Attualità
Moto d'epoca: quando l'amore diventa pornografia
Oggi è San Valentino, la festa degli innamorati. Anche di quelli il cui cuore batte solo per la propria moto. Il problema è che - sopratutto per gli appassionati del vintage - l'amore a volte diventa una mania patologica. Il racconto di chi ci è passato ed è uscito dal tunnel
La moto che vedete in alto è stata per qualche anno la mia compagna di viaggio: Kawasaki KH400 del 1977. Guai a chiamarla moto: è uno sfizio costoso e soddisfacente. L’ho venduta perché la vita va avanti. Tra lei e le mie figlie, ho deciso di investire i miei denari su di loro.
Il problema è che, tra i tanti cultori del motociclismo d’epoca (persone che stimo e apprezzo, essendo stato io uno di loro – e non dimentichiamoci che è grazie a loro se il patrimonio motociclistico viene tramandato) si annidano i pornografi della moto. Si tratta di soggetti in cui la passione diventa ossessione e sfocia nella pornografia. Persone che si ergono a vestali dell’ortodossia, che pensano di conoscere un determinato modello meglio di chi o ha costruito. Gente che ha abbondantemente superato la linea invisibile che separa la passione dalla mania ossessivo-compulsiva.
Capisco tutto, anche la soddisfazione ai limiti del piacere erotico che segue il raggiungimento del ricambio tanto agognato. Però c’è – ci deve essere – un limite a tutto. Perché la passione e l’amore per le moto d’epoca non sconfini nel patologico.
Le vestali dell’ortodossia
Mi è tornata in mente lei in vista di un articolo su una moto d’epoca che sto preparando per il giornale. Per realizzare questo servizio, dopo ampie ricerche tra archivi e biblioteche, ho interpellato alcuni dipendenti di questa nota casa. A lui confessavo tutto il disagio di esporre il fianco alle potenziali rimostranze di tutti i cultori di quel modello che – come succede sempre in questi casi – non vedono l’ora di coglierti in fallo quando non sei filologicamente corretto. Ho ancora nelle orecchie le lamentele di alcuni sui colori originali del Piaggio Ciao del 1967 che si sono scornati prima con me, poi tra di loro, in seguito all’articolo celebrativo uscito alcuni mesi addietro.Il problema è che, tra i tanti cultori del motociclismo d’epoca (persone che stimo e apprezzo, essendo stato io uno di loro – e non dimentichiamoci che è grazie a loro se il patrimonio motociclistico viene tramandato) si annidano i pornografi della moto. Si tratta di soggetti in cui la passione diventa ossessione e sfocia nella pornografia. Persone che si ergono a vestali dell’ortodossia, che pensano di conoscere un determinato modello meglio di chi o ha costruito. Gente che ha abbondantemente superato la linea invisibile che separa la passione dalla mania ossessivo-compulsiva.
Tra passione e malattia psichiatrica
Eppure, a ben vedere, la moto d’epoca o modern classic stimola in chi la possiede un coinvolgimento tale da far perdere ogni parvenza di ragione. Ricordo ancora la caccia spasmodica – durata sei mesi – dei pistoni per la mia KH400. Kawasaki non li aveva più a ricambio. Ho anche scomodato i colleghi dell’ufficio stampa, approfittando del rapporto cordiale che ci unisce, per mettermi in contatto col Giappone. Infine mi sono dovuto sbattere per mezza Europa inseguendo dei Woessner fuori produzione, unico ricambio compatibile con gli originali.Capisco tutto, anche la soddisfazione ai limiti del piacere erotico che segue il raggiungimento del ricambio tanto agognato. Però c’è – ci deve essere – un limite a tutto. Perché la passione e l’amore per le moto d’epoca non sconfini nel patologico.