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GP Inghilterra: le gare

il 13/06/2004 in Sbk

La CBR1000RR di Vermeulen si impone in gara-2 dopo il secondo posto nella manche d’apertura vinta da Haga. In Supersport trionfo di Foret e gran gara di Lanzi, quarto con la Ducati. La gallery fotografica

Prima, meritatissima vittoria in SBK per l'esordiente Chris Vermeulen

Silverstone –
Noriyuki Haga, carico a palla per la vittoria in Gara-1, parte come un missile al via della seconda manche del GP d’Inghilterra, ma Vermeulen ha voglia di rivincita e non se lo lascia scappare. Laconi e Toseland, che corre con una fasciatura stretta al pollice della mano sinistra, alla prima curva sono terzo e quarto, poi c’è Haslam, Ellison, McCoy e Chili, che ha già messo la marcia della rimonta.
Inizia il secondo giro e Vermeulen è primo davanti ad Haga che ha tre metri su Laconi che a sua volta sta staccandosi da Toseland, mentre Chili è già alle spalle di Haslam.
Vermeulen sta girando fortissimo: suo il giro più veloce, in 1’54”9, ma i due che lo seguono non sono da meno, e Chili è in agguato, dopo aver superato Haslam ed essere arrivato alle spalle di Toseland.


I tre di testa si disturbano e questo impedisce loro di guadagnare terreno sui piloti che seguono. Se ne avvantaggia Chili che ormai ha a portata di mano i primi. All’ingresso di un curvone Chili prepara l’attacco a Toseland, percorre la traiettoria più velocemente, lo supera in uscita ma è troppo veloce e troppo largo: finisce sul cordolo esterno e vola nello spazio di fuga. Corsa buttata. Peccato.
Con Chili fuori gara, la corsa diventa una questione fra Haga, Vermeulen e Laconi; l’australiano della Honda è ancora leader, mentre Laconi ha superato Haga, ma sono solo schermaglie: nessuno riesce a staccare gli altri. Al quarto posto si è installato al settimo giro Haslam, che ha vinto un breve duello con Toseland. L’inglese della Ducati-Fila deve ora difendersi dagli attacchi del rampante Ellison, e di Martin che a sua volta precede di 3” il bravissimo Sanchini, capace con la sua Kawasaki Bertocchi quasi di serie di tenersi dietro piloti ambiziosi e ben dotati come Walker e McCoy. Al decimo giro Haga supera Laconi e torna secondo, mentre Martin si mette dietro Ellison e vede Toseland nel mirino.
Haga è un rullo compressore che cerca di schiacciare Vermeulen, ma il campione del mondo in carica delle 600, un apprendista in Superbike in confronto di Nori-San, è un osso durissimo: ribatte colpo su colpo, non si lascia fregare dalle provocazioni del giapponese e se ne sta lì davanti senza commettere errori e imprimendo alla corsa un ritmo eccezionale. Al termine del quindicesimo giro Haga riesce a trovare un varco nella difesa di Vermeulen e passa, ma il pilota della Honda lo ripassa immediatamente sorprendendo Haga, che è costretto a correggere per evitare il contatto.

Laconi tiene il terzo e studia attentamente i due personaggi che lo fronteggiano e che sono venuti a disturbargli un cammino mondiale che altrimenti sarebbe stato tranquillo. A tre giri dalla fine però Laconi molla; Vermeulen e Haga guadagnano una trentina di metri, che diventano presto cinquanta e più. Adesso la partita si gioca in due.
Cominciano le giocate dure: Haga passa all’interno in entrata, Vermeulen ribatte in uscita; le traiettorie nel misto veloce sono molto diverse, e quelle della Honda sembrano più redditizie, ma si parla di centimetri, forse di millimetri, troppo poco per ipotecare una vittoria. Dura così per un giro, poi inizia l’ultimo e Vermeulen tiene il passo davanti ad Haga e chiude ostinatamente tutte le porte. Haga affianca Vermeulen in tutte le curve, ma ad uscirne è sempre primo Vermeulen. Così fino all’ultima curva, che replica il copione della prima a ruoli invertiti: stavolta è davanti Vermeulen con Haga a mezza ruota; la volata è durissima, tiratissima, ma la Honda taglia per prima il traguardo. Vittoria storica. Una vittoria che fa bene al Mondiale Superbike e anche alla Ducati, che ora ha ritrovato l’avversaria degna della sua forza.
Laconi, solitario terzo al traguardo, forse aveva capito che aria tirava e ha pensato alla caduta di gara-1 e ai punti del mondiale. A volte anche ai fuoriclasse conviene fare i ragionieri. Haslam, quarto, ha mostrato che differenza c’è fra lui e Haga, suo compagno di squadra, quanto a Toseland, acciaccato e demoralizzato, non deve aver goduto molto del suo quinto posto, che ha comunque difeso con le unghie e coi denti dagli attacchi di Martin.
Sanchini, che a metà gara stava puntando a un piazzamento importante, è arretrato progressivamente a causa di problemi elettrici del motore.

