I viaggi dei lettori
Siamo andati nel Casentino
L'eremo di Camaldoli, il santuario della Verna e il Casentino: fuga dalla città nei luoghi del silenzio
di Alessandro Bellucci, foto di Laura Panciatici e Alessandro Bellucci
A volte, dopo intense giornate di lavoro, passate a discutere, a cercare un compromesso, a incontrare e parlare con un sacco di gente, viene la voglia di isolarsi, di allontanarsi dai ritmi frenetici della vita cittadina, bene: per raggiungere questo scopo basta una moto, una compagna (se c'è meglio, altrimenti se ne può fare anche a meno, la moto è un veicolo “individuale”) con la quale dividere emozioni e programmi di viaggio, una cartina e un posto giusto dove andare, non è necessario che questo sia nel deserto del Tenerè o a Capo Nord, in Toscana c'è tutto quello che si vuole...
Prendendo spunto dalla lettura di uno dei volumetti "Curve&Tornanti", ho visto che nel mezzo della Toscana ci sono due luoghi sacri immersi nel verde e a due passi dalle foreste casentinesi, sono l'Eremo e Monastero di Camaldoli e il Monte della Verna, Santuario Francescano, entrambi in provincia di Arezzo, quindi cartina alla mano e seguendo l'itinerario proposto da Curve&Tornanti n. 1 nel Casentino ho visto che la cosa si poteva benissimo fare in un week-end.
Ecco come è andata.
La mattina del sabato siamo andati in garage a prendere la nostra moto, l'Aprilia Pegaso Cube era lì pronta ad aspettarci, già con il bauletto posteriore e il pieno nel serbatoio, quindi fissate le borse laterali e quella da serbatoio, con cartine bene in evidenza, siamo partiti da Livorno alle 8.30 seguendo le indicazioni per Firenze; con la A11 e la A1 arriviamo velocemente a Firenze sud, lasciata l'autostrada si segue per Pontassieve e poco dopo troviamo la segnaletica per il Passo della Consuma, arrivati alla baracchina del Passo ci concediamo una pausa caffè, quindi ripartiamo sapendo che da lì in poi saranno strade stupende, piene di curve e controcurve con paesaggi bellissimi a farci da contorno.
Continuando per la strada N 70 che scende dal Passo, seguiamo per Poppi, qui troviamo le indicazioni per Camaldoli, iniziamo a salire immersi nella vegetazione, l'aria si fa fresca, il traffico già molto scarso scompare, siamo nella riserva del Monte Falterona-Campigna, dopo alcuni tornanti arriviamo all'Eremo, questo e il Monastero di Camaldoli, che dà il nome alla “Congregazione Camaldolese dell'Ordine di san Benedetto”, contano nove fondazioni e cento monaci in tutto; ancora oggi, nel terzo millennio, il loro scopo è quello della vita monastica secondo la Regola benedettina e gli antichi statuti camaldolesi.
Le figure che aiutano a comprendere Camaldoli e le regole della solitudine, della comunione e dell'ospitalità sono tre: la figura del monaco, che è antica e sfida la modernità, la figura di Benedetto, padre del monachesimo occidentale e quella di Romualdo, monaco ed eremita dell'anno mille. Dopo una breve visita alle antiche celle dei monaci, rimontiamo in moto e proseguendo per pochi tornanti arriviamo al Monastero, edificio che ospita anche la Foresteria. La fame comincia comunque a farsi sentire e ci concediamo un pranzo in un ristorante all'aperto di una delle antiche pensioni ancora oggi in funzione.
Siamo un'altra volta in moto, risalita la strada per l'Eremo, prendiamo uno sterrato, ampio e facile aperto al normale traffico, che attraverso il Passo Fangacci ci porta a Badia Prataglia, dove pernotteremo, ma abbiamo di fronte a noi ancora diverse ore di sole, quindi come previsto proseguiamo per Corezzo, Montefatucchio e in meno di mezz’ora siamo al Santuario della Verna, a 1283 m, l'edificio è veramente imponente e arroccato a strapiombo su una roccia, la Verna è considerata montagna sacra della contemplazione francescana, detta anche "Calvario serafico", qui nel settembre 1224 Francesco d'Assisi ricevette "l'ultimo sigillo" delle stimmate, la montagna è ricca di bellezze naturali e di opere d'arte, da quasi otto secoli è centro di attrazione e irradiazione del messaggio francescano di Pace e Fraternità universale.
Il luogo richiederebbe una sosta più lunga, ma noi iniziamo a sentire la stanchezza della giornata, torniamo quindi per la stessa strada raggiungendo Badia Prataglia all'ora di cena, scaricata la moto, in pochi minuti siamo già con le gambe sotto il tavolino, la cucina è semplice ma curata, prendiamo un caffè in paese e poi a letto, ci attende domani una lunga giornata nelle foreste casentinesi.
