Sbk
La troppa fretta di Vermeulen
Pagina principale
Sognava di correre nella MotoGP e la Honda lo ha accontentato rischiando di bruciarlo. 24 ore di volo, poi dall’aereo alla sella della RC211V, moto sconosciuta e squadra altrettanto. Un debutto improponibile, che però vede già le prime sentenze
di Luigi Rivola
Chris Vermeulen festeggia la vittoria in gara-1 a Magny Cours con la Honda Superbike
Domenica 9 ottobre, ore 23: Chris Vermeulen è ancora in giro in ciabatte e calzoncini corti per il paddock di Magny Cours, in gran parte ormai smantellatodai team in partenza. L’unica area ancora in piena effervescenza è quella del “Paddock Show”, il grande tendone dove una mulatta da paura, alta un metro e novanta e nuda nata, sta festeggiando a suo modo, davanti a un pubblico eccitatissimo, il campione mondiale 2005 delle Superbike, Troy Corser, la cui espressione imbarazzatissima è lontana anni luce da quella del coraggioso Crocodile Dundee che aveva poche ore prima quando, sullo stesso palco, teneva in braccio un coccodrillo vivo – anche se un po’ suonato – di oltre un metro e mezzo di lunghezza.
Chris Vermeulen festeggia la vittoria in gara-1 a Magny Cours con la Honda Superbike
Domenica 9 ottobre, ore 23: Chris Vermeulen è ancora in giro in ciabatte e calzoncini corti per il paddock di Magny Cours, in gran parte ormai smantellatodai team in partenza. L’unica area ancora in piena effervescenza è quella del “Paddock Show”, il grande tendone dove una mulatta da paura, alta un metro e novanta e nuda nata, sta festeggiando a suo modo, davanti a un pubblico eccitatissimo, il campione mondiale 2005 delle Superbike, Troy Corser, la cui espressione imbarazzatissima è lontana anni luce da quella del coraggioso Crocodile Dundee che aveva poche ore prima quando, sullo stesso palco, teneva in braccio un coccodrillo vivo – anche se un po’ suonato – di oltre un metro e mezzo di lunghezza.
È l’ultima volta che ti vedo nel paddock della Superbike? – chiedo a Vermeulen. Lui, col suo solito sorrisone da bambino educato risponde: “No, un paio di corse in MotoGP, ma l’anno prossimo sarò ancora qui”. Lui ha vinto con la Honda in pista, la Honda ha vinto con lui a tavolino: Carlo Fiorani e Silvio Manicardi, gli uomini della Honda Europa che si occupano di queste strategie, lo hanno convinto a restare. In cambio gli hanno fatto questo regalo del debutto in MotoGP con la cinque cilindri ex-Bayliss. Per il giovane Chris un regalone. Per me, che non sono più giovane e non inseguo sogni, solo il rischio di una brutta fregatura. I grandi debutti non si fanno così. Domenica notte, ho detto, Vermeulen era ancora a Magny Cours, nel cuore della Francia. Lunedì mattina sarà andato a Parigi, distante più di 200 km, e nel pomeriggio sarà partito per Phillip Island dove lo aspettavano le prove del GP d’Australia e un team e una moto che non conosceva affatto, ma con la quale aveva deciso di correre due giorni dopo. Per arrivare a Melbourne dall’Europa occidentale servono circa 24 ore, alle quali vanno aggiunte otto ore di fuso orario; Vermeulen è dunque arrivato a Melbourne all’alba di mercoledì 12; ha percorso gli ultimi 160 km in auto ed è arrivato a Phillip Island quando per gli altri piloti il GP d’Australia in pratica era già iniziato. Certamente tutt’altro che fresco. Le prime prove ovviamente non lo hanno visto brillare: ultimo dei piloti Honda. E subito sono cominciati i sorrisini dei veterani: arriva un altro fenomeno dalla Superbike...