di Luigi Rivola, foto Alex Photo


L'esperienza e l'impeto di Haga gli sono valse la vittoria sulla CBR1000 del giovane Vermeulen

Silverstone -
Vermeulen e Haga davanti a tutti al termine del primo giro; inizia il secondo e Haga passa perentoriamente in testa. Il passo dei primi due sembra nettamente più rapido di quello di tutti gli altri, che seguono già staccati di un paio di secondi alla conclusione della seconda tornata. In realtà, da dietro arriva in rimonta un pilota il cui passo è ancor più veloce di quello della coppia di testa: lo conosciamo, è Chili, che marcia a ritmo di giri più veloci e che all’inizio del terzo giro supera anche Laconi strappandogli il terzo posto.
Vermeulen nel frattempo è tornato a condurre, ma non riesce a scrollarsi di dosso Haga, che guida in perenne sbandata la sua Ducati 999; Chili, con Laconi incollato alla ruota, è a 2”5, mentre Toseland guida la muta dei rassegnati (al terzo giro è un po’ presto, no?) con oltre 5” di distacco da Vermeulen.


Laconi strappa il primato sul giro a Chili, ma non recupera il terzo posto, Vermeulen invece sembra in grado di guadagnare qualcosa su Haga; la sua Honda fila pulitissima e velocissima, guarda lontano, al traguardo che forse questa volta è davvero alla sua portata.
Interessantissima la lotta che si è accesa alle spalle dei primi quattro per la conquista del quinto posto: in poco più di 1” ci sono sette piloti in bagarre, Toseland, Haslam, Corser, McCoy, Martin, Walker e Borciani. A pochi metri seguono Sanchini, Bontempi, poi Nannelli e Clementi. All’ottavo giro Walker conclude malamente la sua corsa volando nello spazio di fuga.
Vermeulen sembra aver rinunciato al tentativo di liberarsi di Haga; il loro vantaggio su Laconi e Chili – il francese ha avuto ragione dell’italiano che comunque non lo molla – è salito a oltre 5”, ormai non li prende più nessuno. Intanto Martin, Haslam e McCoy nell’ordine hanno superato Toseland, che all’undicesimo giro mette la parola fine alla sua corsa cadendo.
Haga insidia continuamente Vermeulen, lo affianca in ingresso di curva, prova addirittura a superarlo all’esterno in un curvone, ma l’australiano resiste benissimo; non da meno sono Laconi e Chili: al quattordicesimo giro il francese perde per un attimo l’aderenza della ruota motrice, sbanda, si riprende, ma Chili intanto è già davanti a lui, e lo speaker di Silverstone urla “Frankie, Frankie”.


Al quindicesimo giro iniziano le prove dell’ultimo: Haga passa Vermeulen, che lo ripassa all’ingresso della curva successiva, ma perde ancora la prima posizione una curva più tardi a vantaggio del giapponese, che però in quella dopo cede ancora il comando all’australiano. A Silverstone oggi c’è il sole, ma il pubblico si scalderebbe comunque.
Haslam si insedia in quinta posizione, mentre per la sesta lottano Martin e McCoy.
Il colpo di scena arriva a tre giri dalla fine: Laconi in duro duello con Chili scivola ed è fuori: per la Ducati-Fila una corsa da dimenticare.
Ma l’attenzione di tutti è sui primi due: Vermeulen inizia l’ultimo giro in testa, Haga gli è a ruota e spinge da tutti i lati per passare; il giapponese esagera e in correzione perde terreno; Vermeulen forse pensa che dieci metri gli basteranno per vincere in sicurezza, ma sbaglia: Haga ritorna su di lui di prepotenza e infila la sua Ducati all’interno della Honda a due curve dall’arrivo; Vermeulen tenta di reagire, spalanca il gas all’inizio del rettilineo accelerando in deratapa, ma non c’è niente da fare: Noriyuki è tornato quello di un tempo: fa paura. E vince.
Chili si piazza terzo a 6”, mentre quarto a oltre 20”, con un guizzo finale trovato fra le pieghe di un talento che a volte si perde, è McCoy davanti ad Haslam e Martin.

Muggeridge non ha indugi: al primo giro è già al comando con la sua Honda CBR600RR Ten Kate e Foret gli è a ruota con la Yamaha R6. Fin qui tutto secondo pronostico. Ma la sorpresa è Lorenzo Lanzi, che si incolla ai primi due con la sua Ducati 749R ufficiale e sembra in grado di tenere il loro passo tirandosi in scia Parkes, mentre Curtain e Vd Goorbergh seguono staccati di un soffio.
Fino al settimo giro, la corsa si trascina senza colpi di scena: i piloti si studiano e non attaccano. Lo fa per primo Fabien Foret, che taglia il traguardo dell’ottava tornata in testa davanti a Muggeridge e a Parkes, che ha superato Lanzi senza riuscire però a toglierselo dalla ruota. Intanto si è ritirato per caduta Bussei.
Muggeridge torna davanti alla fine del rettilineo succhiando la scia di Foret, ma il francese non demorde: è in gran forma e con lui la sua Yamaha R6 made in Italy. I primi quattro sono racchiusi nello spazio di mezzo secondo, ma vicinissimi sono anche Curtain e Vd Goorbergh, mentre Charpentier, che ha faticato molto a mettersi dietro Riba con la Kawasaki, è sesto a oltre 3” di distacco, pur avendo segnato il giro più veloce.



