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GP S.Marino: basta assaggi: ora si va!

il 14/04/2004 in Sbk

Nella Superbike le Ducati-Casa hanno qualcosa in più, ma i loro piloti non ne hanno approfittato abbastanza e la Honda si avvicina pensando già ad una buona spalla per Vermeulen. Intanto Chili prepara due 998 per Misano e attizza il fuoco della polemica

di Luigi Rivola, foto Alex Photo


Regis Laconi: alcuni errori, ma è ancora il favorito per il Mondiale 2004

Due GP sono già entrati nell’archivio del Mondiale SBK 2004, e due GP, nell’indovinato regolamento delle corse Superbike significano non due, ma quattro gare, un numero sufficiente per un primo bilancio e per qualche previsione sulle gare a venire.
La cosa più chiara di tutte è che le Ducati ufficiali hanno ancora un discreto margine sulle altre moto in lizza: Laconi, a parte gli errori fatti, ha sempre dominato con grande sicurezza le prove, ha messo in chiaro di poter tenere un ritmo superiore anche in gara e ha dimostrato di avere almeno mezzo secondo al giro da giocarsi per tenere a bada gli avversari. Merito suo? Certo, ma siccome nessun pilota, nemmeno quello che alcuni credono Dio, può andare più forte della moto che guida, significa che il potenziale della 999 ufficiale è quello mostrato da Laconi, non quello di Toseland, che a Valencia si è lasciato bastonare da Haga nella seconda manche e a Phillip Island nella prima manche ha ceduto al compagno di squadra e a Vermeulen, mentre nella seconda è caduto per contenere l’irruenza di Martin, Vermeulen e McCoy.
Non c’è dubbio che Toseland sia più veloce di quanto ha mostrato fino ad ora, ma altrettanto indubbio è che da quando è in sella alla 999 non riesce ad esprimersi al meglio: non c’è mai riuscito, a differenza di Laconi, nei test invernali e nemmeno nelle prime quattro corse, neanche nella prima, che ha vinto impegnandosi e riuscendo a prevalere solo di poco su un Chili galvanizzato sì, ma in sella a una 998 vecchia ormai di tre anni.


Insomma, sembra proprio che la Ducati, in carenza almeno provvisoria di avversari seriamente e dichiaratamente intenzionati a crearle fastidi nel Mondiale SBK, abbia trovato inconsapevolmente l’avversario più cattivo in famiglia e che la sfida più interessante del 2004, in attesa della raggiunta competitività della Honda CBR1000RR, sia dunque fra la 999 campione del mondo 2003 e la 998 che lo è stata tante volte prima.
La cosa naturalmente non fa piacere ai vertici della Casa bolognese, che mirano comprensibilmente a ribadire la superiorità del nuovo prodotto, così come è emersa lo scorso anno con Hodgson e Xaus, ma c’è chi non è tanto sensibile alle loro aspettative, come Pierfrancesco Chili, che senza peli sulla lingua, come suo solito, sottolinea le sue difficoltà di adattamento alla 999 e dimostra coi fatti (e con un secondo posto nel Mondiale ad appena 5 punti da Toseland dopo quattro gare) di trovarsi molto più a suo agio in sella alla 998. “La Ducati? Non possono dirci assolutamente nulla – affermano i responsabili del Team PSG-1Siamo un team privato, e come tale siamo totalmente liberi nelle nostre scelte”. E per conferma è arrivato un comunicato in cui si annuncia che a Misano il Team PSG-1 metterà a disposizione non una, ma due 998, tenendo la 999 in castigo in attesa di tempi migliori.

Mentre si sviluppa l’inattesa polemica 998-999 interna alla Ducati, la Honda avanza e non a passettini, ma a passi lunghi e ben distesi. Nel GP d’esordio, in Spagna, il quinto posto di Gara-2, a 17” dal vincitore, era apparso un eccellente inizio, ma ben oltre è andato Vermeulen nel secondo GP, sul veloce circuito di Phillip Island, dove ha conquistato due secondi posti e quaranta preziosissimi punti. Considerando che la Honda è una moto che ha appena iniziato la propria evoluzione, che Vermeulen ha già dimostrato di essere capace di imparare in fretta a guidare una SBK a livello degli attuali protagonisti, che entrambi hanno certamente un ampio margine di crescita, che infine nessun pilota della Ducati ha accumulato nelle prime quattro corse un bottino di punti paragonabile a quello iniziale di Hodgson lo scorso anno, non è poi così azzardato presumere che la Honda nel volgere di un paio di gare possa diventare molto di più di un fastidio per la Ducati.
E chiunque sia il referente del Team Ten Kate in Giappone, la cosa certa è che l’idea di vincere il titolo, per di più con una moto privata, alla Honda non fa affatto schifo nonostante le panzane firmate con la dichiarazione di guerra che l’Associazione delle Case costruttrici di moto da corsa, la MSMA, ha ufficialmente inoltrato alla FGSport dei fratelli Flammini, che organizza il Mondiale SBK.
Così è arrivata la voce, credibilissima, che presto Chris Vermeulen avrà un compagno, e che compagno! Nientemeno che Joshua Brooks, la wild-card che in Australia ha demolito la coalizione dei campioni consolidati della Supersport vincendo al debutto, pur se sul circuito di casa. Brooks è australiano come Vermeulen e come tutti i piloti del Team Ten Kate, può quindi trovarsi benissimo in questa sua prima avventura mondiale guadagnata col suo innegabile talento naturale e può diventare non solo una spalla, ma anche un pungolo per Vermeulen, contribuendo ad una crescita ancor più rapida della SBK e all’obiettivo finale – ancora lontano ma non irraggiungibile – di una vittoria totale – SBK+SS – del Team Ten Kate e quindi della Honda nel 2004.
Ma la Ducati non starà a guardare: in caso di pericolo, niente di più facile che Haga e Haslam possano contare sullo stretto legame che il team inglese ha con quello interno di Borgo Panigale, ancor più stretto di quello storico con la scuderia NCR, che comunque ha già dimostrato di poter dare man forte con McCoy, la cui moto è velocissima (a Phillip Island è sempre risultata la più veloce in assoluto) e la cui vittoria ha senz’altro alzato alle stelle il morale della squadra.

