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Monogomma: medaglia a due facce

il 10/09/2004 in Sbk

A parità di pneumatici, si dice, conta di più il pilota. Vero anche il contrario: il gran manico che sfrutterebbe al 100% la gomma speciale serve meno, così ci si chiede se convenga ancora spendere tanto per il top rider, o favorire un giovane di talento

Monogomma: medaglia a due facce
Noriyuki Haga, il pilota al centro del mercato SBK 2005. La sua quotazione è molto elevata e qualcuno si chiede se con la monogomma non sia eccessiva

di Luigi Rivola, foto Alex Photo



“Quanto vale un pilota adesso che c’è la monogomma?” – a chiederselo nella sala stampa di Assen, parlando di attualità e futuro del Mondiale Superbike, non è un personaggio qualsiasi, uno dei tanti che bazzicano nell’ambiente a vario titolo, bensì un team manager molto conosciuto e stimato, uno che i piloti li conosce e che spesso è chiamato a sceglierli.


Il suo ragionamento è semplice: la gomma unica per tutti, pur con la possibilità di scelta che la Pirelli sempre concede fra almeno tre tipi diversi per l’asciutto, ha livellato molto le prestazioni dei piloti.


Le gomme ultraspeciali spostavano nettamente in alto il limite e questo faceva sì che ci fosse una selezione fra i piloti che erano in grado di sfruttare al 100% questo elevatissimo limite e quelli che invece ci si avvicinavano soltanto. In pratica, il secondo e mezzo che a volte una Ducati/Michelin poteva vantare su tutte le altre, e che era accreditato alla gomma a sua sola disposizione, era, più che la misura dell’efficienza della gomma, l’indice della capacità del pilota di sfruttare il vantaggio di cui disponeva. Con Valentino Rossi magari sarebbe potuto diventare un margine a favore di 2”, con un altro meno dotato il margine sarebbe potuto scendere a meno di 1”, sempre a parità di pneumatico.
Dice Loris Capirossi, intervenendo sulla questione: “Le gomme della MotoGp hanno fatto passi incredibili: hanno un grip tale che non riesci neanche a capire se lo sfrutti tutto e che a volte ti rende difficile far voltare la moto perché sei tu , di forza, che devi vincere questo grip per costringere la moto a cambiar direzione”.

A questo livello, è chiaro che la risposta dei piloti varia in modo significativo e di conseguenza, dipendendo in gran parte dalla gomma la possibilità di scaricare la potenza del motore a terra in rettilineo come in curva, è fondamentale poter disporre del pilota che meglio di ogni altro sa volgere a proprio vantaggio le prerogative del pneumatico.
La gomma unica ha risolto il problema alla radice: tutti alla pari e vinca il migliore. Difficile sostenere, anche alla luce dell’esperienza fatta con questo primo campionato mondiale SBK assoggettato alla nuova regola, che il livellamento sia stato un fenomeno negativo; in realtà la soddisfazione è generale, e molto del merito è da attribuire alla Pirelli, che ha svolto il suo ruolo monopolistico con la massima serietà e disponibilità.
Però per i team manager adesso c’è un problema in più: è conveniente pagare un ingaggio salatissimo al campione del momento se poi la sua capacità di spingersi a un limite estremo diventa molto meno importante in presenza di una gomma al cui limite possono arrivare anche piloti di minor esperienza, di minor fama e di minor talento?
Come sempre, anche questa medaglia ha due facce: se con la monogomma non è più così importante disporre del pilota più forte del momento – e questa potrebbe essere la faccia negativa della medaglia – in compenso si aprono finalmente spazi preziosi per i nuovi talenti, magari più veloci del pilota di fama, ma che fino ad oggi hanno sempre dovuto aspettare che si liberassero i posti più ambiti, perché, per sicurezza e per compiacere gli sponsor, i grandi nomi avevano la precedenza anche se a costo quadruplo.

Monogomma: medaglia a due facce
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