Lombardia
Il Passo Crocedomini
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Un itinerario che ci permetterà di raggiungere uno dei più belli e impegnativi valichi dell'arco alpino. 170 chilometri lungo le statali alla scoperta di una Lombardia poco conosciuta. Gallery fotografica e road book da scaricare
Il giro proposto in quest'occasione va affrontato, nei mesi più freddi, con un abbigliamento adatto alle basse temperature e prima di partire è meglio informarsi se tutti i passi che si devono attraversare sono aperti al transito. Si tratta del Passo Crocedomini, in alta Val Camonica, in mezzo ai due laghi lombardi Iseo e Idro. Essendo posto in una posizione facilmente raggiungibile, molte sono le strade che si possono percorrere per giungere al passo.
In base al tempo a disposizione e alla voglia d'investirne nel trasferimento, si possono scegliere diversi percorsi, in ogni caso tutti molto validi. Il più rapido è quello che si può fare seguendo l'A4 fino a Brescia Ovest e percorrere la superstrada della Val Camonica fino a Breno per poi dirigersi al passo. E' sicuramente quello che permette di risparmiare tempo ma si perde gran parte delle bellezze offerte dal giro. Per i motociclisti provenienti da ovest il tragitto più breve è quello che parte dal casello dell'A4 di Seriate per poi arrivare a Breno tramite la statale che costeggia il lago d'Endine, passando da Darfo. La terza alternativa, quella che consigliamo, è di uscire al casello di Rovato e giungere a Breno passando da Iseo. Quest'ultimo è il tragitto più lento ma quello che offre più attrattive paesaggistiche e una guida rilassata, più adatta allo scopo di visitare posti particolari che non staccare il tempo sul giro.
Dal casello di Rovato si giunge a Iseo attraversando la Franciacorta conosciuta all'estero per la sua produzione di vino d'alta qualità. E' una zona molto particolare che alterna ampie spianate a basse colline coperte da filari di vitigni per la produzione enologica. Il tutto è accompagnato dalla presenza di edifici dalla caratteristica architettura rurale dei secoli scorsi e case dei vecchi proprietari terrieri della zona di pregevole interesse artistico. Storicamente in questa zona si accamparono i Franchi quando tentarono di conquistare Brescia. Così probabilmente l'origine del nome attuale. Da qui si giunge a Iseo, dove ci si può concedere due passi sul lungo lago nelle vie limitrofe, e approfittarne per sgranchirsi le gambe in previsione del tratto di strada che si deve affrontare per arrivare a Breno. Dopo una rapida visita al paese si prosegue verso il Crocedomini percorrendo la vecchia statale che costeggia il lago passando dai vari paesi affacciati sulla sponda del Sebino. Tra questi troviamo Sulzano, punto di partenza dei traghetti diretti a Montisola, l'isola lacustre più grande in Europa. Le caratteristiche che la rendono particolare sono: la vastità della sua superficie e la quasi totale assenza di traffico automobilistico. Sull'isola ci si muove col minibus, il solo mezzo a disposizione che attraversa le strette viuzze dei centri abitati ad una velocità incredibile e con una precisione degna di un cecchino di professione. Data la difficoltà a traghettare le vetture sull'isola e la dimensione ridotta di quest'ultima non si ha la necessità di avere un'auto per giungere da un capo all'altro; il risultato è la totale assenza di traffico privato. Questo permette di visitare i caratteristici borghi dei pescatori con discreta sicurezza.
