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Daytona: un sasso condanna la 999
Eric Bostrom parte in pole, segna il giro più veloce della gara e, quando è in testa, è fermato da un sasso che fora il radiatore dell’olio. La 200 Miglia a Mladin davanti a Zemke e Duhamel
Mat Mladin, quattro volte campione AMA Superbike, ha vinto la 200 Miglia di Daytona 2004 guidando una Suzuki GSX-R 1000 ufficiale. Incerto fino all’ultimo se partecipare o no, avendo dichiarato, dopo i test invernali, di non voler correre a causa della pericolosità di Daytona, colpevole, a suo dire, di provocare l’esplosione delle gomme nella parte velocissima del tracciato, Mladin ha poi accettato di scendere in gara, ma evidentemente ha optato per una strategia di sicurezza, visto che ha scelto, a differenza di molti suoi avversari, tre pit-stop anziché due.
A parere del vincitore, questa strategia si è rivelata vincente: “Abbiamo effettuato uno stop con cambio gomme al sedicesimo giro, poi un altro quindici giri più tardi, infine un altro ancora dopo altri quattordici giri. Avevamo calcolato che in questo modo ci saremmo ritrovati alla fine a correre con un pneumatico con almeno cinque giri di usura in meno rispetto agli altri”.
In realtà quelli che si sono rivelati i suoi più duri avversari in gara avevano scelto anch’essi i tre pit-stop, ad eccezione di Duhamel, ma Mladin ha potuto contare sulla grande velocità del suo team nel cambio gomme: 11” nel primo pit-stop e meno di 10” negli altri due.
Meglio del Team di Mladin ha fatto comunque la squadra Ducati-Austin, cui era stata affidata, con la supervisione dell’ing. Ciabatti, la 999 ufficiale di Eric Bostrom. Partito in pole position, Eric Bostrom nelle fasi iniziali della gara aveva guidato fortissimo duellando col fratello Ben in sella alla Honda CBR1000RR. Spingendo al limite la sua 999, Eric aveva stabilito il giro più veloce e nuovo record in 1’49”436, ma nonostante questa performance non era riuscito a liberarsi né di Ben, né degli altri componenti del gruppo di testa: Duhamel (Honda), Mladin e Yates (Suzuki), seguiti, a un paio di secondi da Zemke (Honda) in rimonta.
La Ducati 999 di Eric Bostrom è stata la prima a fermarsi per il cambio gomme, al quindicesimo giro: cambio velocissimo, e ripartenza di Bostrom al sesto posto. La sosta degli altri, tra il sedicesimo e il diciottesimo giro, ha messo a frutto l’ottimo lavoro del Team Austin, che facendo guadagnare preziosi decimi di secondo a Bostrom nel pit-stop gli ha permesso al ventiduesimo giro di portarsi al comando davanti a Mladin e Yates.
Replica al secondo pit-stop: Mladin ed Eric Bostrom si sono fermati contemporaneamente per il cambio gomme, ma la moto italiana è ripartita prima e Bostrom ha ricambiato l’aiuto riportandosi al comando, purtroppo inutilmente, visto che poco dopo è stato costretto alla resa dalla sfortuna che a Daytona ha sempre perseguitato la Ducati: un sasso ha colpito la moto e forato il serbatoio dell’olio. Record in prova, record in corsa, ma niente da fare: per la 999 la conquista di Daytona è rimandata a data da destinarsi.
Sfortunato anche Ben Bostrom la cui Honda nella seconda parte della gara è stata perseguitata da noie alla ruota posteriore che l’hanno costretta a frequenti soste al box.
Alle spalle di Mladin, giunto al traguardo controllando gli avversari dall’alto di un’evidente superiorità, e dopo il ritiro di Yates, spinto fuori pista dal doppiato Anthony Fania, si sono classificati i due piloti della Honda, Zemke e Duhamel, che hanno duellato fino all’ultimo: Zemke ha avuto ragione del più esperto Duhamel chiudendogli ogni fessura in ogni curva con un sangue freddo degno di un vero campione.
La classifica della 200 Miglia
1 MAT MLADIN (SUZUKI), 2 Jake Zemke (Honda), 3 Miguel Duhamel (Honda), 4 JACK PFEIFER (SUZUKI), 5 LEE ACREE (SUZUKI), 6 RICKY ORLANDO (SUZUKI), 7 Pascal Picotte (Yamaha), 8 OPIE CAYLOR (SUZUKI), 9 SCOTT JENSEN (SUZUKI), 10 ERIC WOOD (SUZUKI), 11 MARCO MARTINEZ (SUZUKI), 12 C.R.GITTERE (SUZUKI), 13 CORY DENTON (SUZUKI), 14 Frank Trombino (Yamaha), 15 JOHN HANER (SUZUKI).
Dario Marchetti ha vinto il la Battle of Twins, uno degli appuntamenti più prestigiosi della Bike Week motociclistica di Daytona.
L’affermazione di Marchetti è stata schiacciante: piuttosto indietro sulla griglia di partenza, al primo giro si era portato già al quarto posto, e in quello successivo aveva già raggiunto la coppia di testa, composta da David Podolsky (Aprilia) e Albert Charles (Ducati). Al terzo passaggio, Marchetti si è portato al comando ed ha staccato tutti; per cercare di resistere, Podolski è caduto mentre Charles ha preferito accontentarsi della piazza d’onore. Marchetti ha tagliato il traguardo solitario.
Nativo di Castel San Pietro Terme ma residente a Monaco, lo scorso anno impegnato nel mondiale endurance, Marchetti era a Daytona per la terza volta, ma in America ha gareggiato molto di più, schierato in alcune prove del campionato sudamericano da team locali. A Daytona ha corso in sella a una Ducati 748 RS del team Desmomaniacs-Ducati Miami. Con la stessa moto il 1. marzo aveva gareggiato nella Sound of Thunder conquistando il secondo posto alle spalle di Paul Vitale, mentre il giorno prima aveva perso la vittoria nella Supertwins a causa di un problema elettrico che lo ha fermato all’ultimo giro.
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