Mia figlia Emma ha sette anni, e ogni tanto mi capita di
portarla a scuola in moto. A lei piace molto, come darle torto? Ricordo ancora la prima volta che lei e Arianna, la sorella più piccola, sono salite su una moto. Doveva essere a un vecchio
Motor Bike Expo. In sella, con le mani sul manubrio, facevano “brum brum” con la bocca. Già, perché le moto fanno “brum brum”, e se apri lo scarico fanno anche “roar”. Ma per quelli della loro generazione le moto faranno anche “sssss”, come il sibilo da motorino da lavatrice delle moto
elettriche. Che vita difficile, quella in cui le moto non fanno rumore.
Il futuro
Parlo spesso per lavoro con i responsabili delle più importanti aziende del settore. E al di là delle dichiarazioni ufficiali, percepisco che la frase “
la moto elettrica è il futuro” ha lo stesso suono titubante e poco convincente dell’"andrà tutto bene” che il protagonista medio del film horror dice alla coprotagonista per farle coraggio, prima che il maniaco di turno lo sbudelli da parte a parte. Insomma, a parole ci credono tutti, però nei fatti nessuno vuole rinunciare al
piacere del motore, del cambio e delle marce.
Detto tra di noi, l’
elettrico nelle moto (per quello che riguarda
gli scooter e il breve raggio il discorso è differente) è un po’ perverso e contro natura, come concetto. Il motore che sibila invece di rombare, la coppia del motore che da curva diventa una retta, l’odore di benzina che non c’è più, l’officina col meccanico sporco e unto di grasso mentre aggiusta la nostra moto che diventa un retaggio del passato.
I tre punti chiave
Sia chiaro, in linea di massima mi piace l’idea di fare il pieno attaccando la moto a un cavo a patto che:
1) costi meno della benzina, perché i soldi non crescono sugli alberi per nessuno;
2) Il tempo di ricarica sia competitivo con quello del pieno di verde; e soprattutto;
3) non mi
debba fermare ogni 100 km elemosinando una presa di corrente in un remoto villaggio di montagna. Fin quando questi tre punti non saranno realtà, mi accontento di un “vetusto” motore a combustione interna.
Anche perché è bene sapere che l’incidenza dei mezzi a due ruote sull’inquinamento globale non tocca nemmeno l’1%. Infine, ci siamo chiesti come viene prodotta l’energia con cui vogliamo alimentare le moto a batteria? Ebbene, in
Cina - il Paese al mondo col più alto numero di veicoli elettrici in circolazione - l’impronta energetica e il costo “well to wheel” (ossia dall’estrazione alla ruota del veicolo) dell’energia elettrica sono superiori a quelli dei motori a scoppio tradizionali. In sostanza, per
ricaricare i veicoli “ecologici” si consumano più fonti fossili di prima. Insomma, lasciate che i nostri figli vivano in un mondo dove le moto fanno ancora “brum brum”, e andate a colpire chi inquina davvero.