Dal casello di Rovato si giunge a Iseo attraversando la Franciacorta conosciuta all'estero per la sua produzione di vino d'alta qualità. E' una zona molto particolare che alterna ampie spianate a basse colline coperte da filari di vitigni per la produzione enologica. Il tutto è accompagnato dalla presenza di edifici dalla caratteristica architettura rurale dei secoli scorsi e case dei vecchi proprietari terrieri della zona di pregevole interesse artistico. Storicamente in questa zona si accamparono i Franchi quando tentarono di conquistare Brescia. Così probabilmente l'origine del nome attuale. Da qui si giunge a Iseo, dove ci si può concedere due passi sul lungo lago nelle vie limitrofe, e approfittarne per sgranchirsi le gambe in previsione del tratto di strada che si deve affrontare per arrivare a Breno. Dopo una rapida visita al paese si prosegue verso il Crocedomini percorrendo la vecchia statale che costeggia il lago passando dai vari paesi affacciati sulla sponda del Sebino. Tra questi troviamo Sulzano, punto di partenza dei traghetti diretti a Montisola, l'isola lacustre più grande in Europa. Le caratteristiche che la rendono particolare sono: la vastità della sua superficie e la quasi totale assenza di traffico automobilistico. Sull'isola ci si muove col minibus, il solo mezzo a disposizione che attraversa le strette viuzze dei centri abitati ad una velocità incredibile e con una precisione degna di un cecchino di professione. Data la difficoltà a traghettare le vetture sull'isola e la dimensione ridotta di quest'ultima non si ha la necessità di avere un'auto per giungere da un capo all'altro; il risultato è la totale assenza di traffico privato. Questo permette di visitare i caratteristici borghi dei pescatori con discreta sicurezza.
Da Breno al Passo Crocedomini
Proseguendo il nostro giro percorriamo la strada costiera ammirando i paesi che, a seconda dell’ora e della luce, assumono un fascino particolare. Se si ha la fortuna di trovare una giornata con cielo terso non è difficile vedere la sponda opposta con le sue rocce a picco sul lago e le insenature create dall’erosione dello scioglimento dei ghiacciai. Le ricerche recentemente effettuate stabiliscono che l’origine del lago è stata provocata da un’enorme massa di ghiaccio staccatasi dalle montagne dell’alta valle e scivolata verso la pianura. Un successivo scioglimento dello stesso ha creato l’ampia depressione che, oggi, si vede coperta d’acqua. Questo ha determinato il profilo irregolare delle sponde, creando un circuito naturale ricco di curve che sicuramente i motociclisti apprezzano. Soprattutto sulla sponda occidentale al termine del tratto di strada lacustre comincia la parte meno divertente del giro, poichè si è costretti a guidare in un paesaggio che non offre spunti particolari, considerando anche la presenza di grossi insediamenti industriali.
Attraversiamo Boario Terme, famoso centro noto per le sue acque termali particolarmente indicate a chi ha problemi epatici e giungiamo a Breno da dove parte la strada che porta al Crocedomini.
Il primo tratto di salita ha una carreggiata abbastanza stretta e ripida che si allarga dopo aver superato le abitazioni più periferiche. Le buone condizioni dell’asfalto permettono di prendere confidenza fin da subito con l’impegno nella guida per affrontare la strada che diventa sempre più divertente col passare dei chilometri.
Lasciato il paese alle spalle la strada si allarga su un’ampia valle ricca di vegetazione costituita dalle tipiche piante presenti a quest’altitudine. Dopo pochi chilometri ci si tuffa in un fitto bosco che nelle calde giornate d’estate si fa ulteriormente apprezzare per l’ombra delle piante. Si procede così per alcuni chilometri alternando il piacere della guida alla contemplazione del paesaggio, fino ad arrivare al limitare del bosco dove la natura assume un aspetto completamente diverso. Le piante ad alto fusto scompaiono e sono sostituite dalla vegetazione d’alta montagna che, essendo d'altezza ridotta, non ostacola la visione sugli ampi spazi montani e dà la possibilità di ammirare la maestosità dei rilievi che ci accompagnano nell’ascesa verso il passo.
Siamo così giunti al valico con il cartello che indica il punto più alto raggiunto in quest’occasione. Da lì parte un tragitto che, per chi ha un enduro, dà la possibilità di giungere in alta Val Trompia percorrendo la strada sterrata che conduce al Maniva. Non occorre essere esperti nella guida enduristica ma chi non ha la moto adatta potrebbe incontrare qualche difficoltà a percorrere il tratto sterrato. Ci concediamo una breve pausa per ammirare da fermi la maestosità delle creste montane presenti nei paraggi e approfittiamo della sosta per sgranchirci le gambe e far riposare i motori dei nostri mezzi.
