I viaggi dei lettori
Un giro in Corsica
Più di una settimana sull’Ile de Beauté, un itinerario di quasi 1.500 chilometri alla scoperta di questo angolo di paradiso in mezzo al Mediterraneo
di Fabio DiPietro
Una baia lungo Cap Corse
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Si è lei, la Corsica, una delle più belle, forse la più bella isola del Mediterraneo.
Chiamata l'Ile de Beauté dai francesi, Kalliste dai greci, la montagna in mezzo al mare da altri, quest'isola lascia stregato chiunque ci metta piede (o ruote sopratutto).
Chiunque ci è stato sicuramente ci tornerà, ci porterà altra gente.
Sarà per quel forte odore di macchia mediterranea che si respira girovagando tra quelle stradine di costa tortuose più che mai, sarà per la bellezza delle sue foreste, delle sue strette gole, per la sua ricchezza d'acqua dolce, per le sue bellissime coste frastagliate e impervie, per le sue bellissime spiagge da cartolina o per la sua storia tumultuosa, insomma, è una terra che si fa amare.
Era da tempo che volevo tornarci: finalmente il desiderio si realizza, tantopiù che stavolta sono in sella al mio fido destriero (72.700 km all'attivo).
La partenza è fissata per il 25 aprile 2006, su traghetto Corsica Ferries da Livorno per Bastia.
Dato il periodo favorevole (la primavera) potrete veramente gustarvi l'isola in tutto il suo splendore. Niente è stato programmato, nessun albergo prenotato, si va all'avventura, proprio come deve esser fatto un vero viaggio in moto, senza legami, senza vincoli, senza tabelle di viaggio prefissate, solo obiettivi e cioè percorrere il periplo dell'isola ed esplorare le sue bellissime e strette valli interne, le sue magnifiche foreste, le impervie gole, i suoi siti preistorici.
Si sbarca a Bastia alle ore 13:00 in perfetto orario, si trova subito alloggio nei pressi di Bastia per permettere così il giro del "dito", Cap Corse, scarico dai bagagli.
Da Bastia verso St. Florent attraverso il Col de Teghime e dritto su a Nord verso Nonza direzione Centuri.
Ma ben presto ecco il primo imprevisto della giornata, un tratto di sterrato poco pratico per una sportiva come il mio CBR-F, mi fa quasi pensare a tornare indietro ma indietro non si torna mai.
La strada che costeggia il lato occidentale di Cap Corse è molto stretta rispetto a quella del lato ad oriente che è più guidato e più veloce. Si susseguono i piccoli centri abitati di Nonza, Marine d'Albo, Marinca, Minerbio, fino ad arrivare a Centuri, si valica qualche piccolo colle come il Col de Serra ed il Col di St. Nicolas, per arrivare così a Macinaggio, centro abitato sulla punta orientale di Cap Corse.
La strada diventa bellissima da guidare, si ha il mare a sinistra e il perfetto asfalto garantisce un grip che solo le strade francesi assicurano, ma non esagerare è un dovere.
Si passa per Santa Severa, Marine di Pietracorbara, Erbalunga e Miomo per concludere il giro del "dito" a Bastia.
Il giorno seguente si comincia a scendere verso Sud, da Bastia lungo la veloce e troppo rettilinea N 193 fino a Casamozza dove si svolta a destra verso Ponte Leccia per poi proseguire verso Francardo e Corte dove la N 193 comincia ad animarsi in splendide curve verso il Col di Vizzavona, ma a Vivario decido di svoltare in direzione Ghisoni per la stretta D 69 del Col de Sorba (m. 1311). La strada si snoda attraverso la foresta di Sorba, devastata recentemente da un incendio, gli alberi hanno quasi tutti il tronco bruciato.
E' veramente un peccato vedere questa foresta distrutta dagli incendi. Da Ghisoni a sinistra per la D 334 che passa per il Defilè des Strette e poi il Defilè de l'Inzecca che sono due strette gole, si scende a Ghisonaccia per riprendere la N 198 che è piatta e monotona fino a Solenzara dove comincia un po’ ad animarsi per arrivare a Porto Vecchio dove mi fermo 2 notti per fare la bellissima Foresta de l'Ospedale e le guglie di Bavella a Nord e Bonifacio e le sue magnifiche scogliere a Sud.
La mattina seguente il cielo non promette niente di buono, guardando verso l'interno si scorgono nuvole nere, cariche di pioggia.
Allora decido di rimandare il giro per Bavella nel pomeriggio, dato che a Sud verso Bonifacio il tempo sembra essere più clemente.
E così è, Bonifacio e le sue scogliere bianche e maestose, a picco sul mare, lasciano quasi a bocca aperta per la loro notevole bellezza.
Il vento ha saputo modellarle nel corso del tempo.
Si rientra per pranzo a Porto Vecchio e di pomeriggio il cielo si è magicamente aperto verso l'interno, allorchè mi dirigo per la tortuosa D 368 direzione Zonza, che attraversa la verdissima Foresta de l'Ospedale che valica nel suo punto più alto la Bocca d'Illarata (m. 911).
La foresta è ricca di pini larici. Da Zonza si comincia a salire al Col di Bavella (m. 1218) dove si ha una bella veduta sulle famose guglie di Bavella.
Passando per il Col di Larone (m. 608) si scende a Solenzara, si ripete il tratto di costa della N 198 fino a Porto Vecchio che regala belle viste sul mare.
Il giorno dopo si parte sulla N 197 per l'Ile Rousse, Ponte Leccia e Francardo dove si svolta a destra per la D 84 che passa per la stretta gola della Scala di Santa Regina, Calacuccia, Foresta del Valdo Niello, Col de Vergio (m. 1477), in discesa attraverso la Foresta di Aitone fino ad Evisa e giù ancora fino a Porto.
Si ripassa per le Calanche di Piana, Cargese da dove si prende a sinistra la D 70 del Col de Sevi (m. 1272) per tornare ad Evisa, ripercorro le foreste di Aitone e Valdo Niello in senso contrario a quello dell'andata, barrage di Calacuccia, ancora Scala di Santa Regina, Ponte Leccia, Ile Rousse e Calvi.
Il giorno seguente in direzione Bastia percorro la D 81 per il deserto degli Agriati.
La strada è molto bella da guidare, tutta seconda e terza fino a St. Florent, si sale al Col de Teghime (m. 536) per scendere a Bastia dove alle ore 15:00 parte il traghetto per Livorno.
I km totali sono stati 2.000 circa e se si escludono le tratte Roma-Livorno-Roma i km effettivi in terra di Corsica sono stati 1.400. La gomma posteriore è ormai ridotta uno straccio.
L'Aurelia fino a Roma è abbastanza noiosa, siamo finalmente a casa e ... piccolo imprevisto, davanti all'hotel Ergife in partenza da un semaforo ecco che si rompe il filo della frizione.
Ma tanto la strada fino a casa è breve e mi diletto nella guida senza frizione.
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