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Perché è stata squalificata la MV
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Uno strumento facente parte di un sistema di acquisizione dati, era montato sulla moto in contrasto col regolamento, ma non era in grado di funzionare per mancanza di cavi e sensori. Due ricorsi contro la squalifica, ma l’ing. Fazi, direttore tecnico dell
di Luigi Rivola
Luca Scassa dopo la vittoria a Imola
Imola – Un fattaccio che non ci voleva proprio. Come potete leggere nella cronaca, Luca Scassa ha vinto con grande autorità e pieno merito la corsa della STK 1000. A fine gara però è stato squalificato per irregolarità tecnica della sua MV Agusta F4.
Luca Scassa dopo la vittoria a Imola
Imola – Un fattaccio che non ci voleva proprio. Come potete leggere nella cronaca, Luca Scassa ha vinto con grande autorità e pieno merito la corsa della STK 1000. A fine gara però è stato squalificato per irregolarità tecnica della sua MV Agusta F4.
Eliminato dalla classifica, ha perso quindi anche quei 25 punti che gli avrebbero permesso di approdare a Magny Cours, ultimo GP del Mondiale 2006, con appena 10 punti di svantaggio rispetto a Polita e quindi con concrete possibilità di lottare per il titolo.
Alessandro Polita è dunque il vincitore, con la Suzuki Celani, della coppa del mondo Superstock 1000. Lascia infatti Imola con 157 punti, seguito da Claudio Corti a quota 131: 26 punti di differenza che valgono matematicamente un titolo.
A Scassa è stata contestata la presenza, sulla sua MV F4, di uno strumento per l’acquisizione dati, vietato dal regolamento tecnico. Sulla nuova classifica, diramata mentre la MV presentava il ricorso, si legge che il numero 9 (Scassa) è stato estromesso per infrazione all’articolo 2.7.11 che dice: “Non si possono montare strumenti addizionali non esistenti sulla motocicletta di serie così come omologata. La telemetria non è permessa. I soli potenziometri e altri sensori consentiti sono quelli in dotazione alla motocicletta omologata”.
Al termine della corsa, sulla MV è stata rilevata sì la presenza di un componente di un sistema di acquisizione dati, però questo componente era inutilizzabile in quanto mancavano – come è stato constatato dai commissari – i sensori e i cavi di collegamento.
“L’acquisizione dati è vietata – sostiene Massimo Ormeni, titolare del Team per cui corre Scassa – e noi infatti non avevamo nessuna possibilità di acquisire dati, visto che lo strumento che ci è stato contestato è un cronometro, che è autorizzato, e che ha anche la facoltà, se collegato a cavi e sensori, di acquisire dati, facoltà che sulla nostra moto, in mancanza di questi, non sussisteva”. La tesi è condivisa dall’ingegner Goggi della MV, che ha firmato il secondo ricorso dopo che il primo era stato respinto.
“Quel componente non può essere inteso come un sistema di acquisizione dati, visto che non è in grado di funzionare e che non produce alcun vantaggio. Non capisco questo accanimento nell’interpretare in modo così dannoso per noi il regolamento tecnico. Otretutto, dopo aver inoltrato un secondo ricorso, che si è costato 1.500 euro, ci siamo sentiti rispondere dai commissari che loro non potevano giudicare su questioni tecniche e che l’unico demandato a farlo era il direttore tecnico della SBK, ossia l’ingegner Fabio Fazi, lo stesso che già ci aveva respinto il primo ricorso”.
“È inutile discutere – replica l’ing. Fazi – il regolamento è chiaro e per chiarirlo del tutto è stato aggiornato con l’articolo 2.7.11, quello contestato, appena un mese fa, dopo che proprio sulla MV di Scassa, a Brands Hatch, era stata rilevata la presenza di sensori e di un sistema di acquisizione dati. La squadra era stata avvertita, quindi sapeva di non poter montare sulla moto uno strumento del genere. È vero che durante la corsa non era in grado di funzionare, ma nessuno mi può assicurare che non sia stato utilizzato nelle prove, dando così alla squadra la possibilità – negata agli altri – di ottenere la messa a punto ottimale per Imola. Tra l’altro, dopo la corsa, un esponente del Team Celani, quello di Polita, mi ha fatto notare l’irregolarità della moto di Scassa dicendomi che se non avessimo provveduto a sanzionarla d’ufficio, avrebbero inoltrato loro una protesta”.