Sveglia di buon ora, veloce doccia, ricca colazione e alle 9.30 siamo gia partiti in sella alla nostra Pegaso Cube, considerando che percorreremo per buon parte strade sterrate regolo il precarico dell'ammortizzatore e sgonfio appena gli pneumatici, fatta benzina al self-service dell'unico distributore di Badia Prataglia seguendo la strada N 71 superiamo il Passo dei Mandrioli, poi Bagno di Romagna, Colle del Carnaio e quindi Santa Sofia, il primo paese che fa parte del giro, seguiamo per Camposonaldo, iniziano gli sterrati, al cartello del paese proseguiamo dritti e raggiungiamo Sant'Agata in Montalto, scendendo una strada un tempo asfaltata, ora completamente rovinata dal gelo arriviamo a Premilcuore, paesino che merita almeno una sosta caffè.
Seguendo la strada N 9 dopo 5 km prendiamo a sinistra per Fiumicello, siamo rientrati nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, proseguiamo per Corniolo, da qui la SS N 310 in direzione Santa Sofia fino a Isola dove deviamo per Ridracoli, riprende lo sterrato, poi Strabatenza, Poggio alla Lastra e quindi ritroviamo l'asfalto a Santa Sofia dove termina il giro ad anello delle Foreste.
Abbiamo visto paesaggi stupendi, immersi nel verde e nel silenzio, nonostante fosse domenica non abbiamo incontrato altre moto sul percorso, ma soltanto escursionisti a piedi, proprio per questo è necessario adottare una guida prudente nel rispetto di se stessi e di chi quelle zone se le vuole gustare camminando con zaino in spalla, durante il tragitto che deve essere percorso in senso antiorario, proprio come ho descritto nelle mie note, perché alcuni sterrati sono a senso unico, ci sono molte divagazioni con stradine che si inoltrano nel bosco, purtroppo terminano tutte con una sbarra della forestale in fondo e siamo obbligati a ritornare indietro, almeno non c'è pericolo di perdersi…
La mattina è andata, cerchiamo quindi un posto dove mangiare e ci fidiamo dei consigli riportati sullo speciale "Itinerari Italiani" di Motociclismo del 2001, dove è ben descritto un giro simile a questo, non rimarremo delusi pranzando a "Il Cervo" in Sant'Agata in Montalto, simpatico e rustico l'ambiente: ti metti a sedere e trovi già un fiasco di vino rosso sul tavolo, poi senza chiederti niente iniziano con le portate, antipasti, primi, secondi, tutta cucina di montagna in un ambiente gradevole e familiare.
Ci rimane il pomeriggio, decidiamo come previsto di godercelo alla grande e cartina alla mano ci dirigiamo verso il mitico Passo del Muraglione, da Sant'Agata ripercorrendo in parte la strada fatta al mattino seguiamo per Premilcuore, qui deviamo a destra per la strada N 67, quindi San Benedetto in Alpe e dopo pochi stupendi tornanti arriviamo al Passo, breve sosta rituale, poi ancora in moto per tornare a casa, San Godenzo, Dicomano, Pontassieve e siamo di nuovo all'entrata di Firenze sud della A11, percorrendo da qui la stessa strada dell'andata siamo a casa al tramonto, stanchi, ma felici per la bella esperienza vissuta.
Pernottamento, cena e colazione: Hotel Bellavista, via Nazionale 34 - Badia Prataglia tel 0575.559011, ambiente semplice, cucina casalinga, lire 85.000 a persona.
Mangiare: da non perdersi "Il Cervo" in Sant'Agata in Montalto, tel. 055.956941, lire 30/35.000.
Cartografia: Curve & Tornanti n.1, Guida per motociclisti all'Appennino Tosco- Romagnolo. Toscana, Grande carta stradale d'Italia del Touring Club Italiano; Carta del Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna (acquistabile sul posto). Per il solo giro nelle Foreste Casentinesi utile la lettura dello speciale di Motociclismo "Itinerari Italiani" del 2001.
Il periodo migliore ritengo siano i mesi di giugno, luglio, agosto e settembre, si evita in questo modo di trovare fango sulle strade, inoltre si gode con maggior piacere il fresco di queste zone, una qualsiasi moto da enduro, anche granturismo va bene, la guida non richiede particolare perizia, e con un minimo di attenzione si possono percorrere tutti gli sterrati in coppia e con moto carica di bagagli, si invita, particolarmente a Camaldoli e la Verna, a rispettare il silenzio consigliato dalle caratteristiche dei luoghi e da chi ci vive 12 mesi l'anno.
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