Attraversiamo Boario Terme, famoso centro noto per le sue acque termali particolarmente indicate a chi ha problemi epatici e giungiamo a Breno da dove parte la strada che porta al Crocedomini.
Il primo tratto di salita ha una carreggiata abbastanza stretta e ripida che si allarga dopo aver superato le abitazioni più periferiche. Le buone condizioni dell’asfalto permettono di prendere confidenza fin da subito con l’impegno nella guida per affrontare la strada che diventa sempre più divertente col passare dei chilometri.
Lasciato il paese alle spalle la strada si allarga su un’ampia valle ricca di vegetazione costituita dalle tipiche piante presenti a quest’altitudine. Dopo pochi chilometri ci si tuffa in un fitto bosco che nelle calde giornate d’estate si fa ulteriormente apprezzare per l’ombra delle piante. Si procede così per alcuni chilometri alternando il piacere della guida alla contemplazione del paesaggio, fino ad arrivare al limitare del bosco dove la natura assume un aspetto completamente diverso. Le piante ad alto fusto scompaiono e sono sostituite dalla vegetazione d’alta montagna che, essendo d'altezza ridotta, non ostacola la visione sugli ampi spazi montani e dà la possibilità di ammirare la maestosità dei rilievi che ci accompagnano nell’ascesa verso il passo.
Siamo così giunti al valico con il cartello che indica il punto più alto raggiunto in quest’occasione. Da lì parte un tragitto che, per chi ha un enduro, dà la possibilità di giungere in alta Val Trompia percorrendo la strada sterrata che conduce al Maniva. Non occorre essere esperti nella guida enduristica ma chi non ha la moto adatta potrebbe incontrare qualche difficoltà a percorrere il tratto sterrato. Ci concediamo una breve pausa per ammirare da fermi la maestosità delle creste montane presenti nei paraggi e approfittiamo della sosta per sgranchirci le gambe e far riposare i motori dei nostri mezzi.
Dal Passo Crocedomini a Bagolino
Riprendiamo il nostro itinerario dirigendoci verso Idro, scollinando sul versante orientale del monte. Occorre procedere con cautela a causa della larghezza ridotta della sede stradale che in alcuni punti è priva di protezioni laterali. Questo ci permette di gustare pienamente il contatto diretto che si ha con la natura in particolare nel tratto che attraversa il bosco sul versante della montagna, sopra il lago d’Idro. Nelle vicinanze di Bagolino il fondo stradale irregolare con la presenza di buche, anche profonde, che, in alcuni casi creano dei cambiamenti di direzione repentini alla moto, rendono faticosa la guida. Ci concediamo, quindi, una breve pausa lungo il fiume Caffaro, in uno dei tanti spazi erbosi presenti lungo il corso d’acqua, facilmente raggiungibili dalla strada che si trova a pochi metri di distanza. Ci prepariamo così alla prova più difficile: affrontare la cucina casalinga con specialità del posto tutte a base del caratteristico formaggio di Bagolino: il Bagoss – traduzione letterale “proveniente da Bagolino”- conosciuto anche come “Grana Bresciano”. E’ un formaggio stagionato d’antica tradizione casearia tra i più pregiati della produzione nazionale e tutelato dal ministero delle politiche agricole e forestali. Gli è stato conferito il marchio Dop -Denominazione d’Origine Protetta-. E’ forse l’unico che può vantare di avere due versioni stagionali, estiva e invernale, con i sapori che cambiano a seconda del periodo in cui viene raccolto il latte. La produzione più pregiata è quella estiva che si ottiene dal latte delle mucche, tutte di razza Bruna alpina, che pascolano negli alpeggi d’altura presenti sulle montagne che circondano la valle Caffaro e lavorato nelle caratteristiche malghe con utensili di rame e legno, seguendo l’antica tradizione artigianale.
