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Superbike 2007: un supermondiale

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Fra meno di una settimana avrà inizio in Qatar un campionato SBK straordinario il cui cartellone strilla la sfida fra tre assi di prima grandezza: l’iridato 2006, Bayliss, il mitico Biaggi, per la prima volta nelle derivate, e il fortissimo Corser. Con To

Bayliss e Lanzi (57) hanno il compito di far vincere alla Ducati l'ennesimo titolo

di Luigi Rivola, foto Alex Photo

Troy Bayliss, campione mondiale SBK 2006. L'uomo da battere

Il 24 febbraio inizierà a Losail, in Qatar, il campionato mondiale Superbike 2007. La stagione agonistica delle derivate di serie si annuncia assolutamente speciale e raccoglie i frutti di tutta una serie di interventi correttivi, di nuove iniziative e di colpi ad effetto che la FGSport ha messo a punto e realizzato negli ultimi tre anni per difendersi da potenti attacchi portati al suo campionato da lobby sportive avverse.

Nel 2003 infatti il mondiale Superbike aveva toccato il fondo e molti, con troppa fretta e scarsa capacità di analisi, ne avevano annunciato la fine. Correva praticamente solo la Ducati e naturalmente faceva il bello e il cattivo tempo, vista l’incapacità della Petronas di crearle seri ostacoli. Nel 2004 però il ritorno della Honda, seppure in via privata, ma con una moto rivelatasi subito competitiva, aveva ridato ossigeno alla SBK. Aveva vinto ancora la Ducati, con Toseland, ma la Honda, con quattro vittorie e tre secondi posti, aveva svolto alla perfezione il suo compito di antagonista. E soprattutto aveva messo in crisi gli “astensionisti”.
Due i punti focali evidenziati dal ritorno “privato” della Honda: il mondiale SBK, a differenza del MotoGP, poteva vivere e prosperare senza l’intervento diretto delle Case; quattro vittorie della Honda davano più fastidio, alle sue concorrenti giapponesi, di cento trionfi della Ducati. Oltre a questi due importanti argomenti ce n’era un terzo, non meno valido: la formula “monogomma”, oggetto di tante critiche alla vigilia della sua applicazione, si era rivelata straordinariamente efficiente e apprezzata, grazie all’ottimo lavoro svolto dalla Pirelli.
Così, nel 2005 il mondiale Superbike aveva visto il ritorno massiccio delle Case giapponesi – tutte in veste privata, per carità – ma con dovizia di mezzi e appoggi concretissimi da parte delle filiali europee. Il titolo a Corser e alla Suzuki, vissuto con smarrimento dalla Ducati, è stato invece ciò che mancava al completo rilancio del mondiale delle derivate di serie, che nel 2006 è tornato al vertice della popolarità fra gli appassionati di moto, grazie anche alle eccezionali prove di un asso amatissimo come Troy Bayliss, che a fine stagione si è laureato per la seconda volta campione del mondo in sella alla Ducati.
Il 2007 inizia per la SBK con un’altra importantissima novità: la sfida lanciata da Max Biaggi, indiscutibilmente uno dei primi cinque piloti nella scala dei valori assoluti della velocità in moto, ai più forti esponenti della SBK. Biaggi ha accettato l’offerta di Francis Batta, titolare del Team Alstare Suzuki, ed ha sostituito Troy Corser in sella alla Suzuki GSX-R 1000. Il campionato SBK, già rovente, è salito al calor bianco.
È dunque inevitabile, all’inizio di questo campionato SBK, parlare di Max Biaggi e della sfida che rappresenta. Sì, perché al di là delle montature mediatiche, non si può negare che un asso del calibro del romano sia una verifica importantissima dell’effettivo valore dei piloti della SBK, quegli stessi piloti che i grandi nomi della MotoGP hanno sempre pronunciato con un sorriso di malcelato compatimento.
Biaggi dice che lui non ha mai sottovalutato i colleghi delle derivate, e noi facciamo finta di credergli: in fondo non ha nessuna importanza, perché adesso che ha accettato di confrontarsi direttamente con loro la verità verrà a galla.
Biaggi in Superbike è un colpaccio dei fratelli Flammini, titolari della FGSport, della Suzuki Italia, che ha contribuito in modo sostanzioso all’iniziativa e di Francis Batta, un vero mago dell’organizzazione e della comunicazione nel mondo del motociclismo sportivo. Perché Biaggi con il suo talento, con la sua vena polemica, col seguito di cui dispone ancora fra gli appassionati è in grado di attirare verso la Superbike l’attenzione di quel pubblico che ancora non la conosce, di quei giornali che fino ad oggi l’hanno snobbata e di sponsor in cerca di forte risonanza a un costo possibilmente inferiore a quello della MotoGP.
Quasi tutti attendono il verificarsi di questa somma di eventi, che l’arrivo di Biaggi dovrebbe determinare, come un grande e positivo salto di qualità del mondiale SBK. In Qatar la sala stampa sarà piena di giornalisti dai volti nuovi nell’ambiente SBK. E questo è già un segnale. Qualcuno sogna già le dirette RAI. Nessuno sembra porsi questa domanda: siamo sicuri che tutto ciò non abbia un rovescio della medaglia? Personalmente temo di sì, e questo rovescio si chiama aumento dei costi. I grandi nomi alzano alle stelle i costi degli ingaggi; la presenza della TV incrementa i costi delle sponsorizzazioni e condiziona – spesso in negativo – orari e programmi. La Superbike rischia di perdere quel suo carattere che tanto piace al suo pubblico (fatto quasi esclusivamente di motociclisti veri) e di diventare una copia minore della MotoGP. Va benissimo Biaggi, ma occhio al resto... Chi vuol venire, si accomodi, ma le regole devono rimanere quelle che hanno fatto la fortuna della SBK: piloti e team disponibili nei confronti del pubblico, grande attenzione sulla marca della moto, costi sotto controllo.
E ora avviciniamoci al primo start. Il colpo magistrale che ha preparato nel migliore dei modi l’avvio del campionato 2007 è stato il rinnovo del contratto di Bayliss con la Ducati. L’australiano era fortemente tentato di chiudere la carriera motociclistica con la conquista del secondo titolo, ma la Casa bolognese lo ha fortemente tentato sotto un altro aspetto che lo ha convinto a restare. Così, quando è arrivato Biaggi, con la sua sfida incorporata, il cartellone della stagione era già bell’e pronto. E a maggior ragione dopo che Bayliss, a titolo SBK già in saccoccia, se n’era andato a correre per una volta nella MotoGP e i superassi se li era messi tutti dietro.


