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SBK Assen: il Cannibale Rea narcotizza il campionato
Marco Gentili
il 01/05/2017 in Sbk
A un terzo della stagione il nordirlandese della Kawasaki ha scavato un fossato incolmabile tra sé e gli altri. L'unico rivale è il suo compagno di squadra Sykes. E la Ducati? Stabilmente terza forza. Con Davies che, abbandonato sul più bello dalla Panigale per un problema elettrico in Gara1, pare aver perso definitivamente il treno di testa
SBK Assen: il Cannibale Rea narcotizza il campionato
Di solito le previsioni sono fatte per essere smentite. Invece il campionato mondiale SBK 2017 è più scontato di quello calcistico scozzese. Se fosse un film sarebbe Kramer contro Kramer. Invece è una gara su due ruote ed è, come nelle più ovvie delle aspettative, Kawasaki contro Kawasaki. Ma prima di perderci nelle digressioni filosofiche post Assen, lasciamo parlare per un attimo i dati. Che sono inattaccabili più di ogni parola.
Jonathan Rea vince ad Assen, nel GP Olanda, per la undicesima volta (è la settima consecutiva) in carriera. Da inizio campionato ha vinto 7 round su 8. Ha fatto doppietta in Australia, Thailandia e Olanda, con un solo passaggio a vuoto ad Aragon, dove la Ducati di Chaz Davies ha fatto sua Gara2.
In soldoni siamo a un terzo del campionato e il pilota nordirlandese ha già scavato un fossato da castello medioevale tra lui (195 punti in classifica) e il resto della truppa. In cui il rivale più acerrimo continua ad essere il compagno di squadra Tom Sykes (a quota 131), battuto in gara2 del GP Olanda per pochi millesimi, al termine di un arrivo in volata al cardiopalmo vinto per 25 millesimi.
Forse stiamo sottovalutando le potenzialità del Cannibale Jonathan Rea, un ragazzo tanto cordiale quanto introverso che inanella una vittoria dietro l’altra in scioltezza, con un aplomb british che fa sembrare normale e facile ciò che normale e facile lo è. D’altro canto, come si è visto nello scorso fine settimana di gara, la fortuna aiuta gli audaci. E una bella botta di derriere ha aiutato il nordirlandese della Kawasaki a togliersi dal fianco quella spina con livrea rossa che risponde al nome di Chaz Davies.
Che Rea viva come un fastidio – per usare un eufemismo – l’esuberanza e la determinazione del pilota gallese in forze alla Ducati, è cosa nota. In Gara1 il valore di Davies e della Panigale – che hanno guidato fino a un paio di giri dalla fine - è stato evidente. Poi è stata la malasorte (o meglio, un “problema elettrico” non meglio specificato) a mettere fuorigioco Davies. Il quale ha forse perso l’ultima vera occasione per insidiare il trono di Rea.
Vivendo in un mondo reale, non possiamo certo immaginare che il campionato – virtualmente chiuso alla fine di aprile - possa essere riaperto da una bomba atomica che metta fuori gioco il team Kawasaki. I valori in campo sono bel delineati: dietro alle verdone c’è solo la Ducati (Melandri terzo in Gara1 per il forfait di Davies, il gallese terzo in Gara2). La Yamaha, reduce da un fine settimana da dimenticare (non pervenuta al sabato e solamente quarta e quinta ieri con l’idolo di casa Van Der Mark e Lowes) è stabilmente la quarta forza del campionato.
La Honda invece non spicca il volo, o meglio non ha mai iniziato a splendere: Bradl ha raggranellato un 6° e un 10° posto, Hayden 14° e 9°. Troppo poco per due leoni da pista del loro calibro.
Jonathan Rea vince ad Assen, nel GP Olanda, per la undicesima volta (è la settima consecutiva) in carriera. Da inizio campionato ha vinto 7 round su 8. Ha fatto doppietta in Australia, Thailandia e Olanda, con un solo passaggio a vuoto ad Aragon, dove la Ducati di Chaz Davies ha fatto sua Gara2.
In soldoni siamo a un terzo del campionato e il pilota nordirlandese ha già scavato un fossato da castello medioevale tra lui (195 punti in classifica) e il resto della truppa. In cui il rivale più acerrimo continua ad essere il compagno di squadra Tom Sykes (a quota 131), battuto in gara2 del GP Olanda per pochi millesimi, al termine di un arrivo in volata al cardiopalmo vinto per 25 millesimi.
Forse stiamo sottovalutando le potenzialità del Cannibale Jonathan Rea, un ragazzo tanto cordiale quanto introverso che inanella una vittoria dietro l’altra in scioltezza, con un aplomb british che fa sembrare normale e facile ciò che normale e facile lo è. D’altro canto, come si è visto nello scorso fine settimana di gara, la fortuna aiuta gli audaci. E una bella botta di derriere ha aiutato il nordirlandese della Kawasaki a togliersi dal fianco quella spina con livrea rossa che risponde al nome di Chaz Davies.
Che Rea viva come un fastidio – per usare un eufemismo – l’esuberanza e la determinazione del pilota gallese in forze alla Ducati, è cosa nota. In Gara1 il valore di Davies e della Panigale – che hanno guidato fino a un paio di giri dalla fine - è stato evidente. Poi è stata la malasorte (o meglio, un “problema elettrico” non meglio specificato) a mettere fuorigioco Davies. Il quale ha forse perso l’ultima vera occasione per insidiare il trono di Rea.
Vivendo in un mondo reale, non possiamo certo immaginare che il campionato – virtualmente chiuso alla fine di aprile - possa essere riaperto da una bomba atomica che metta fuori gioco il team Kawasaki. I valori in campo sono bel delineati: dietro alle verdone c’è solo la Ducati (Melandri terzo in Gara1 per il forfait di Davies, il gallese terzo in Gara2). La Yamaha, reduce da un fine settimana da dimenticare (non pervenuta al sabato e solamente quarta e quinta ieri con l’idolo di casa Van Der Mark e Lowes) è stabilmente la quarta forza del campionato.
La Honda invece non spicca il volo, o meglio non ha mai iniziato a splendere: Bradl ha raggranellato un 6° e un 10° posto, Hayden 14° e 9°. Troppo poco per due leoni da pista del loro calibro.
SBK Assen: il Cannibale Rea narcotizza il campionato
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