opera per donare a Genova e all’Italia tutta una nuova opera, disegnata da Renzo Piano. Sarà il ponte della rinascita, perché non si può fare a meno di un’opera del genere.
Le resistenze dei concessionari
Da un anno a oggi che cosa è cambiato? A occhio nudo il panorama di Genova, senza quel ponte, non è più lo stesso. Eppure è cambiato moltissimo nei rapporti di forza tra Stato e concessionarie autostradali. La tragedia ha evidenziato infatti le manchevolezze a livello di controllo e manutenzione da parte della società che aveva in gestione quel tratto autostradale. E ha messo in luce come l’attuale sistema concessorio, in cui chi gestisce l’autostrada riscuote il pedaggio-gabella in cambio di investimenti oscuri e di lieve entità, non sta in piedi. Lo Stato, l’ente concedente, ha fatto capire ad Autostrade per l’Italia e agli altri concessionari autostradali che le cose, così come sono, non possono andare avanti. Certo, sull’onda dell’emotività si è parlato spesso di caducazione, ovvero di revoca immediata delle concessioni, senza calcolare gli impatti economici che tale decisione avrebbe avuto. E senza considerare che difficilmente lo Stato non può farsi concessionario e manutentore in prima persona di una rete così vasta.Lo Stato deve fare lo Stato, in questo ha ragione Toninelli. Lo Stato deve esigere che le proprie strade siano mantenute in una condizione di dignità e sicurezza. Non dimentichiamo che un anno fa sono morte 43 persone.