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I viaggi dei lettori
Piccoli paradisi dietro l'angolo
di Lorenzo Lionello
il 26/05/2011 in I viaggi dei lettori
Tra una serie di tornanti, un po' di focaccia e un bagno al mare, i nostri lettori si avventurano tra il Piemonte, l'Emilia Romagna e la Liguria percorrendo strade mitiche e ricche di storia
Piccoli paradisi dietro l'angolo
Sfogliare la mappa in cerca delle strade più tortuose e di indicazioni di punti panoramici, toccare le montagne, le colline, il mare…
Così è nato un viaggio che ha lasciato un ricordo indelebile nella mia memoria.
Martedì 10 maggio, nessun impegno particolare in programma: insieme alla mia compagna cerchiamo e cerchiamo, progammiamo partenza e ritorno, e organizziamo un'escursione che tocca Piemonte, Emilia Romagna e Liguria.
Passeremo per le mitiche ex statale 461 del Passo del Penice e la ss45 della Val Trebbia: posti cari ai motociclisti, luoghi che regalano una serie di emozioni che possono essere rinchiuse in una sola parola: superlativa.
Risultato?
Cinquecento chilometri e dodici ore in sella!
Partiamo però per piccoli passi: sveglia alle 6.00, appena alzato butto uno sguardo fuori dalla finestra, il tempo non può essere migliore, l'aria un pò fresca giova al fatto che siamo ancora un pò assonnati ma emozionati e pronti a partrire.
Così è nato un viaggio che ha lasciato un ricordo indelebile nella mia memoria.
Martedì 10 maggio, nessun impegno particolare in programma: insieme alla mia compagna cerchiamo e cerchiamo, progammiamo partenza e ritorno, e organizziamo un'escursione che tocca Piemonte, Emilia Romagna e Liguria.
Passeremo per le mitiche ex statale 461 del Passo del Penice e la ss45 della Val Trebbia: posti cari ai motociclisti, luoghi che regalano una serie di emozioni che possono essere rinchiuse in una sola parola: superlativa.
Risultato?
Cinquecento chilometri e dodici ore in sella!
Partiamo però per piccoli passi: sveglia alle 6.00, appena alzato butto uno sguardo fuori dalla finestra, il tempo non può essere migliore, l'aria un pò fresca giova al fatto che siamo ancora un pò assonnati ma emozionati e pronti a partrire.
MANDACI I TUOI VIAGGI! |
Hai fatto anche tu un viaggio, una vacanza, un itinerario in moto che scatenano la libidine di un vero motociclista? Mandaci il racconto e le foto all'indirizzo: redazione@motonline.com |
La prima parte del viaggio prevede una tratta in autostrada fino a Tortona.
Premetto che odio il traffico, gli ingorghi, le code, l'agitazione mattutina di chi deve correre al lavoro… Quella mattina c'erano tutti questi ingredienti e il "clima" non era dei migliori.
La città è un importante nodo commerciale: già in epoca romana fu oggetto di guerre e distruzioni che nel corso dei secoli hanno rischiato di cancellarne la memoria.
Abbandoniamo il caos cittadino per avventurarci in direzione di Varzi, comune situato al centro della valle Staffora sviluppatosi grazie ai mercanti che percorrevano la via del sale.
Conserva un grazioso centro storico costituito da palazzi e torri medievali, il tutto avvolto da un panorama fatto di alture illuminate dai primi raggi del sole, da prati e boschi con il fiume che scorre lento a fondovalle. L'andatura è di quelle tranquille, la strada offre numerosi punti da cui si può ammirare il paesaggio e non stimola la guida sportiva tranne qualche sporadico momento.
Imbocchiamo la strada in direzione del Passo del Penice ed in breve tempo cominciamo a salire: la vista intorno a noi spazia ben oltre la valle ed in breve tempo veniamo circondati da una fitta vegetazione, la strada decisamente divertente è caratterizata da una lunga serie di esse e piccoli tornanti, nel frattempo l'aria si fa leggera e fresca in prossimità del passo nel cui piazzale, oltre a diversi bar, campeggia la statua di San Colombano, missionario irlandese diventato santo patrono dei motociclisti.
La nostra Ducati sembra parcheggiarsi da sola per le foto di rito in cima al passo e per quelle delpanorama circostante dove l'occhio si perde in direzione della vasta pianura, delle colline e dei rilievi appenninici.
