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Liguria

Liguria: il Faiallo

Testo di Tiziana Crimella, foto di Roberto Mele il 20/10/2005 in Liguria

Poco meno di 80 chilometri, da percorrere in assoluta solitudine, secondo i propri ritmi di marcia e assecondando i sensi. E respirare aria di montagna, con un'inconfondibile contaminazione marina. Il road book da scaricare con la mappa e una gallery di

Liguria: il Faiallo
La solitaria strada che sale al Passo del Faiallo

E' la sua peculiarità, è ciò che rende questo monte affascinante e suggestivo: il Maestrale spinge le nuvole dal mare e il Faiallo si avvolge in una fitta nebbia, da cui emerge solo la cima, priva di arbusti o piante, coperta solo di prati incredibilmente verdi. Quando il vento smette di soffiare, il Faiallo si scopre.
In queste rare giornate di assoluta limpidezza è possibile ammirare tutta la costa da Portofino a Savona, lo sguardo può "arrivare" fino alla Corsica, alla pianura Padana e alla catena delle Alpi, dove spicca, ben visibile, il Monviso.

Dopo aver gironzolato un pò alla scoperta di Masone, di solito solo un nome sulla mappa autostradale, associato alla pioggia o alla colonna d'auto, si raggiunge la galleria del Turchino; dopo l'attraversamento, all'imbocco della SP73 del Faiallo, la strada si snoda in leggera salita con pochi tornanti lungo un solitario tratto boscoso; ma non appena si raggiunge il versante marino, la montagna si spoglia completamente.

Si entra così in quel magico paesaggio che, solo qui, e su nessun'altra montagna a ridosso del mar Ligure di ponente, riserva uno scenario assai affascinante, quasi astratto. Immensi prati verdissimi, tagliati solo dalla lunga strada che corre senza fatica verso il passo e una miriade di sentieri aperti da centinaia di pecore libere al pascolo. Le greggi si scorgono, infatti, appena sotto la carreggiata, tutte ordinate in lunghe file indiane: e compaiono quasi improvvisamente, quando le nuvole basse, mai dense, che avvolgono la montagna, concedono uno squarcio di cielo, di sole, di colore. Allora si accosta, si spegne il motore, si abbandona la sella e si aspetta.
Il paesaggio è capace di mutare un numero incredibile di volte in pochissimo tempo: il sole che esce dalle nuvole e queste che, subito dopo, si riprendono tutto quello che c'è intorno, regalano sfaccettature e angolazioni sempre diverse di ciò che si sta osservando.
Quando le nuvole avvolgono la strada, il motore caldo è un invito a ripartire: per fortuna l'asfalto è ottimo, la strada è molto ben conservata e, spesso, deserta e ciò consente di affrontare il tragitto con una relativa spensieratezza. Il passo tocca la quota di 1.061 metri, che si raggiungono facilmente percorrendo quello che sembra piuttosto un lungo nastro su un vasto pianoro con dislivelli appena percepibili.


La discesa sul lato opposto, riserva un ambiente un po' diverso: la strada corre in uno scenario alterna spazi aperti, a tratti chiusi nel bosco composto da vegetazione alpina mista a pini marittimi che sprigionano profumi molto intensi. Sì tocca solo un piccolo centro, diviso in due: Vara superiore e Vara inferiore.
Questi enormi spazi a densità abitativa bassissima, non devono però far pensare alla mancanza di iniziative socio culturali e di attrattive turistiche: infatti ogni piccola stazione, nel periodo estivo, propone eventi e serate a carattere eno-gastronomico.
Infine, vi sono aree picnic perfettamente attrezzate quasi ovunque: il consiglio è per chi si avventura da queste parti può tranquillamente riservare una borsa dell'equipaggiamento motociclistico a tutto l'occorrente per un pranzo sui prati.