Noi naturalmente non entriamo nel merito della questione: la vittoria di Scassa e della MV – lo abbiamo detto – è stata perentoria ed è incredibile che possa essere stato gettato al vento tanto impegno e la possibilità di vincere un titolo prestigioso per una piccolezza di questo genere. Il Team Ormeni proclama la sua buona fede e noi non la mettiamo certo in discussione, ma, visti i precedenti avvertimenti, forse la semplice eliminazione di un oggetto inutile sarebbe stata la scelta migliore.
Scassa, dopo che il secondo ricorso è stato respinto, ha dichiarato che accetterà l’offerta di andare a correre per due anni in America con la MV F4 nel campionato Superstock AMA.
Alessandro Polita è dunque il vincitore, con la Suzuki Celani, della coppa del mondo Superstock 1000. Lascia infatti Imola con 157 punti, seguito da Claudio Corti a quota 131: 26 punti di differenza che valgono matematicamente un titolo.
A Scassa è stata contestata la presenza, sulla sua MV F4, di uno strumento per l’acquisizione dati, vietato dal regolamento tecnico. Sulla nuova classifica, diramata mentre la MV presentava il ricorso, si legge che il numero 9 (Scassa) è stato estromesso per infrazione all’articolo 2.7.11 che dice: “Non si possono montare strumenti addizionali non esistenti sulla motocicletta di serie così come omologata. La telemetria non è permessa. I soli potenziometri e altri sensori consentiti sono quelli in dotazione alla motocicletta omologata”.
Al termine della corsa, sulla MV è stata rilevata sì la presenza di un componente di un sistema di acquisizione dati, però questo componente era inutilizzabile in quanto mancavano – come è stato constatato dai commissari – i sensori e i cavi di collegamento.
“L’acquisizione dati è vietata – sostiene Massimo Ormeni, titolare del Team per cui corre Scassa – e noi infatti non avevamo nessuna possibilità di acquisire dati, visto che lo strumento che ci è stato contestato è un cronometro, che è autorizzato, e che ha anche la facoltà, se collegato a cavi e sensori, di acquisire dati, facoltà che sulla nostra moto, in mancanza di questi, non sussisteva”. La tesi è condivisa dall’ingegner Goggi della MV, che ha firmato il secondo ricorso dopo che il primo era stato respinto.
“Quel componente non può essere inteso come un sistema di acquisizione dati, visto che non è in grado di funzionare e che non produce alcun vantaggio. Non capisco questo accanimento nell’interpretare in modo così dannoso per noi il regolamento tecnico. Otretutto, dopo aver inoltrato un secondo ricorso, che si è costato 1.500 euro, ci siamo sentiti rispondere dai commissari che loro non potevano giudicare su questioni tecniche e che l’unico demandato a farlo era il direttore tecnico della SBK, ossia l’ingegner Fabio Fazi, lo stesso che già ci aveva respinto il primo ricorso”.
“È inutile discutere – replica l’ing. Fazi – il regolamento è chiaro e per chiarirlo del tutto è stato aggiornato con l’articolo 2.7.11, quello contestato, appena un mese fa, dopo che proprio sulla MV di Scassa, a Brands Hatch, era stata rilevata la presenza di sensori e di un sistema di acquisizione dati. La squadra era stata avvertita, quindi sapeva di non poter montare sulla moto uno strumento del genere. È vero che durante la corsa non era in grado di funzionare, ma nessuno mi può assicurare che non sia stato utilizzato nelle prove, dando così alla squadra la possibilità – negata agli altri – di ottenere la messa a punto ottimale per Imola. Tra l’altro, dopo la corsa, un esponente del Team Celani, quello di Polita, mi ha fatto notare l’irregolarità della moto di Scassa dicendomi che se non avessimo provveduto a sanzionarla d’ufficio, avrebbero inoltrato loro una protesta”.
Noi naturalmente non entriamo nel merito della questione: la vittoria di Scassa e della MV – lo abbiamo detto – è stata perentoria ed è incredibile che possa essere stato gettato al vento tanto impegno e la possibilità di vincere un titolo prestigioso per una piccolezza di questo genere. Il Team Ormeni proclama la sua buona fede e noi non la mettiamo certo in discussione, ma, visti i precedenti avvertimenti, forse la semplice eliminazione di un oggetto inutile sarebbe stata la scelta migliore.
Scassa, dopo che il secondo ricorso è stato respinto, ha dichiarato che accetterà l’offerta di andare a correre per due anni in America con la MV F4 nel campionato Superstock AMA.
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