I due litiganti dunque ci sono già, ma i test invernali hanno messo in evidenza che, come vuole il proverbio, c’è anche un terzo pronto a godere. Si chiama Corser e guida una Yamaha, visto che la Suzuki con cui aveva vinto il titolo due anni fa gliel’hanno portata via per darla a Biaggi. Corser ha il dente avvelenato, e non potrebbe essere diversamente. In più ha una Yamaha nuova di trinca che il reparto corse italiano sembra aver già curato a dovere, quanto basta per renderla competitiva almeno per il podio.


La situazione che si è delineata durante l’inverno è dunque questa: Bayliss-Ducati coppia da battere, visto che si sa già perfettamente, trattandosi dello stesso binomio uomo-macchina dello scorso anno (con una 999 che senz’altro ha miracolosamente trovato ancora qualcosa di più in fondo al barile) che cosa siano in grado di fare. Sfidanti alla pari, entrambi carichi di voglia di vincere e in sella a due moto molto competitive – le prime gare ci diranno quanto – Biaggi e Corser.
Finito? Macché! Ragazzi, parliamo del mondiale Superbike, non dimenticatevelo. E allora, tanto per cominciare, festeggiamo adeguatamente il recupero di Lorenzo Lanzi, compagno di squadra di Bayliss, che se recupero vero è, come i test hanno finora dimostrato, darà fastidio anche ai tre già citati. E non dimentichiamoci di Haga, che sa lavorar di gomiti in gara come nessun’altro e che non gradirà affatto trovarsi regolarmente dietro a Corser, che potrebbe strappargli il ruolo di prima guida in seno al Team Yamaha Italia.


