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Monza nel mirino dei magistrati

di Luigi Rivola, foto Alex Photo il 15/06/2012 in Sbk

Iniziata per un esposto in relazione all'ipotesi di reati fiscali, l'inchiesta della Procura del capoluogo brianzolo è sfociata anche in una denuncia per omissioni in materia di sicurezza che avrebbero messo in pericolo i piloti del GP d'Italia SBK

Monza nel mirino dei magistrati
I piloti discutono al direttore generale della Infront, Paolo Ciabatti, prima del via di Gara-2 a Monza
L'autodromo di Monza è al centro di una pesante vicenda giudiziaria. L'atto iniziale è stato un esposto presentato alla magistratura da Paolo Guaitamacchi, presidente della Sias, la società che gestisce la storica pista lombarda per conto dell'ACI. Le prime indagini sono state rivolte ad accertare l'esistenza di reati fiscali, e in questa ottica il 22 marzo scorso è stata condotta una perquisizione negli uffici dell'autodromo. Sette persone sono state poste sotto inchiesta con l'accusa di aver gestito quanto di loro competenza in modo poco trasparente con "profili criminali" finalizzati "all'arricchimento personale".
È chiaro, considerando il ruolo di chi ha scatenato questo putiferio, che all'interno dei massimi livelli dirigenziali dell'autodromo è in atto una contrapposizione ideologica e personale sulla quale, in merito ai fatti denunciati, dovrà giustamente pronunciarsi la magistratura.
La faccenda – già spiacevole e complicata – è però nettamente peggiorata dopo la disputa del GP d'Italia del campionato mondiale Superbike del 6 maggio scorso. In quella giornata, caratterizzata da discontinui acquazzoni, Gara-1 fu annullata dopo tre giri a causa di diverse cadute e Gara-2, avviata con forte ritardo e dopo alcune polemiche fra i piloti e gli organizzatori fu fermata all'ottavo giro compilando una classifica con punteggio dimezzato.
Molte cadute, qualche frattura, ma, tutto sommato, fatti già visti tante volte per chi segue da anni le corse di velocità in moto. Ma non per la Procura di Monza, che ha ritenuto, in base alle informazioni ricevute, che le condizioni dell'asfalto della pista non fossero tali da consentire il corretto svolgimento del Gran Premio garantendo la sicurezza dei piloti. Per questo motivo, Stefano Tremolada, uno dei responsabili dell'ufficio tecnico dell'autodromo, è stato accusato di omissione dolosa in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, intendendo in questo caso come "lavoratori danneggiati" i piloti in gara. L'accusa è stata formulata dopo un sopralluogo della magistratura all'autodromo e dopo aver sentito, tra gli altri, Marco Melandri.
La giustizia farà il suo corso, ma il suo intervento in questo caso genera non poche perplessità. L'autodromo aveva ricevuto un'omologazione da parte dell'unico organo internazionale competente – anche dal punto di vista legale – a concederla per lo svolgimento di gare di velocità, quindi ci si chiede perché mai un responsabile tecnico di un autodromo omologato dovrebbe, di sua iniziativa, modificare una situazione che l'autorità ha sancito idonea.
Lo abbiamo chiesto al direttore della pista, Enrico Ferrari, il quale ha risposto: "Sulla questione sicurezza non c'è proprio nulla da tirare in ballo. L'omologazione era perfettamente regolare e i piloti non sono caduti tutti nello stesso punto; addirittura Melandri è caduto anche sull'asciutto. Nessuno si è lamentato, né prima, né dopo, per le condizioni dell'asfalto, viceversa ci sono stati piloti e team che hanno protestato perché a loro giudizio la corsa doveva svolgersi regolarmente, visto che le condizioni lo consentivano. Se c'erano imperfezioni nel mantello stradale erano fuori traiettoria. Vorrei ricordare che la settimana prima del GP Superbike su questo stesso autodromo si era disputata una prova di campionato italiano, con circa 7000 passaggi e solo 5 o 6 cadute. Adesso qualcuno ha messo in giro addirittura la voce che il prossimo anno il mondiale Superbike non si effettuerà più a Monza, ma è una chiacchiera del tutto infondata: ho telefonato a Maurizio Flammini che mi ha rassicurato in proposito".
