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Attualità
Caschi: la RINASCITA di Vemar e le strategie per il futuro
Marco Gentili
il 31/07/2018 in Attualità
Nuovo logo, nuovi prodotti e nuova proprietà: dopo sette anni di assenza rinasce lo storico marchio di caschi italiano. Abbiamo intervistato Meluccio Piricone, il suo presidente
Caschi: la RINASCITA di Vemar e le strategie per il futuro
Ci sono nomi che fanno tornare indietro nel tempo con la memoria. Uno di questi, evocativo come pochi, è quello di Vemar. L'azienda toscana, nata negli Anni 70 grazie all'intuizione di Riccardo Simoni, è stata una delle più gloriose produttrici di caschi del nostro paese. Ed è uscita da molto tempo dai radar degli appassionati. Adesso però è pronta a rinascere, grazie all'intuizione dell'imprenditore svizzero Meluccio Piricone. Che ha rilevato il marchio quando era in concordato preventivo e ha le idee molto chiare su cosa fare di Vemar: "Deve tornare leader di mercato".
Piricone, ci racconti da dove arriva.
"Dal 1995 ho aperto nel Canton Ticino KTC, uno studio di consulenza aziendale specializzato nella soluzione di crisi aziendali e nel lancio di start up. Quando abbiamo avuto la possibilità di acquistare Vemar, non ci ho pensato due volte".
Perché? Il mercato dei caschi non è così aperto, anzi.
"Il marchio ha enormi margini di sviluppo. E noi facciamo sul serio. Dal 2016, quando abbiamo rilevato Vemar, abbiamo lavorato sottotraccia per creare una nuova gamma prodotto. Adesso con 9 caschi presidiamo tutti i segmenti di mercato, ma dobbiamo promuoverli, lanciarli. Puntando tutto su qualità e sicurezza".
Come farete?
"Abbiamo una gamma di caschi in termoplastica, sviluppati in Italia ma prodotti in Cina grazie al miglior fornitore sulla piazza".
E sulla sicurezza che progetti avete?
"Abbiamo iniziato una collaborazione con FB Mondial per lanciare sia una gamma di caschi brandizzati, sia un dispositivo che impedirà alla moto di partire se il casco non è allacciato. Se tutto procederà come ci aspettiamo lo presenteremo in EICMA: sarà il primo passo per sensibilizzare il pubblico sul tema".
In che senso?
"Quando acquistiamo una moto o un scooter impieghiamo tempo, ricerche, attenzione. Anche quando scegliamo un casco, il dispositivo di sicurezza per eccellenza, dovremo dedicarci la stessa attenzione. Noi vogliamo riportare il casco al centro, perché non sia solo un elemento decorativo o un semplice accessorio. Dietro la grafica o l'aspetto esteriore, insomma, ci deve essere la sostanza".
Cosa intendete fare?
"Vorremo partire con un progetto in collaborazione con le scuole per sensibilizzare i ragazzi delle medie sull'importanza dell'educazione stradale e sulla funzione fondamentale del casco".
"Abbiamo anticipato tutte le grafiche 2019 e dato un'anteprima dell’Eolo. Questo è il nome del nuovo casco integrale in fibre composite, dedicato al segmento sport touring, che per noi rappresenta un nuovo step evolutivo".
Quanto è difficile per voi tornare a combattere nel mercato?
"Per noi è l'anno zero. Vemar è stata sette anni lontano dal mercato, molti l'hanno data per morta. Eppure già oggi produciamo 77mila caschi e fatturiamo 4 milioni. Questa è solo la base di partenza. Puntiamo ad arrivare a 10 nel giro di un paio d'anni e aumentare i Paesi in cui siamo distribuiti, che adesso sono 36. Al momento pur con qualche comprensibile difficoltà iniziale le risposte che abbiamo ricevuto dai mercati nei quali siamo presenti sono state positive e la nuova gamma di caschi è stata apprezzata ovunque sia in termini di qualità intrinseca del prodotto che di design.
Cosa significa per voi sicurezza?
"Significa farci certificare in Germania dal Tuv, l'ente più severo e rigoroso in circolazione, a garanzia della nostra qualità. Perché crediamo che il nostro casco sia pronto per tornare ai massimi livelli del mercato. E' solo questione di tempo".