Prima di raggiungere l’abitato di Urbe si attraversa il torrente Orba, (dalle curiose pozze d’acqua color rosso ruggine), in direzione Piampaludo.
La strada SP31 sale, stretta e ripida, in quota, costeggiando la gola del torrente. Guardarsi attorno è complicato, poiché il fondo stradale è piuttosto sconnesso sui tornanti in ripida pendenza, anche del 14%. Anche in questo tratto non s’incontrano abitazioni, forse una, e per chi ama la guida in solitudine, questo è sicuramente uno dei luoghi ideali. E’ così guidando secondo i propri ritmi, che si raggiunge Piampaludo, minuscolo borgo abbarbicato attorno ad una chiesa del XVII secolo. Il bar che s’incontra, accanto alla strada, con i tavolini all’aperto, ha dimenticato di voltare almeno trent' anni di pagine di calendario: e annuncia, ai pochi passanti, che qui il tempo si è davvero fermato. Oltre l’abitato, il paesaggio cambia nuovamente: un vasto pianoro si stende fino ai primi pendii del Monte Beigua, quello famoso per le decine e decine di antenne; all’imbocco della stretta strada per Prato Rotondo, in una vegetazione tipicamente alpina, fanno bella mostra di sé graziose case in pietra, i camini fumanti anche nei mesi più caldi.

Si attraversa il Parco Naturale Regionale del Beigua che comprende ambienti d’elevato interesse naturalistico, come la Torbiera del Laione.
Guidare in questo contesto è decisamente gratificante dal punto di vista della percezione sensoriale un po’ meno dal punto di vista della guida: il fondo è sempre piuttosto sconnesso, a volte con buche enormi, dovute probabilmente alle pessime condizioni climatiche dei lunghi inverni. Una volta scollinati, la strada scende per un primo tratto attraverso un bosco così fitto che non lascia quasi penetrare luce: una straordinaria boccata di fresco quando la colonnina di mercurio impedisce di respirare. Tra piacevoli saliscendi, si raggiunge Prato Rotondo, a quota 1.108 m, forse il punto migliore di tutto il tragitto per una sosta, sia per pranzare, che per sgranchirsi un pò le gambe, ma anche per raccogliere informazioni sul Parco del Beigua.
Da percorrere in fretta, invece, il tratto più alto del Beigua: il santuario Regina Pacis è stato letteralmente fagocitato dalle antenne; poco più sotto, l’albergo ristorante Beigua è – purtroppo - una solitaria costruzione incastonata tra i ripetitori.


La strada in discesa verso il mare è stretta, ma il fondo stradale è migliore: ai lati si alternano tratti nel bosco e ampi pratoni. Alla frazione di Alpicella inizia la discesa verso Varazze.
Una ripida strada tra fitti uliveti consente, invece, di spostarsi a sinistra, nell’entroterra verso Cogoleto. Una strettissima SP57 conduce alla località Faje e all’Eremo del Deserto, un convento di Carmelitani scalzi, luogo di pace assoluta, ben nascosto tra boschi di faggi e castagni. La strada per un lungo tratto prima e dopo l’eremo è ripida e decisamente molto stretta, ma questo non deve scoraggiare, poiché è molto improbabile incontrare altri avventori e, in ogni caso, ci sono sufficienti spazi per accostare e consentire il passaggio di un altro veicolo in tutta serenità. Seguendo la via si raggiunge un vecchio guado del torrente Arrestra.
Dopo l’abitato di Sciarborasca, un tratto gradevole conduce, dopo tanto guidare solitario, nel vivo centro di Cogoleto. Si percorre il lunghissimo litorale fino all’ingresso in Arenzano e poi la SP1 Aurelia che, nel tratto che circonda la pineta, porta velocemente all’imbocco dell’autostrada.

All’uscita dell’autostrada seguire le indicazioni per il Passo del Turchino, a destra (SP456 del Turchino)

0

Passare sotto la galleria; fuori dalla galleria, a destra per Passo del Faiallo (SP73)

6.2

Passo del Faiallo

Proseguire per la discesa dal lato opposto

15.7

Urbe

Allo stop, girare a sinistra per Varazze; passato il ponte sul fiume, di nuovo a sinistra per Pianpaludo

21.1

Piampaludo

Attraversato il pianoro (1 km), a sinistra per Prato Rotondo, Monte Beigua

30.6

Alpicella

Discesa verso Varazze lungo la SP57. Dopo 3,300 km, a sinistra per Campomarzio (il cartello si vede poco)