Noi abbiamo chiamato Paolo Flammini, amministratore delegato della Infront Motorsports, la società che gestisce i diritti del mondiale SBK, il quale, richiesto di un commento all'azione della Procura monzese, ha declinato l'invito, preferendo soprassedere. "I giudici faranno il loro mestiere – ha detto – e vedremo a quali conclusioni arriveranno. Per quanto ci riguarda, noi non siamo coinvolti a nessun titolo nella vicenda".
"Se qualcuno davvero sapeva e non ha fatto nulla per evitare che i piloti prendessero il via in condizioni di insicurezza, la cosa è gravissima – è il parere di Davide Tardozzi, ex pilota e team manager della squadra Ducati e BMW – Certo che la faccenda, più che di competenza della magistratura, che ignora le regole delle corse, dovrebbe essere della Federazione Internazionale, che anche in questo caso latita".
Ayrton Badovini, pilota del Team BMW Motorrad Italia, è stato uno dei più convinti assertori dell'opportunità di correre nelle condizioni in cui si trovava la pista alla partenza di Gara-2, anche in contrasto con l'opinione di alcuni suoi più illustri colleghi. Non ha cambiato idea: "Dal punto di vista dell'asfalto, la pista era quella di sempre, addirittura mi era apparsa migliorata in alcuni punti. In Gara-1 metà pista era bagnata e metà asciutta, e questo ha creato grosse difficoltà perché le gomme non potevano adattarsi alle due opposte situazioni. In Gara-2 secondo me c'erano le condizioni per correre. Ovvio che Monza, essendo una pista con curve molto veloci, diventa più pericolosa di altre quando la situazione meteo si fa complicata".
Abbiamo chiesto un parere anche al presidente della Federazione Motociclistica Italiana, Paolo Sesti, soprattutto considerando che l'iniziativa avviata dalla Procura di Monza in relazione ad una gara internazionale potrebbe domani ripetersi per altre gare nazionali e su piste omologate dalla FMI. Non bisogna dimenticare che furono proprio i reiterati interventi della Magistratura a decretare la fine, nei primi Anni 70, dei famosi circuiti cittadini della "Mototemporada Romagnola".
"Siamo informati – dichiara il presidente della FMI – che è in atto un'indagine della Magistratura sulle condizioni della pista dell'Autodromo di Monza. Intervento peraltro anche provocato, a quanto risulta da notizie giornalistiche, da un esposto relativo alla gestione economica dell'Impianto. Riesce dunque difficile comprendere, in assenza di informazioni ufficiali, quale sia il collegamento tra asfalto della pista, apparentemente sotto esame da parte della Magistratura, e gestione economica dell'impianto . Né, allo stesso tempo, è possibile capire perché la Magistratura dovrebbe giudicare riguardo alcune cadute di piloti sull'asfalto, che non hanno procurato danni fisici ai piloti stessi. Considerando anche che l' "evento caduta" è comunque compatibile con una competizione sportiva motociclistica realizzata in pista, luogo destinato in modo specifico allo sfruttamento della massima prestazione del mezzo. Tanto più che in questa occasione ci si è imbattuti in condizioni atmosferiche assolutamente straordinarie e comunque del tutto fuori della norma. In attesa dunque che si possa disporre di informazioni ufficiali, indispensabili per formulare un giudizio compiuto, resta l'auspicio che non si debba assistere ad un intervento della Magistratura riguardo un evento, la normale competizione sportiva, guidata da regole sportive e cioè dedicate, appositamente studiate e che ne permettono la migliore gestione possibile, in assenza di eventi particolari che esulano dal normale svolgimento della competizione stessa".

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