Cosa rappresenta invece il marchio Simpson?
"Simpson è uno dei leader negli Usa nel settore dei caschi auto. Abbiamo iniziato una collaborazione per lanciare il marchio anche nel mondo moto, inizialmente con due caschi dal look moderno ma allo stesso tempo vintage".
Avrete dei testimonial nel mondo racing?
"Al momento no. Per noi è il casco il vero ed unico testimonial, non il pilota che lo sponsorizza".
Piricone, ci racconti da dove arriva.
"Dal 1995 ho aperto nel Canton Ticino KTC, uno studio di consulenza aziendale specializzato nella soluzione di crisi aziendali e nel lancio di start up. Quando abbiamo avuto la possibilità di acquistare Vemar, non ci ho pensato due volte".
Perché? Il mercato dei caschi non è così aperto, anzi.
"Il marchio ha enormi margini di sviluppo. E noi facciamo sul serio. Dal 2016, quando abbiamo rilevato Vemar, abbiamo lavorato sottotraccia per creare una nuova gamma prodotto. Adesso con 9 caschi presidiamo tutti i segmenti di mercato, ma dobbiamo promuoverli, lanciarli. Puntando tutto su qualità e sicurezza".
Come farete?
"Abbiamo una gamma di caschi in termoplastica, sviluppati in Italia ma prodotti in Cina grazie al miglior fornitore sulla piazza".
E sulla sicurezza che progetti avete?
"Abbiamo iniziato una collaborazione con FB Mondial per lanciare sia una gamma di caschi brandizzati, sia un dispositivo che impedirà alla moto di partire se il casco non è allacciato. Se tutto procederà come ci aspettiamo lo presenteremo in EICMA: sarà il primo passo per sensibilizzare il pubblico sul tema".
In che senso?
"Quando acquistiamo una moto o un scooter impieghiamo tempo, ricerche, attenzione. Anche quando scegliamo un casco, il dispositivo di sicurezza per eccellenza, dovremo dedicarci la stessa attenzione. Noi vogliamo riportare il casco al centro, perché non sia solo un elemento decorativo o un semplice accessorio. Dietro la grafica o l'aspetto esteriore, insomma, ci deve essere la sostanza".
Cosa intendete fare?
"Vorremo partire con un progetto in collaborazione con le scuole per sensibilizzare i ragazzi delle medie sull'importanza dell'educazione stradale e sulla funzione fondamentale del casco".
I nuovi prodotti della rinascita di Vemar
In occasione del vostro dealer meeting che di recente si è tenuto in Sicilia avete svelato anche un nuovo prodotto."Abbiamo anticipato tutte le grafiche 2019 e dato un'anteprima dell’Eolo. Questo è il nome del nuovo casco integrale in fibre composite, dedicato al segmento sport touring, che per noi rappresenta un nuovo step evolutivo".
Quanto è difficile per voi tornare a combattere nel mercato?
"Per noi è l'anno zero. Vemar è stata sette anni lontano dal mercato, molti l'hanno data per morta. Eppure già oggi produciamo 77mila caschi e fatturiamo 4 milioni. Questa è solo la base di partenza. Puntiamo ad arrivare a 10 nel giro di un paio d'anni e aumentare i Paesi in cui siamo distribuiti, che adesso sono 36. Al momento pur con qualche comprensibile difficoltà iniziale le risposte che abbiamo ricevuto dai mercati nei quali siamo presenti sono state positive e la nuova gamma di caschi è stata apprezzata ovunque sia in termini di qualità intrinseca del prodotto che di design.
Cosa significa per voi sicurezza?
"Significa farci certificare in Germania dal Tuv, l'ente più severo e rigoroso in circolazione, a garanzia della nostra qualità. Perché crediamo che il nostro casco sia pronto per tornare ai massimi livelli del mercato. E' solo questione di tempo".
Cosa rappresenta invece il marchio Simpson?
"Simpson è uno dei leader negli Usa nel settore dei caschi auto. Abbiamo iniziato una collaborazione per lanciare il marchio anche nel mondo moto, inizialmente con due caschi dal look moderno ma allo stesso tempo vintage".
Avrete dei testimonial nel mondo racing?
"Al momento no. Per noi è il casco il vero ed unico testimonial, non il pilota che lo sponsorizza".
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