La discesa Verso la città di Bobbio, nell'altro versante del passo, è entusiasmante: ricca di curve e tornanti da pelare i fianchi delle gomme e mettere sotto dura pressione i freni.
Si viene avvolti da un ambiente che non sente il trascorrere degli anni, fatto dal profondo legame tra uomo e natura che incontrastata fa ancora da padrona in quest'angolo nascosto d'Italia.
Premetto che odio il traffico, gli ingorghi, le code, l'agitazione mattutina di chi deve correre al lavoro… Quella mattina c'erano tutti questi ingredienti e il "clima" non era dei migliori.
La città è un importante nodo commerciale: già in epoca romana fu oggetto di guerre e distruzioni che nel corso dei secoli hanno rischiato di cancellarne la memoria.
Abbandoniamo il caos cittadino per avventurarci in direzione di Varzi, comune situato al centro della valle Staffora sviluppatosi grazie ai mercanti che percorrevano la via del sale.
Conserva un grazioso centro storico costituito da palazzi e torri medievali, il tutto avvolto da un panorama fatto di alture illuminate dai primi raggi del sole, da prati e boschi con il fiume che scorre lento a fondovalle. L'andatura è di quelle tranquille, la strada offre numerosi punti da cui si può ammirare il paesaggio e non stimola la guida sportiva tranne qualche sporadico momento.
Imbocchiamo la strada in direzione del Passo del Penice ed in breve tempo cominciamo a salire: la vista intorno a noi spazia ben oltre la valle ed in breve tempo veniamo circondati da una fitta vegetazione, la strada decisamente divertente è caratterizata da una lunga serie di esse e piccoli tornanti, nel frattempo l'aria si fa leggera e fresca in prossimità del passo nel cui piazzale, oltre a diversi bar, campeggia la statua di San Colombano, missionario irlandese diventato santo patrono dei motociclisti.
La nostra Ducati sembra parcheggiarsi da sola per le foto di rito in cima al passo e per quelle delpanorama circostante dove l'occhio si perde in direzione della vasta pianura, delle colline e dei rilievi appenninici.
La discesa Verso la città di Bobbio, nell'altro versante del passo, è entusiasmante: ricca di curve e tornanti da pelare i fianchi delle gomme e mettere sotto dura pressione i freni.
Si viene avvolti da un ambiente che non sente il trascorrere degli anni, fatto dal profondo legame tra uomo e natura che incontrastata fa ancora da padrona in quest'angolo nascosto d'Italia.
Bobbio, cittadina di origine alto-medievale, presenta un ricco centro storico fatto di monumenti e palazzi, il duomo dell'XI secolo è testimonianza del profondo legame che la città ha con il passato monastico e la Val Trebbia, importante via commerciale, attraversata dal ponte gobbo di origine romana. Facendo due passi troviamo un clima accogliente con gli abitanti intenti nella loro vita quotidiana: bancarelle, negozietti d'artigianato e graziosi bar fanno da padrone nelle strette vie del centro, ma il tempo è tiranno e quindi eccoci nuovamente in sella per incamminarci verso Genova.
"Oggi ho attraversato la valle più bella del mondo", con queste parole il premio nobel Ernest Emingway descrisse la val Trebbia transitandoci nel lontano 1945.
Una valle ricca di storia: secoli addietro secondo gli storici Annibale, quando invase la penisola, inflisse una pesante sconfitta all'esercito romano che invano tentò di fermarne l'avanzata per questo nodo strategico di estrema importanza ed i vari castelli e torri difensive lo testimoniano.
Dal punto di vista panoramico non basterebbero milioni di foto e parole per descriverne la bellezza, pare un canyon con le rocce a strapiombo ed il Trebbia che scorre a fondo, proseguendo l'erosione che per millenni ha scavato questa valle con le sue acque cristalline.
La sua natura incontaminata, il profumo degli alberi ed i loro germogli appena sbocciati, il sole caldo ed il cielo terso ci fanno apprezzare l'intero paesaggio in tutta la sua bellezza.
La strada e la guida qui non hanno "rivali": tortuosa da capogiro, segue l'andatura della montagna disegnando curve che sembrano create apposta per il divertimento del motociclista.