Terminato di pranzare alla Pizzeria “Il Nuovo Fiore”, ottimo equilibrio tra qualità e spesa, visitiamo il paese per smaltire le calorie accumulate con la cucina adatta per chi è abituato a lavorare in alta montagna nei mesi invernali con temperature costantemente vicino allo zero. Bagolino è conosciuto fuori dai confini della provincia bresciana anche per il suo carnevale, uno dei più antichi d’Italia, che risale ai primi anni del 1500. Secondo la tradizione il travestimento deve essere totale e, per non farsi riconoscere, nonostante le maschere sul volto, si altera anche la voce. Il carnevale qui si protrae per alcuni giorni con i protagonisti – i “Balarì”- che intonano melodie danzando per i vicoli del paese. Il centro storico è caratterizzato da viuzze strette che attraversano il nucleo abitato composto da tradizionali case in pietra, costruite seguendo le regole dell’architettura alpina dei secoli scorsi. Alcuni cenni storici citano la presenza umana nel territorio dal 8.000 a.c. Terminata la visita al paese riprendiamo il nostro giro dirigendoci verso il lago d’Idro per cominciare il tratto d’avvicinamento per il rientro.
Si percorre una stretta valle ricca di vegetazione alpestre con la strada che segue il procedere irregolare del fiume Caffaro nella sua discesa a valle. Si forma così un circuito naturale con il fondo stradale in ottime condizioni che consente andature vivaci senza rinunciare alla sicurezza; questo ci porta sulla statale del lago d’Idro. Questa è una strada di puro divertimento con la sua grande quantità di curve, un fondo stradale perfetto e la vista del lago come valore aggiunto. Unica nota negativa è rappresentata dal traffico domenicale che, nelle belle giornate estive, è particolarmente intenso, soprattutto negli orari di rientro.
Procedendo con cautela arriviamo alle Coste di Sant’Eusebio dove ci regaliamo l’ultima overdose di curve della giornata, accelerate e staccate. Conosciuta dai centauri bresciani e lombardi per la sua guidabilità, favorita da un asfalto in ottime condizioni e dalla larghezza della carreggiata, invita a una guida spedita, alcune volte sopra le righe ma la presenza massiccia delle forze dell’ordine ha ridimensionato le velleità di voler realizzare il tempo sul giro. Giunti a Brescia e terminato il nostro itinerario, imbocchiamo l’A4 per rientrare in città.
Terminato di pranzare alla Pizzeria “Il Nuovo Fiore”, ottimo equilibrio tra qualità e spesa, visitiamo il paese per smaltire le calorie accumulate con la cucina adatta per chi è abituato a lavorare in alta montagna nei mesi invernali con temperature costantemente vicino allo zero. Bagolino è conosciuto fuori dai confini della provincia bresciana anche per il suo carnevale, uno dei più antichi d’Italia, che risale ai primi anni del 1500. Secondo la tradizione il travestimento deve essere totale e, per non farsi riconoscere, nonostante le maschere sul volto, si altera anche la voce. Il carnevale qui si protrae per alcuni giorni con i protagonisti – i “Balarì”- che intonano melodie danzando per i vicoli del paese. Il centro storico è caratterizzato da viuzze strette che attraversano il nucleo abitato composto da tradizionali case in pietra, costruite seguendo le regole dell’architettura alpina dei secoli scorsi. Alcuni cenni storici citano la presenza umana nel territorio dal 8.000 a.c. Terminata la visita al paese riprendiamo il nostro giro dirigendoci verso il lago d’Idro per cominciare il tratto d’avvicinamento per il rientro.
Si percorre una stretta valle ricca di vegetazione alpestre con la strada che segue il procedere irregolare del fiume Caffaro nella sua discesa a valle. Si forma così un circuito naturale con il fondo stradale in ottime condizioni che consente andature vivaci senza rinunciare alla sicurezza; questo ci porta sulla statale del lago d’Idro. Questa è una strada di puro divertimento con la sua grande quantità di curve, un fondo stradale perfetto e la vista del lago come valore aggiunto. Unica nota negativa è rappresentata dal traffico domenicale che, nelle belle giornate estive, è particolarmente intenso, soprattutto negli orari di rientro.