Infine, per concludere la lista dei favoriti, possiamo ignorare Toseland, campione mondiale 2004 e vice-campione nel 2006? L’inglese della Honda ha portato a termine la scorsa stagione nel modo più convincente: è maturo, velocissimo, determinato, consistente. Che cosa gli manca? Forse nulla, visto che anche la Fireblade curata da Ten Kate possiede le sue stesse qualità. I test invernali lo hanno sempre visto a ridosso dei primi, ma mai primo, tuttavia i risultati cronometrici in prova non hanno valore assoluto. A contare è sempre e solo la gara, e Toseland in corsa potrebbe cambiare ritmo.
Il salto di qualità del campionato mondiale SBK 2007 si vedrà anche alle spalle dei favoriti. Alcune squadre e alcuni piloti che iniziano la stagione nella lista dei comprimari potranno guadagnarsi la promozione sul campo, e senza attendere la fine della stagione. In primis il Team PSG-1, che rappresenta ufficialmente la Kawasaki Europa, e che da due anni è a ridosso dei protagonisti senza essere ancora riuscita a recuperare quei pochi decimi che consentirebbero ai suoi piloti, Laconi e Nieto, di ambire regolarmente al podio.


Un outsider di lusso è sempre Kagayama, che si ritrova quest’anno nel non semplice ruolo di compagno di squadra di Max Biaggi. Kagayama lo scorso anno è andato molto forte pur se ha evidenziato prestazioni incostanti, ma è un pilota che nella giornata giusta può anche vincere: relegarlo d’ufficio fra i comprimari non sarebbe corretto.
Rolfo è un’incognita. Che si tratti di un pilota di prim’ordine è un dato di fatto: lo ha dimostrato nella classe 250 della MotoGP, ma il suo primo anno in Superbike non è stato all’altezza della sua fama. Problema suo, o del Team? Quest’anno è in sella alla stessa moto di Toseland, ossia la Honda Ten Kate, e sta crescendo, ma il suo ritardo rispetto al compagno di squadra è ancora eccessivo per poterlo includere nella rosa dei favoriti.


È invece lecito aspettarsi molto da Michel Fabrizio, anche lui in sella alla Honda, ma del Team DFX. Il romano già nel 2006 ha fatto vedere grandi cose con una moto che non era ancora al 100% e quest’anno sa di avere una Fireblade più in palla; se fosse la rivelazione del campionato non ci meraviglieremmo più di tanto, in più ne nascerebbe un bel duello per la conquista del titolo di romano più veloce del mondo... Con Fabrizio corre Steve Martin, espertissimo, forte, e grande conoscitore delle gomme Pirelli. L’australiano con la Honda avrà certamente voglia di rifarsi delle due stagioni opache in sella alla Petronas.
Fra i possibili protagonisti vediamo anche Ruben Xaus, che quando riesce a mantenersi in equilibrio fino alla fine non teme molti avversari. Xaus avrà dal Team Sterligarda di Marco Borciani una Ducati 999F06, quella che ha vinto il titolo 2006, e sa di giocarsi un’opportunità importante. Forse l’ultima. Un altro che va fortissimo ma cade troppo è Neukirchner, che quest’anno correrà con una Suzuki K6 del Team Suzuki Germania. Pur essendo molto giovane, Neukirchner si è già giocato diverse occasioni e non ha più molto margine, ma ha molto manico. Chili, che è uno che se ne intende, dice: “Quest’anno tutti dicono che è l’anno di Max, ma quale Max?”.
Per concludere quattro piloti da seguire con attenzione: Muggeridge e Brookes con le Honda del neonato team italiano Alto Evolution, il campione del mondo Superstock 1000 2006, Alessandro Polita, con la Suzuki K6 del Team Celani, infine l’austriaco Zaiser, che porta in gara una MV Agusta F4 1000 privata, avanguardia di quella ufficiale che dovrebbe arrivare nel 2008.
Yukio Kagayama. Essere compagno di squadra di Biaggi sarà uno stimolo, o un freno?

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