Un asfalto buono nella sua complessità permette di mantenere una guida allegra per godersi ogni centimetro di manto stradale, ma è continuo il susseguirsi di curve, tornanti, esse veloci e cambi di direzione repentini che non danno un attimo di pace.
La mente è sgombra da ogni pensiero, la moto sembra piegarsi da sola grazie alle sue ottime doti ciclistiche ed è come se volesse saziare tutta la voglia di percorrere chilometri e danzare tra le curve.
Percorro il tragitto con il sorriso stampato sotto la visiera, sento Vale dietro di me che ride per quanto si sta divertendo.
Impostare la curva, scendere in piega, rialzarsi repentinamente per frenare ed impostare la successiva, dopodichè un'esse veloce e nuovamente in piega… Superlativo!
La parete rocciosa che sale verticale alla nostra sinistra e lo strapiombo verso il Trebbia alla nostra destra: sembra uno di quei sogni da cui non vuoi più svegliarti ma è la realtà e presi da questa eccitazione ci fermiamo continuamente a fare foto.
Nel frattempo transitano altri motociclisti che ci guardano incuriositi mentre sfrecciano a velocità folli, andare in moto non significa solo pennellare curve e spalancare il gas, significa anche scoprire posti nuovi, luoghi che non avresti mai detto esistessero a pochi chilometri da te, ricchi di storia, arte e natura.
Torriglia può esser considerata la fine della strada: nell'aria si comincia a sentire quella contaminazione marina tipica della liguria e allora ci incamminiamo verso il passo della Scoffera, una strada tortuosa da un manto stradale piuttosto malconcio e animato da molte moto di passaggio tra cui motard imprendibili su queste strade.
Butto un occhio sull'orologio indicato sul display, caspita è già la "mezza"!
Non ci fermiamo un attimo e continuiamo in direzione di Recco e qui scopriamo la vastità dell'appennino ligure: quello che pareva come una probabile mezz'ora di strada sulla mappa si è trasformata in un ora e mezza di curve e curve e ancora curve su è giù per altopiani e paesini sperduti.
Tanti animali, tra cui simpatici cerbiatti, continuano ad attraversare la strada, in compenso l'asfalto è ottimo e la guida è una goduria.
I polsi e schiena però sono oramai affaticati, i "gridi" di Vale, prima di gioia, si sono trasformati in lamenti.
Il mio sguardo continua a guardare verso l'orizzonte in cerca del mare ma si vedono solo montagne.
Attraversiamo Uscio, simpatico borgo circondato da panorami mozzafiato, foreste fitte ed una natura rigogliosa che mano a mano si lascia invadere dal profumo di salsedine liberato dal mare che poco a poco comincia finalmente ad apparire all'orizzonte.
Recco, città fondata dai liguri e successivamente conquistata dai romani, ebbe un grande sviluppo sotto l'egemonia genovese nel XIV secolo, culminato con invasioni e saccheggi dei pirati saraceni.
Il periodo più tragico però fu durante la seconda guerra mondiale quando la città venne distrutta per il 90% dai bombardamenti alleati.
Oggi si presenta come una città molto accogliente, con un grazioso lungomare cosparso di ristoranti, bar e le tipiche panetterie dove si può gustare la focaccia tipica di Recco.
I nostri stomaci brontolano dalla fame e quindi ne approfittiamo per rimpinzarci della focaccia fantastica che viene sfornata ogni giorno.
Una passeggiatina e un momento di relax sulla spiaggia sono d'obbligo, portarsi però dietro zaini, caschi, guanti, giubbotto e paraschiena non è il massimo della comodità data anche la temperatura ed il sole cocente…
Ma in qualche modo siamo riusciti ad adeguarci ed addirittura a prendere un pò di sole.
Una valle ricca di storia: secoli addietro secondo gli storici Annibale, quando invase la penisola, inflisse una pesante sconfitta all'esercito romano che invano tentò di fermarne l'avanzata per questo nodo strategico di estrema importanza ed i vari castelli e torri difensive lo testimoniano.
Dal punto di vista panoramico non basterebbero milioni di foto e parole per descriverne la bellezza, pare un canyon con le rocce a strapiombo ed il Trebbia che scorre a fondo, proseguendo l'erosione che per millenni ha scavato questa valle con le sue acque cristalline.
La sua natura incontaminata, il profumo degli alberi ed i loro germogli appena sbocciati, il sole caldo ed il cielo terso ci fanno apprezzare l'intero paesaggio in tutta la sua bellezza.
