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Sbk
A Misano una moto vola in tribuna
di Luigi Rivola, foto Alex Photo
il 17/06/2007 in Sbk
Nella gara della 600 STK, disputatasi sabato, si sono verificati due impressionanti incidenti che fortunatamente hanno avuto come conseguenza solo la distruzione delle moto

Misano - Durante la corsa delle 600 Superstock, svoltasi sabato 16 giugno a Misano e valida per il campionato europeo della categoria, si sono verificati due incidenti impressionanti per spettacolarità e pericolosità. Fortunatamente si sono risolti senza grossi danni per i piloti, ma per un attimo la memoria è tornata a tempi ormai lontani – ma dal sottoscritto amaramente vissuti – in cui la tragedi era un’eventualità nemmeno troppo remota nelle corse motociclistiche.
Entrambi gli incidenti sono accaduti al termine del curvone, subito dopo il punto contrassegnato dal numero 12 sulla mappa del circuito (vedi foto). In quel tratto due moto sono uscite di pista: una, la Yamaha di Petrucci, ha carambolato nello spazio di fuga ed è poi stata proiettata in verticale ad un’altezza non inferiore a 4-5 metri distruggendosi poi a terra, l’altra, la Yamaha del belga Pirot, ha carambolato nello spazio di fuga, poi anch’essa è volata ad altezza vertiginosa, ha urtato e poi scavalcato la rete di recinzione della pista, infine è precipitata sulle gradinate della vicina tribuna, fortunatamente vuota in quanto non ancora aperta al pubblico.
L’analisi dell’accaduto (una caduta è stata ripresa attimo per attimo, l’altra è stata invece fotografata e potete vedere le foto ingrandite nella gallery allegata a questo articolo) porta ad alcune conclusioni: lo spazio di fuga in quel punto è troppo limitato e soprattutto quello esistente, in terra, non frena a sufficienza una moto in considerazione dell’accumulo di energia cinetica dovuto all’altissima velocità con cui perviene al punto critico. L’inadeguatezza dello spazio di fuga non è compensato da un manto di ghiaia di consistente spessore, che potrebbe frenare notevolmente una moto fuori controllo.
Reti più alte e più solide potrebbero infine evitare ogni ipotesi di scavalcamento delle stesse da parte di moto “impazzite”, evitando conseguenze disastrose. Questa – come la ghiaia nello spazio di fuga – è una soluzione semplice da adottare e siamo certi che l’autodromo provvederà in tal senso. Ma il punto non è solo ridurre le conseguenze di un possibile incidente. Importantissimo è anche agire sulle cause, e in questo caso bisogna considerare in quali condizioni le moto raggiungano il punto critico.
All’uscita del curvone le moto da corsa raggiungono velocità nettamente superiori a 200 km/h; nel breve intervallo che separa il curvone dalla semicurva successiva i piloti raccordano la traiettoria spostandosi al’esterno, dopodiché affrontano la semicurva con le moto molto inclinate a destra, con l’acceleratore chiuso e coi freni pinzati perché la velocità deve necessariamente decrescere perché si possa impostare correttamente la successiva doppia curva a destra, molto più lenta. In queste condizioni la moto subisce in piena piega e a velocità ancora molto sostenuta, un trasferimento di carico e soprattutto è priva di trazione, il che rende più difficili eventuali correzioni di traiettoria. Insomma, è un punto pericoloso che esige provvedimenti adeguati che attualmente non sono posti in atto. E non è il solo punto pericoloso.
Nella zona contrassegnata dal numero 1 sulla mappa si trova la conflenza fra la corsia box in uscita e la pista. Si tratta di una confluenza a fortissimo rischio, visto che in quel punto i piloti che sopraggiungono dal rettilineo per affrontare la curva a destra si portano proprio verso sinistra, ossia dalla parte della corsia box, mentre se rimanessero dalla parte opposta l’immissione di un pilota proveniente dal box sarebbe agevolata e meno azzardata.
Una moto finita in tribuna è un evento eccezionale e speriamo che tale rimanga, ma se si vuole davvero che il nuovo circuito di Misano sia il più possibile sicuro occorre riflettere bene su quanto è accaduto.
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