Procedendo con cautela arriviamo alle Coste di Sant’Eusebio dove ci regaliamo l’ultima overdose di curve della giornata, accelerate e staccate. Conosciuta dai centauri bresciani e lombardi per la sua guidabilità, favorita da un asfalto in ottime condizioni e dalla larghezza della carreggiata, invita a una guida spedita, alcune volte sopra le righe ma la presenza massiccia delle forze dell’ordine ha ridimensionato le velleità di voler realizzare il tempo sul giro. Giunti a Brescia e terminato il nostro itinerario, imbocchiamo l’A4 per rientrare in città.
La tabella dei chilometraggi
Da non perdere
Franciacorta
Bornato: castello duecentesco che domina la pianura dall’alto di una collina. Interessante il “salone delle adunanze” decorato con affreschi di pregevole fattura.
Le ville signorili appartenute alle famiglie nobiliari della zona. Attualmente molte sono la sede delle industrie di produzione enologica apprezzata in tutto il mondo. Iseo
Castello: edificato nel primo millennio, rappresentava per Brescia un importante avamposto contro le invasioni barbariche. Distrutto dai Ghibellini nel 1288, fu ricostruito nel 1331 dagli Iseani alleati con i Visconti e gli Scaligeri. Palazzi del centro storico: Palazzo Rampinelli: con la facciata affrescata che si affaccia sulla piazza Garibaldi Palazzo Vantini imponente costruzione del ‘800 in piazza Garibaldi. Piramidi di terra: a pochi chilometri da Marone, paese sulle sponde del lago, si può ammirare il
raro fenomeno naturale. Si tratta di colonne di roccia morenica, sormontate da
enormi massi che fungono da cappello, create dall’erosione degli agenti
atmosferici.
Capo di Ponte
Parco nazionale delle incisioni rupestri: sito tutelato dall’Unesco, ha una superficie di circa
30.000 mq dove si può ammirare la più vasta raccolta
d’incisioni del periodo neolitico (IV millennio a.c.).
Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane Tel.
0364/42212-42140 Visite guidate.
Bornato: castello duecentesco che domina la pianura dall’alto di una collina. Interessante il “salone delle adunanze” decorato con affreschi di pregevole fattura.
Le ville signorili appartenute alle famiglie nobiliari della zona. Attualmente molte sono la sede delle industrie di produzione enologica apprezzata in tutto il mondo. Iseo
Castello: edificato nel primo millennio, rappresentava per Brescia un importante avamposto contro le invasioni barbariche. Distrutto dai Ghibellini nel 1288, fu ricostruito nel 1331 dagli Iseani alleati con i Visconti e gli Scaligeri. Palazzi del centro storico: Palazzo Rampinelli: con la facciata affrescata che si affaccia sulla piazza Garibaldi Palazzo Vantini imponente costruzione del ‘800 in piazza Garibaldi. Piramidi di terra: a pochi chilometri da Marone, paese sulle sponde del lago, si può ammirare il
raro fenomeno naturale. Si tratta di colonne di roccia morenica, sormontate da
enormi massi che fungono da cappello, create dall’erosione degli agenti
atmosferici.
Capo di Ponte
Parco nazionale delle incisioni rupestri: sito tutelato dall’Unesco, ha una superficie di circa
30.000 mq dove si può ammirare la più vasta raccolta
d’incisioni del periodo neolitico (IV millennio a.c.).
Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane Tel.
0364/42212-42140 Visite guidate.
Dove mangiare
via Siano 18/20 Bagolino Tel. 0365 99317.
E’ la pizzeria dove abbiamo gustato le specialità locali. Avendo fatto il giro in giornata, non siamo in grado di segnalare nessuna struttura dove poter alloggiare.
E’ la pizzeria dove abbiamo gustato le specialità locali. Avendo fatto il giro in giornata, non siamo in grado di segnalare nessuna struttura dove poter alloggiare.
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