Sbk
Ciao Piro
Fabrizio Pirovano se n'è andato. Ha salutato senza clamore a 56 anni, stroncato da un tumore. Iniziò come pilota di Motocross, quindi passò alla Velocità per caso, diventando protagonista del Mondiale Superbike, dove fu due volte viceiridato. Aveva corso (da vincente!) fino a pochi anni fa
Fabrizio Pirovano, uno dei grandissimi del primo Campionato Mondiale Superbike, ci ha lasciato. Se l'è portato via il solito male incurabile. Lui, che sorrideva sempre e parlava poco.
Chi scrive lo notò in una gara di campionato italiano Sport Production, a Misano, nel 1987. “Piro” era un crossista di livello, e si era avvicinato alla velocità per curiosità, lui che abitava a Biassono, a un tiro di schioppo dall'Autodromo di Monza. Stupì subito tutti, dimostrandosi velocissimo anche in pista; soprattutto sull'acqua. Di lì a passare alla Superbike il passo fu breve.
Pirovano preparò una Yamaha FZ750, insieme all'amico Giuseppe “Peppo” Russo nel garage della sua casa, dal quale si sentiva il rumore della pista di Monza. Fecero una vera Superbike, una moto ispirata allo spirito originario americano di quella categoria. Una moto presa dalla strada, con un gran motore, ma una ciclistica forse inadeguata rispetto alla concorrenza. Perché all'epoca in Superbike c'erano già l'Honda RC30 e la Ducati 851, moto nate appositamente per farne delle versioni da corsa.
Invece Fabrizio ci andava fortissimo, tanto che fu due volte vicecampione del mondo. Arrivò secondo, per pochi punti, già nel 1988, l'anno del debutto. E poi nel 1990. Andava fortissimo dappertutto Pirovano; ma, soprattutto, era il re di Monza, dove colse due doppiette: nel 1990 e nel 1992.
Corse anche con la Ducati, ma raccolse poco, perché aveva solo una moto clienti, nel momento in cui a Borgo Panigale era sbarcato Carl Fogarty. Nel 1996, insieme al Team Alstare, scelse allora il Campionato Europeo Supersport 600, e fu vittoria, con la Ducati 748. Due anni dopo, sempre con il Team Alstare, conquista la Coppa del Mondo Supersport con la Suzuki 600. Resterà legato alla formazione belga anche successivamente, con un ruolo nella direzione sportiva, quando il pilota diventerà Max Biaggi.
Per pura passione, Fabrizio Pirovano, eterna faccia da ragazzo, ha corso fino a pochi anni fa, partecipando -sempre da pilota vincente!- a diverse edizioni della Suzuki European Cup.
Minuto, schivo, spesso sorridente, tremendamente efficace in moto. Lo abbiamo conosciuto così tanti anni fa, incontrandoci e chiacchierando nei paddock delle prime edizioni del Campionato Mondiale Superbike, lo ricordiamo così. Ciao Piro.
Pirovano preparò una Yamaha FZ750, insieme all'amico Giuseppe “Peppo” Russo nel garage della sua casa, dal quale si sentiva il rumore della pista di Monza. Fecero una vera Superbike, una moto ispirata allo spirito originario americano di quella categoria. Una moto presa dalla strada, con un gran motore, ma una ciclistica forse inadeguata rispetto alla concorrenza. Perché all'epoca in Superbike c'erano già l'Honda RC30 e la Ducati 851, moto nate appositamente per farne delle versioni da corsa.
Invece Fabrizio ci andava fortissimo, tanto che fu due volte vicecampione del mondo. Arrivò secondo, per pochi punti, già nel 1988, l'anno del debutto. E poi nel 1990. Andava fortissimo dappertutto Pirovano; ma, soprattutto, era il re di Monza, dove colse due doppiette: nel 1990 e nel 1992.
Corse anche con la Ducati, ma raccolse poco, perché aveva solo una moto clienti, nel momento in cui a Borgo Panigale era sbarcato Carl Fogarty. Nel 1996, insieme al Team Alstare, scelse allora il Campionato Europeo Supersport 600, e fu vittoria, con la Ducati 748. Due anni dopo, sempre con il Team Alstare, conquista la Coppa del Mondo Supersport con la Suzuki 600. Resterà legato alla formazione belga anche successivamente, con un ruolo nella direzione sportiva, quando il pilota diventerà Max Biaggi.
Per pura passione, Fabrizio Pirovano, eterna faccia da ragazzo, ha corso fino a pochi anni fa, partecipando -sempre da pilota vincente!- a diverse edizioni della Suzuki European Cup.
Minuto, schivo, spesso sorridente, tremendamente efficace in moto. Lo abbiamo conosciuto così tanti anni fa, incontrandoci e chiacchierando nei paddock delle prime edizioni del Campionato Mondiale Superbike, lo ricordiamo così. Ciao Piro.