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Lorenzo Lanzi, campione antidivo
Il pilota ufficiale della Ducati 749R nel Mondiale SS non è un personaggio nell’accezione attuale del termine. O forse lo è proprio per questo. Per lui non è un problema: sta in carena e vuole solo vincere col numero 57, quello di suo babbo
di Luigi Rivola, foto Alex Photo
In mezzo a tanti campioni-divi, finalmente un antidivo. Lui bada alla sostanza, guida con passione, lotta con tenacia, ha vinto molto, e quando non vince una cosa è comunque certa: ce l’ha messa tutta.
Diamo un nome e un volto a questa rarità: si chiama Lorenzo Lanzi, è nato il 26 ottobre 1981 a Cesena e quest’anno si è addossato il difficile compito di riportare la Ducati agli antichi fasti nel Mondiale Supersport guidando una 749R ufficiale del Team Ducati-Breil.
Lanzi vive a San Piero in Bagno, cittadina di confine fra Romagna e Toscana, ai piedi del passo dei Madrioli e del Verghereto, zona di caccia, di tartufi, di turismo familiare e di curve, tante curve che invogliano a belle pieghe in moto. Lorenzo viene da una famiglia di appassionati di moto, come si conviene in Romagna; ha tre sorelle e un fratello, ma soprattutto ha un padre che ama la meccanica e le corse.
“Mio babbo era un grande corridore in go-kart – spiega – e non solo: anche in auto e in moto. Gareggiava col numero 57 che ora è diventato il mio numero, e ne sono orgoglioso”.
Lorenzo corre in moto dall’età di 15 anni e fino al 1999 si era distinto in sella alle 125, dove aveva vinto anche un titolo italiano; nel 2000, passato alle 250, si era piazzato settimo nel campionato italiano e nono nell’europeo. Tre anni fa era un astro nascente della classe 250: correva nel mondiale, ma il sogno si infranse contro una barriera insormontabile.
“Avevo un contratto di cinque anni col Team Campetella – racconta Lanzi, ricordando un capitolo della sua vita di pilota sul quale preferirebbe sorvolare – e alla fine del 2001 invece mi ritrovai a piedi perché il team non aveva il budget necessario a farmi partecipare al Mondiale. A quel punto sperai che mi avrebbero lasciato libero, invece mi venne offerto di correre nell’Europeo, cosa che rifiutai. La faccenda fu molto antipatica e per poco non mi costò la carriera; persi completamente la stagione 2002, ma fortunatamente Davide Tardozzi mi presentò a Rossano Innocenti, del Team Rox, che mi offrì di correre nell’Europeo Superstock 2003 con la nuova Ducati 999”.
- Non ti è sembrato di fare un passo indietro correndo con una moto di serie e nel campionato europeo?
“L’Europeo Superstock è per moto a quattro tempi, e io sono fermamente convinto che il futuro sia solo per i quattro tempi. Per questo ho accettato, considerando fra l’altro che per me si sarebbe trattato di un’esperienza del tutto nuova, visto che fino a quel momento non avevo mai guidato, né per strada, né in pista, una moto che avesse un motore diverso da un due tempi”.
“È stato un esperimento, per me, per loro e per la Ducati, ma direi che alla fine, anche se per un soffio non abbiamo vinto l’Europeo, c’è stata soddisfazione per tutti. Molto del merito va senz’altro al Team Rox, col quale mi sono trovato benissimo: abbiamo vinto quattro corse, più una di campionato inglese a Silverstone, con una moto nuova e evidentemente anche la Ducati ha ritenuto che il bilancio fosse positivo, visto che poi mi ha voluto quest’anno nel team ufficiale per il Mondiale Supersport”.
La Ducati 749R ufficiale con cui Lanzi corre quest'anno
Lorenzo Lanzi, come abbiamo detto all’inizio, è un antidivo. Con Rossano Innocenti si è trovato bene perché anche i loro caratteri sono abbastanza vicini: poche, pochissime parole e tanta sostanza. Rossano ha una perenne aria cupa e un po’ minacciosa, Lorenzo invece ha sempre l’ombra di un sorriso sul volto, un sorriso riservato che raramente esplode in una risata di gusto: un ragazzo serio, concreto, che non ama atteggiarsi e non apprezza gli esibizionismi e le aperte polemiche di tanti suoi colleghi.
“L’anno scorso a Imola, quando caddi a Imola nella penultima curva cercando di superare Fabrizio, lui vedendomi a terra mi fece un gestaccio; avrei potuto fare reclamo per comportamento antisportivo, e se l’avessero accettato il campionato europeo sarebbe stato mio, visto che l’ho perso per soli tre punti, invece ho preferito soprassedere. Molti piloti dovrebbero prendere esempio da Bayliss e Edwards, che sono stati rivali acerrimi, ma si sono sempre rispettati, invece preferiscono scannarsi fra loro...”.
- Parliamo di questa stagione. Come è cominciato il 2004?
“Con una constatazione importante: sono per la prima volta un pilota ufficiale e un pilota professionista a tutti gli effetti. Senza la moto della Casa è praticamente impossibile vincere, lo sanno tutti i piloti ed è per questo che il loro sogno è sempre quello di diventare ufficiali. Io ci sono riuscito e questo mi ha fatto iniziare il 2004 nella migliore predisposizione di spirito e... di polso”.
- Che cosa pensi del Mondiale Supersport?
“È difficilissimo e bellissimo. Il livello di competitività delle moto è eccezionalmente alto e questo lo fa assomigliare molto al mondiale 125 GP, visto che spesso ci troviamo a correre in gruppi di otto, dieci moto, a pochi centimetri l’una dall’altra e per tutta la gara”.
- La 749R ufficiale con cui corri sta crescendo notevolmente. Hai cominciato con un quarto posto a Valencia e nell’ultima corsa, a Silverstone, hai colto un altro quarto posto, ma con la differenza che nel primo caso avevi 18” di distacco dal vincitore, mentre nel secondo sei arrivato in volata a meno di 1”. A quando la prima vittoria?
“La moto è completamente nuova e si confronta con le giapponesi che hanno già alle spalle anni di evoluzione; il fatto che riesca a lasciarmene dietro parecchie dimostra che è già ad un ottimo livello. Altrove la 749R è vincente, ma non nel Mondiale Supersport, e la ragione è che le gomme Pirelli sono state sviluppate per anni con la Honda 600, ma non danno ancora i migliori risultati con la nostra bicilindrica. Io comunque ce la metto tutta e spero di tagliare il traguardo per primo almeno una volta entro il 2004, sarebbe un risultato eccezionale per una moto e per un pilota al debutto. No?”
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