La strada e la guida qui non hanno "rivali": tortuosa da capogiro, segue l'andatura della montagna disegnando curve che sembrano create apposta per il divertimento del motociclista.
Un asfalto buono nella sua complessità permette di mantenere una guida allegra per godersi ogni centimetro di manto stradale, ma è continuo il susseguirsi di curve, tornanti, esse veloci e cambi di direzione repentini che non danno un attimo di pace.
La mente è sgombra da ogni pensiero, la moto sembra piegarsi da sola grazie alle sue ottime doti ciclistiche ed è come se volesse saziare tutta la voglia di percorrere chilometri e danzare tra le curve.
Percorro il tragitto con il sorriso stampato sotto la visiera, sento Vale dietro di me che ride per quanto si sta divertendo.
Impostare la curva, scendere in piega, rialzarsi repentinamente per frenare ed impostare la successiva, dopodichè un'esse veloce e nuovamente in piega… Superlativo!
La parete rocciosa che sale verticale alla nostra sinistra e lo strapiombo verso il Trebbia alla nostra destra: sembra uno di quei sogni da cui non vuoi più svegliarti ma è la realtà e presi da questa eccitazione ci fermiamo continuamente a fare foto.
Nel frattempo transitano altri motociclisti che ci guardano incuriositi mentre sfrecciano a velocità folli, andare in moto non significa solo pennellare curve e spalancare il gas, significa anche scoprire posti nuovi, luoghi che non avresti mai detto esistessero a pochi chilometri da te, ricchi di storia, arte e natura.
Torriglia può esser considerata la fine della strada: nell'aria si comincia a sentire quella contaminazione marina tipica della liguria e allora ci incamminiamo verso il passo della Scoffera, una strada tortuosa da un manto stradale piuttosto malconcio e animato da molte moto di passaggio tra cui motard imprendibili su queste strade.
Butto un occhio sull'orologio indicato sul display, caspita è già la "mezza"!
Non ci fermiamo un attimo e continuiamo in direzione di Recco e qui scopriamo la vastità dell'appennino ligure: quello che pareva come una probabile mezz'ora di strada sulla mappa si è trasformata in un ora e mezza di curve e curve e ancora curve su è giù per altopiani e paesini sperduti.
Tanti animali, tra cui simpatici cerbiatti, continuano ad attraversare la strada, in compenso l'asfalto è ottimo e la guida è una goduria.
I polsi e schiena però sono oramai affaticati, i "gridi" di Vale, prima di gioia, si sono trasformati in lamenti.
Il mio sguardo continua a guardare verso l'orizzonte in cerca del mare ma si vedono solo montagne.
Attraversiamo Uscio, simpatico borgo circondato da panorami mozzafiato, foreste fitte ed una natura rigogliosa che mano a mano si lascia invadere dal profumo di salsedine liberato dal mare che poco a poco comincia finalmente ad apparire all'orizzonte.
Recco, città fondata dai liguri e successivamente conquistata dai romani, ebbe un grande sviluppo sotto l'egemonia genovese nel XIV secolo, culminato con invasioni e saccheggi dei pirati saraceni.
Il periodo più tragico però fu durante la seconda guerra mondiale quando la città venne distrutta per il 90% dai bombardamenti alleati.
Oggi si presenta come una città molto accogliente, con un grazioso lungomare cosparso di ristoranti, bar e le tipiche panetterie dove si può gustare la focaccia tipica di Recco.
I nostri stomaci brontolano dalla fame e quindi ne approfittiamo per rimpinzarci della focaccia fantastica che viene sfornata ogni giorno.
Una passeggiatina e un momento di relax sulla spiaggia sono d'obbligo, portarsi però dietro zaini, caschi, guanti, giubbotto e paraschiena non è il massimo della comodità data anche la temperatura ed il sole cocente…
Ma in qualche modo siamo riusciti ad adeguarci ed addirittura a prendere un pò di sole.
Piccoli paradisi dietro l'angolo
Il tempo vola e dobbiamo ripartire: è un vero peccato lasciare questo posto.
La strada del ritorno prevede di percorrere la statale SS 35 del Passo dei Giovi fino a Serravalle Scrivia per poi svoltare verso Gavi e successivamente puntare su Ovada per immettersi nell'autostrada.