Al tredicesimo giro la corsa è guidata da sei piloti in una fila lunga una quarantina di metri; tutti teoricamente possono ancora vincere, anche se appare più ragionevole prevedere un finale rovente fra Foret, Muggeridge e Parkes; difficile capire quanto possa ancora fare di più Lanzi, che tiene duro al quarto posto facendo sognare gli uomini del team Ducati Breil.
A quattro giri dalla fine Parkes attacca Muggeridge e lo supera; raggiunge sullo slancio Foret e comincia a “pungerlo”, ma il francese non si scompone, almeno non lo fa per un giro, ma all’inizio di quello successivo commette un errore in uscita di curva, è costretto ad allargare la traiettoria e Parkes lo svernicia. Foret restituisce il favore, il clima diventa rovente e anche Muggeridge si inserisce nella saga dei sorpassi, portandosi nuovamente al comando davanti a Foret all’inizio del diciassettesimo giro. Lanzi non molla, mentre Curtain e Vd Goorbergh alzano bandiera bianca. Inizia l’ultimo giro col sorpasso di Foret ai danni di Muggeridge; il francese di oggi è all’altezza del campione del mondo di ieri: determinato, sicuro, fortissimo.


Muggeridge ce la mette tutta, riesce a tornargli davanti per una curva, ma poi Foret sceglie una traiettoria strana in un curvone, gira largo e stringe in uscita piombando davanti all’australiano come una furia. Guida come un fulmine, Foret, ma non commette alcun errore: Muggeridge non trova porte aperte e all’ingresso del rettilineo del traguardo riesce al massimo ad affiancare Foret, ma la Yamaha ha più spinta avendo percorso una traiettoria più favorevole e la vittoria è sua. In un fazzoletto Foret, Muggeridge, Parkes e Lanzi: per la Yamaha una vittoria importante, per la Ducati una soddisfazione enorme e meritata.
Ancora una delusione dagli altri Italiani in gara: Corradi si è tolto la soddisfazione di precedere Chambon, ma il suo nono posto a 20" dal vincitore è ben al di sotto delle sue possibilità; Baiocco sta risalendo la china: si è piazzato 13°, ma alla vigilia del campionato aveva fatto vedere molto di più; Sacchetti è penultimo e Cruciani, partito diciottesimo, era risaltivo fino al tredicesimo posto, ma al penultimo giro ha finito la benzina.

Silverstone – Scatto perfetto di Vankeymeulen che guida il gruppone all’ingresso della prima curva, dove la gialla Yamaha R1 dell’irlandese Laverty impazzisce, decolla e proietta il suo pilota in una brutta caduta, fortunatamente senza conseguenze. A ruota dell’apripista belga si pongono Vizziello, Chiarello e Alfonsi, un trio molto pericoloso al quale cerca di unirsi Dionisi, partito male, ma subito postosi alla caccia dei primi. Non termina il primo giro Polita, con la meglio piazzata delle Ducati 999S.
Per sei giri Vankeymeulen mena le danze, ma gli altri gli sono addosso; Alfonsi ha superato Vizziello, mentre Dionisi è quarto davanti a Martinez che ha avuto ragione di Chiarello. Al settimo giro Alfonsi pasa al comando e lo mantiene per tre giri, poi Vankeymeulen recupera ai suoi danni mentre Vizziello sta a guardare dalla terza posizione, pronto ad approfittare di qualsiasi errore degli avversari. E l’errore arriva: lo commette Vankeymeulen, che al penultimo giro scivola in una chicane, quasi da fermo, ma non riesce a ripartire. Alfonsi è dunque primo, ma Vizziello lo bracca a pochi centimetri. L’ultimo giro è da fantascienza: i due italiani non si risparmiano, lottano gomito a gomito, si sorpassano a vicenda in tutti gli ingressi e in tutte le uscite di curva; vincono entrambi, ma uno, Alfonsi, riesce a precedere di un nulla l’avversario sulla linea del traguardo.
Il podio è tutto italiano: primo Alfonsi, secondo Vizziello, bella accoppiata per il Team Italia Lorenzini by Leoni; terzo Dionisi a 3”6, ma oltre al podio c’è il quarto posto di Chiarello a completare una massiccia affermazione italiana in terra inglese.


“Il campionato non è ancora finito – ha dichiarato al termine un raggiante Alfonsi – ho corso solo per vincere e ce l’ho fatta, anche perché nel warm-up ho trovato la messa a punto migliore e la mia Yamaha mi ha assecondato alla perfezione”.
“Meglio ferito nell’orgoglio, che in terra – ha commentato il leader del campionato, Vizziello – Avevo problemi di grip e mi sarei accontentato del terzo posto, ma poi ho visto che c’era la possibilità di vincere e ci ho provato. Anche il secondo comunque mi va benissimo”.

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