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Claudio Corti: fate largo!
Per ora è campione europeo Superstock 600, ma punta molto, molto più in alto. E la Yamaha l’ha legato a sé con un contratto biennale. Quest’anno vuole vincere la coppa del mondo STK e nei primi test con una Yamaha R1 ha fatto paura a quelli della Superbik
di Raffaele Sala, foto Alex Photo
Claudio Corti a Magny Cours, appena indossata la maglietta di campione d'Europa STK 600
Lo scorso anno ha vinto il titolo Europeo Superstock 600, quest’anno vuole giocarsi il mondiale nella Superstock 1000: Claudio Corti di Como, diciannove anni il 25 giugno, è uno dei talenti su cui scommettere. La Yamaha Italia, addirittura, ci crede ciecamente, tanto da averlo messo sotto contratto sin da quando frequentava le piste della Coppa Italia.
Già in sella all’età di tre anni, Corti è passato dalle moto da trial alle minimoto con cui ha iniziato, nel ’94, l’avventura in pista. Nel ‘97 è già campione europeo di minibike; nel 2001, sempre a livello continentale è primo nella categoria ‘midi’, un ottimo lasciapassare per affrontare la Coppa Italia Sport Production. Ci rimane un anno: nel 2003 è già in sella ad una 600 (categoria Stock Coppa Italia) dove, nel 2004, vince tre corse.
È l’anticamera per il primo, importante, salto di qualità: è del 2005 l’approdo nel circus della Superbike. Partecipa al campionato europeo Superstock e lo vince con la Yamaha R6 del team Trasimeno; in dieci gare sale sette volte sale sul podio, infilando cinque vittorie: Monza, Silverstone, Misano, Brands Hatch e Assen.
Alla fine dell’anno scorso il passaggio dal Team Trasimeno al Team Lorenziniby Leoni “Io sono un prodotto Yamaha – dice Corti – e vado nel team più adatto per il campionato che devo affrontare”. E a Cartagena, all’inizio dell’anno, in occasione dei primi test, ha subito dimostrato di avere un passo davvero notevole.
- Com’è stato il primo approccio in sella alla Yamaha R1?
“Tragico. Forse perché era la prima volta, forse perché ero fuori allenamento, sta di fatto che non riuscivo a guidarla: era lei che guidava me”.
- Come sei riuscito a domarla?
“Sono andato a San Marino per sottopormi ad una visita medica nello stesso centro dove vanno Haga e Pitt. I medici hanno visto che ero fuori forma, pesavo cinque kg in più; quindi hanno steso un programma che prevede tanta bicicletta e una dieta speciale. Più precisamente tanti pesi, esercizi aerobici e una dieta ferrea, perché, purtroppo, mi piace mangiare”.
- Ti aspettavi di vincere l’Europeo l’anno scorso?
“Sono partito per vincere, questo sì, ma non me l’aspettavo. Addirittura le prime gare mi hanno deluso, poi durante il campionato sono cresciuti un po’ tutti, i piloti, i team e devo dire che la seconda parte di stagione mi ha divertito di più”.
- Tanto che quest’anno hai deciso di affrontare una nuova avventura. Chi te l’ha fatto fare?
“Il peso. Sono alto un metro e sessantaquattro e peso 75 kg: la 600 non era più consigliata per un tipo come me, non grasso, ma un po’ massiccio. Roccoli, per esempio, pesa 56 kg: venti in più su una 600 si sentono eccome. Ora con la 1000, dopo un po’ di allenamento mi trovo bene”.
Nei test a Valencia di fine dicembre 2005, terza volta in sella alla Yamaha R1 Superstock, Corti ha girato in 1’37”3, un tempo che durante gli stessi test è stato migliorato solo da tre Superbike. E lui dice: “mi trovo bene”...
“Beh sì. Ma quando sei tranquillo va sempre tutto bene. Io sono uno che corre per divertirsi e per ora va bene così”.
Corti con Roccoli nel box del Team Lorenzini by Leoni
- Sì, ma tra poco ci sarà il mondiale che non sarà certo una passeggiata: corri per vincerlo subito o per vincerlo nei prossimi anni?
“Sarà un campionato durissimo. Nuovi tracciati, nuovi avversari: Polita fa già paura, ma poi ce ne saranno altri che ora si nascondono. Vorrei…, spero di arrivare nei primi tre e di riuscire a vincerlo nel futuro. Se devo scegliere, dato che sarò impegnato anche nell’Italiano, vorrei vincere in casa. Anche perché qui non ho mai vinto nulla…”
- Quali sono le tue caratteristiche?
“Mi adatto facilmente ai circuiti: li imparo subito. E poi sono un tipo freddo, non sento la pressione delle corse”.
- E la tecnica?
“Fino all’anno scorso non ci capivo nulla. Ora invece so qualcosa in più: sospensioni, gomme… Sto imparando pian piano”.
- Ci sarà qualcos’altro da imparare nel 2006?
“Sì, l’inglese: è indispensabile e a giorni mi iscriverò ad un corso serale”
- Un’ultima domanda, una curiosità: perché sei passato dal numero 71 al 77?
“Settantuno è il mio soprannome. Successe anni fa in un bar: un signore napoletano iniziò per scherzo a chiamarmi così e quindi l’ho adottato anche sulla moto. Quest’anno il 71 è del norvegese Solli, allora ho scelto il 77. Come le gambe delle donne”.
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