La statale 35 è un collegamento meno arduo rispetto al passo della Bocchetta, viene riconosciuta dalla geologia come il punto di separazione tra le Alpi e gli Appennini.
Il tracciato è molto divertente anche se presenta un traffico elevato e attraversa molti centri abitati; quindi disincanta un pò dalla guida sportiva.
In prossimità di Serravalle Scrivia si svolta a destra per Gavi, cittadina sviluppatasi nel segno di guerre e assedi, contesa da ogni genere di popoli, dai liguri ai romani ai genovesi fino ai Savoia.
Il forte settecentesto è testimonianza del passato bellico, oggi è sede di un museo; il comune oggi presenta un centro storico vivace e questo ci è bastato per sederci in uno dei graziosi bar e riprendere un pò le forze.
Seguendo la strada per Ovada il paesaggio intorno a noi si espande fino a farci ammirare le magnifiche colline dell'alto Monferrato colorate dai raggi del sole oramai sul punto di tramontare.
I contadini sono di ritorno dai campi e l'aria comincia a divenir fresca, Ovada ci accoglie in un clima trafficato da coloro che tornano a casa dal lavoro o da scuola, l'autostrada è il collegamento ideale per tornare a casa.
Cosa ci ha insegnato questo viaggio?
L'Italia è un paese fantastico: ogni angolo in cui ti giri o percorri "regala" secoli di storia che trasudano dalle pareti e borghi che evocano un passato glorioso o decisivo per aver scritto la storia di un popolo o di una nazione.
Non bisogna percorrere migliaia di chilometri per scoprire posti nuovi ricchi di storia, perchè quelli che più ci sorprendono sono i luoghi dietro l'angolo di casa.
Sono mondi a sè che emanano un passato, circondati da una natura prosperosa, percorsi da strade capaci di esaltare ogni senso del nostro corpo, caratterizzati da una cucina che sazia ogni genere di stomaci e panorami che ti catturano e afferrano come una mano prepotente, da cui però non distoglieresti mai lo sguardo.
La strada del ritorno prevede di percorrere la statale SS 35 del Passo dei Giovi fino a Serravalle Scrivia per poi svoltare verso Gavi e successivamente puntare su Ovada per immettersi nell'autostrada.
La statale 35 è un collegamento meno arduo rispetto al passo della Bocchetta, viene riconosciuta dalla geologia come il punto di separazione tra le Alpi e gli Appennini.
Il tracciato è molto divertente anche se presenta un traffico elevato e attraversa molti centri abitati; quindi disincanta un pò dalla guida sportiva.
In prossimità di Serravalle Scrivia si svolta a destra per Gavi, cittadina sviluppatasi nel segno di guerre e assedi, contesa da ogni genere di popoli, dai liguri ai romani ai genovesi fino ai Savoia.
Il forte settecentesto è testimonianza del passato bellico, oggi è sede di un museo; il comune oggi presenta un centro storico vivace e questo ci è bastato per sederci in uno dei graziosi bar e riprendere un pò le forze.
Seguendo la strada per Ovada il paesaggio intorno a noi si espande fino a farci ammirare le magnifiche colline dell'alto Monferrato colorate dai raggi del sole oramai sul punto di tramontare.
I contadini sono di ritorno dai campi e l'aria comincia a divenir fresca, Ovada ci accoglie in un clima trafficato da coloro che tornano a casa dal lavoro o da scuola, l'autostrada è il collegamento ideale per tornare a casa.
Cosa ci ha insegnato questo viaggio?
L'Italia è un paese fantastico: ogni angolo in cui ti giri o percorri "regala" secoli di storia che trasudano dalle pareti e borghi che evocano un passato glorioso o decisivo per aver scritto la storia di un popolo o di una nazione.
Non bisogna percorrere migliaia di chilometri per scoprire posti nuovi ricchi di storia, perchè quelli che più ci sorprendono sono i luoghi dietro l'angolo di casa.
Sono mondi a sè che emanano un passato, circondati da una natura prosperosa, percorsi da strade capaci di esaltare ogni senso del nostro corpo, caratterizzati da una cucina che sazia ogni genere di stomaci e panorami che ti catturano e afferrano come una mano prepotente, da cui però non distoglieresti mai lo sguardo.
Piccoli paradisi dietro l'angolo
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