49.8

Sp 57

Indicazione a sinistra per Faje, Eremo del Deserto

53.4

Faje - Eremo del Deserto

Si scende verso Cogoleto

59.7

Cogoleto

Seguire la SS1 Aurelia in dir. Arenzano

68.7

Arenzano

Casello autostrada, fine dell’itinerario

76.1

TOTALE

76.1

Che sorpresa questo paese che merita almeno un poco di curiosità. Una breve deviazione porta alla Postazione panoramica e alla Cascata del Serpente: pochi chilometri di una stradina strettissima fino alla gola del torrente, con pozza e cascata. Con un po’ di abilità si riesce a piazzare la moto e a raggiungere una delle verdissime pozze balneabili, dove si rischia di essere gli unici avventori.
Vale poi la pena di salire a curiosare nel vecchio borgo, raccolto attorno a una suggestiva piazza e al convento Agostiniano, con oratorio del XVII secolo che, oggi, ospita il museo civico.
Appena sopra il paese, il Santuario della Cappelletta nobilita una bella borgata ed è sede di mostre e concerti estivi.

Parco del Beigua
Gli amanti della natura possono fare una sosta all’inizio del Sentiero natura Prà Riondo, 3,5 chilometri dopo il pianoro di Piampaludo, indicato con grandi cartelli esplicativi della Torbiera del Laione, sito tutelato per la riproduzione e la sopravvivenza di alcune specie di fauna protetta
informazioni: Ente Parco del Beigua, tel. 019.84187300; www.parks.it/parco.beigua.


Poco prima di questo nucleo di case sparse, si guada il torrente Arrestra; la vecchia strada è una panchina ideale per riposare comodamente seduti con i piedi a mollo e tantissimi pesciolini che, vinti i primi momenti di timidezza, non mancheranno di solleticarvi dita e caviglie!!

Cogoleto
Se siete tipi previdenti e organizzati, avrete certamente con voi una borsa termica vuota da riempire col pesce appena pescato. Il posto che fa per voi è una delle due pescherie di Via Colombo: grande scelta, buoni consigli per chi cucina e pulizia del pesce, se volete!
A Cogoleto c’è anche l’Orto Botanico di Villa Beuca, (info tel: 010.91701) visitabile il mercoledì e il sabato, oppure su prenotazione: per raggiungerlo si segue l’Aurelia fino all’angolo con Via Allegro, all’altezza del ponte ferroviario sul torrente Rumaro, dove sono poste le indicazioni.

Fraz. Cappelletta: Masone, Trattoria Lo scoiattolo (nella foto), tel. 010.926335. Si raggiunge con una deviazione di 700 metri dall’uscita della galleria del Turchino. Incastonata nel suggestivo nucleo di Cappelletta, questa trattoria semplice, rustica e ordinata offre cucina casalinga, specialità liguri e piemontesi, solo a mezzogiorno. La domenica è meglio prenotare; chiuso il lunedì.

Picnic: ovunque, nelle aree attrezzate, con tavoli, panche e barbecue predisposti. Al Faiallo una delle aree più grandi; poi in numerosi punti del Parco del Beigua, a Vara, a Urbe e a fondovalle.

Prato Rotondo: Ristorante Rifugio Pratorotondo, tel. 010.9133578; camera e colazione a 20 €, compresa biancheria e doccia; per almeno 3 notti, mezza pensione a 33 € a persona, 40 € la pensione completa. Si mangia a mezzogiorno e sera. Ambiente amichevole e molto accogliente; camere matrimoniali con vista mare.

Faiallo: Rifugio Faiallo, tel. 019.733101; sia pranzo che cena a 17 €. Camere con lavabo e bidet interno e wc esterni a prezzi molto contenuti. Si può montare la tenda nel grande prato adiacente.

Cogoleto: si possono acquistare focacce di ogni tipo, pizze e farinate in una delle tante focaccerie del lungomare o nel carrugio; un tripudio di prodotti appena sfornati – che confondono le idee e rendono difficile la scelta!
Vi consigliamo: “Te la do io la focaccia” in Via Colombo

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