Per finire, una considerazione su Steve Martin e su Marco Borciani, i due piloti del Team DFX che con le gomme Pirelli e le Ducati 999 hanno raggiunto nel 2004 un rendimento stupefacente in relazione al potenziale che veniva loro riconosciuto fino ad oggi. Martin è pronto per vincere e solo la sfortuna glielo ha impedito in due occasioni su quattro; molti riconoscono nella competitività di Martin il segno della decadenza della Superbike, ma la stessa reazione l’ebbero alle prime imprese del “fermo” Gibernau in MotoGP. Bisogna convincersi che mutate condizioni mutano il rendimento di un pilota, tanto da renderlo quasi irriconoscibile; un pilota che punta a vincere è una macchina sofisticatissima e delicatissima: basta poco per alterare il suo equilibrio e la sua capacità di battersi; evidentemente il Team DFX quest’anno è riuscito a creare le condizioni ideali per valorizzare i suoi piloti, e i risultati puntualmente arrivano.

Misano nella Supersport aspetta un pilota in particolare: è un francese, già campione del mondo, si chiama Fabien Foret ed ha vinto consecutivamente le ultime due corse mondiali disputate sul circuito dell’Adriatico, la prima volta nel 2002 con la Honda e la seconda nel 2003 con la Kawasaki. Quest’anno Foret è in sella alla Yamaha R6 del Team Yamaha Italia ed attualmente occupa la seconda posizione della graduatoria iridata, il che significa che anche con la 600 di Iwata non ha perso lo smalto e che al Santamonica sarà protagonista: un tris sarebbe un bel record indubbiamente, e darebbe una grossa mano nella corsa al titolo.
La Yamaha ha avuto un’inizio di stagione semplicemente strepitoso e francamente inaspettato, visto il gap che ancora separava le R6 dalle Honda CBR600RR al termine dei test invernali. Tre Yamaha sono infatti ai primi tre posti della classifica iridata; leader è Jurgen Vd Goorbergh, pilota di grandissima esperienza e di notevole talento, davanti a Foret e a Kevin Curtain, l’australiano che corre per i colori dell’importatore tedesco della Casa giapponese.

Al quarto posto finalmente una Honda, ma a sorpresa non è quella di Karl Muggeridge, che i pronostici pre-campionato indicavano come massimo favorito, e nemmeno quella del suo compagno di squadra e principale antagonista (sempre nei pronostici) Broc Parkes, bensì la CBR600RR kittata di Joshua Brookes, la wild-card che ha umiliato tutti a Phillip Island regalando la prima vittoria stagionale alla Honda. Brookes, per il quale – come scriviamo in altra pagina di questo articolo – sembra stiano per aprirsi le porte della SBK come spalla di Vermeulen in sella alla CBR1000RR, non sarà a Misano a difendere la sua eccellente posizione in campionato, quindi il testimone torna a Muggeridge e Parkes, ma anche a Sebastien Charpentier, velocissimo francese che non ama moltissimo il Santamonica, ma che rispetto allo scorso anno ha un miglior affiatamento col team e con la moto, e lo ha già dimostrato.
La sfida fra Yamaha e Honda sarà quindi incandescente, ma la Suzuki non starà a guardare: i suoi veterani Fujiwara e Chambon conoscono bene la pista e sanno dove mettere le ruote per andare forte, in più hanno una buona posizione da difendere (rispettivamente 5° e 7° in campionato); escluderli dal pronostico non è lecito nemmeno tenendo conto dell’apparente momentanea inferiorità della nuova GSX-R 600 rispetto alle migliori R6 e CBR.
Lo stesso vale per la Ducati, che rispetto alle prime uscite invernali, decisamente deludenti, è cresciuta più rapidamente di quanto ci si potesse aspettare. La 749R di Lorenzo Lanzi non è certamente ancora una moto vincente, ma intanto occupa la sesta posizione della graduatoria iridata, e francamente pensiamo che possa solo migliorare. E a Misano Lanzi corre in casa...
Lanzi è il portabandiera della pattuglia italiana nel Mondiale Supersport, e come i Giapponesi sbancano regolarmente Suzuka o Sugo, gli Italiani a Misano fanno paura a tutti. Ci aspettiamo quindi grandi cose da Alessio Corradi, dal grintoso Cruciani, da Sacchetti e anche da Baiocco, che sull’Adriatico potrebbe ritrovare il passo velocissimo di questo inverno, perso coi primi tepori primaverili.

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