Bisogna farsi desiderare
Adesso Vermeulen, undicesimo a Phillip Island, a soli 6” dal settimo, molto probabilmente correrà anche in Turchia e in Spagna con questa Honda MotoGP di un team privato, con meccanici che non conosce, in un ambiente certamente ostile e prevenuto nei suoi confronti. Il ragazzo è in gamba, molto in gamba, ma non ha ancora capito una cosa: l’ingresso alla corte del re – o almeno in quella che si crede tale – non si chiede in premio, ma si impone. Lui crede di aver bisogno della MotoGP, ma in realtà è esattamente l’opposto: è la MotoGP che ha un bisogno impellente, irrinunciabile, di quelli come lui.
Così rischia di bruciarsi. L’unico modo per partire col piede giusto nella categoria che vede in gara le moto più difficili da guidare e più potenti del mondo è avere tempo, serenità, sicurezza e spalle copertissime per imparare. Un giovane asso della Superbike, come Vermeulen, ha due sole possibilità: rimanere nella SBK e continuare a vincere come è capace di fare e come merita, oppure passare alla MotoGP, ma con una moto ufficiale e con una squadra che punti su di lui e che gli metta a disposizione materiale vincente e che gli dia piena fiducia senza pretendere subito il risultato eclatante. La prima ipotesi è la via per realizzare la seconda. Vermeulen avrebbe dovuto rifiutare qualsiasi compromesso e regalo e stare in Superbike fintanto che la Honda, o la Yamaha, lo avessero richiesto con forza e con le dovute garanzie, pronte a consegnargli il meglio di cui disponessero in MotoGP. Non avrebbe dovuto aspettare molto.
Francis Batta, titolare del Team Suzuki Alstare Corona, uno che di moto e di piloti se ne intende, avendone gestito in Superbike come nel mondiale prototipi, in una recente intervista ha affermato che la mancanza di risultati dei campioni della Superbike passati alla MotoGP è essenzialmente dovuta al fatto che nessuno di loro è mai stato chiamato a svolgere un ruolo da protagonista, ma solo da comprimario. Vermeulen sostituto di Bayliss è un comprimario, e come tale verrà trattato dalla squadra dalla quale uscirà dopo appena tre GP. Il problema è che nel frattempo, essendo il campione emergente e più in vista di una categoria rivale, a prescindere dai mezzi e dal tempo avuto a disposizione, i giudizi sul suo operato fioccheranno senza pietà e saranno il suo biglietto da visita se e quando deciderà di tornare stabilmente in MotoGP.
Così rischia di bruciarsi. L’unico modo per partire col piede giusto nella categoria che vede in gara le moto più difficili da guidare e più potenti del mondo è avere tempo, serenità, sicurezza e spalle copertissime per imparare. Un giovane asso della Superbike, come Vermeulen, ha due sole possibilità: rimanere nella SBK e continuare a vincere come è capace di fare e come merita, oppure passare alla MotoGP, ma con una moto ufficiale e con una squadra che punti su di lui e che gli metta a disposizione materiale vincente e che gli dia piena fiducia senza pretendere subito il risultato eclatante. La prima ipotesi è la via per realizzare la seconda. Vermeulen avrebbe dovuto rifiutare qualsiasi compromesso e regalo e stare in Superbike fintanto che la Honda, o la Yamaha, lo avessero richiesto con forza e con le dovute garanzie, pronte a consegnargli il meglio di cui disponessero in MotoGP. Non avrebbe dovuto aspettare molto.
Francis Batta, titolare del Team Suzuki Alstare Corona, uno che di moto e di piloti se ne intende, avendone gestito in Superbike come nel mondiale prototipi, in una recente intervista ha affermato che la mancanza di risultati dei campioni della Superbike passati alla MotoGP è essenzialmente dovuta al fatto che nessuno di loro è mai stato chiamato a svolgere un ruolo da protagonista, ma solo da comprimario. Vermeulen sostituto di Bayliss è un comprimario, e come tale verrà trattato dalla squadra dalla quale uscirà dopo appena tre GP. Il problema è che nel frattempo, essendo il campione emergente e più in vista di una categoria rivale, a prescindere dai mezzi e dal tempo avuto a disposizione, i giudizi sul suo operato fioccheranno senza pietà e saranno il suo biglietto da visita se e quando deciderà di tornare stabilmente in MotoGP.
Galleria fotografica