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SBK: l’anno che verrà

il 15/11/2002 in Sbk

La prossima stagione si annuncia durissima per la Superbike e il suo organizzatore Flammini. In attesa del ritorno delle grandi Case prospettato nel 2004, il campionato rischia di ridursi a un monomarca Ducati

SBK: l’anno che verrà
Ancora in pista Chili, con le Ducati del nuovo team PSG-1

di Marcello Pollini


Tanti appassionati ma poche Case in pista: il 2003 sarà un durissmo anno di transizione per la SBK

Adesso non ci sono più dubbi: nel 2003 la SBK dovrà aumentare i buchi della sua cintura perché sarà un anno nel quale dovrà tirare la cinghia e non poco. Paolo Flammini, da buon stratega qual è, nella sua sede londinese probabilmente lo sta già facendo, mascherandolo con massicce dosi di coraggio da dispensare alle sue truppe demoralizzate.


In effetti, a contare le forze in campo del prossimo mondiale targato 2003, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. “Rubati” dalla MotoGP tre dei primi quattro piloti classificati nel mondiale, Case ufficiali che hanno o stanno prendendo il volo, un campionato che si prospetta poverissimo di contenuti con lo spettro di un monomarca Ducati.
Questo il quadro della prossima stagione che Flammini sta provando a tamponare in qualche modo. Sicuramente l’accordo con la Rai potrà portare una boccata d’ossigeno in Italia in termini di audience. Ma è tutto da dimostrare che le rose e fiori sparsi sul tappeto non comincino presto a puzzare di marcio. L’accordo è infatti abbastanza lacunoso, non si capisce bene quante gare verranno trasmesse in diretta sulle reti terrestri e quante via satellite. E questo con la sensazione che saranno più le seconde delle prime, se non ci sarà un’adeguata “spinta” da parte di Case e organizzatori, con le prime davvero poco motivate.
Ma la cosa che lascia più perplessi è il silenzio televisivo sulla Supersport, una categoria in piena ascesa dove invece le Case giapponesi, autrici della diaspora in SBK, sono presenti praticamente in forma ufficiale. In un anno che vogliamo benevolmente definire di transizione, puntare sull’oggetto del mercato avrebbe potuto ridare vigore a tutto l’ambiente. Invece come detto tutto tace, con sussurri che la confermano su La7, dove rimarrà un avvenimento per pochi intimi.
Certo che muoversi in questo scenario minato non è cosa facile. D’altra parte Flammini e la SBK pagano lo scotto di doversi confrontare con poteri più forti. E’ innegabile che tutta l’operazione di indebolimento della SBK nasca dall’esigenza di rafforzare l’immagine della MotoGP. La Honda, deus ex machina della vicenda, ha trascinato senza tanti problemi anche le altre Case, in una manovra che ha trovato la Dorna, la società che gestisce il motomondiale, naturalmente compiacente.
Non bisogna dimenticare che è sempre stata ben evidente la strategia di avere un solo ed unico campionato a due ruote di livello di massimo ed era diventata difficile da “tollerare” l’ingombrante crescita della SBK, capace ormai di oscurare il motomondiale in molte Nazioni.
La decisione di introdurre gli air restrictors, per limitare la potenza delle moto, deve essere solo vista in questa ottica, visto che nei campionati nazionali hanno trovato disco rosso. Non c’è assolutamente alcun disegno razionale alle spalle di questa scelta tecnica. E’ stato solo un escamotage ben architettato per giustificare l’abbandono quasi totale della Superbike senza “sensi di colpa”, per poter concentrare tutte le energie sulla MotoGP. La Honda lo ha deciso e la Honda lo ha fatto, trascinandosi dietro tutte le altre, come detto, che non potevano certo rifiutare la sfida. Anche a costo di confrontarsi con costi assurdi e risultati più che improbabili.
Ci auguriamo di non essere cattivi profeti ma per Ducati e Aprilia l’impresa sarà titanica ma anche per Suzuki e Kawasaki ci sarà probabilmente poco da ridere.


Quindi è perfettamente inutile disquisire sul regolamento tecnico, perché tanto, anche senza air restrictors per le 1000 cc quattro cilindri, la presenza delle Case ufficiali in Superbike nel 2003 non sarebbe mutata di una sola unità.
Bene lo sa Flammini che ha finalmente deciso di abbandonare questa querelle e di dedicarsi a salvare il suo giocattolo. L’obiettivo resta dunque solo quello di resistere un anno, prospettando un campionato ben organizzato e sperando che non si trasformi, come tutti temono, in un monomarca Ducati. In attesa del 2004 quando ci sarà il rientro in grande stile di Honda, Yamaha e Kawasaki, per ridare fiato ad un campionato in evidente debito d’ossigeno.

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APRILIA – L’indecisione sulla partecipazione 2003 è massima. In caso di sì, si partirebbe comunque con grave ritardo visto che al momento non ci sono pilota, squadra, sponsor e programmi. In tutti casi sarebbe un anno senza grandi obiettivi, raccogliendo il massimo possibile, senza alcun sviluppo della moto da parte della Casa. Il pilota candidato è Regis Laconi, una buona soluzione a costi contenuti.
BENELLI – Ormai è deciso: stop di un anno per preparare la tre cilindri di 1000 cc. Il regolamento per il 2003 penalizza infatti la Tornado e quindi tutte le energie verranno finalizzate al 2004. Lo sviluppo dovrebbe essere affidato ad una azienda esterna che agirà in collaborazione con una struttura interna deputata alla parte racing. Naturalmente Peter Goddard è stato lasciato libero.
DUCATI – Che si vada incontro ad un monomarca Ducati è più di una certezza. Due terzi dei piloti dello schieramento attuale utilizzerà le moto di Borgo Panigale con ben sei team al via. Con le nuove 999 gareggeranno gli ufficiali Neil Hodgson e Ruben Xaus, mentre le 998 Factory 02 (quelle di Bayliss di quest’anno, per intenderci) saranno a disposizione del team GSE con Chris Walker e James Toseland. Moto clienti per tutti gli altri. A cominciare dal team DFX Pirelli che schiera il riconfermato Steve Martin e i nuovi Juan Borja e Marco Borciani; il team Pedercini, al via con Lucio Pedercini e Serafino Foti, con una terza moto ancora da assegnare (si sono proposti il tedesco Hoffmann e il francese Holon ma non interessano); il team NCR che sta cercando di chiudere con Simone Sanna, tenendo una porta aperta per Regis Laconi, obiettivo numero uno; infine c’è da registrare l’entrata in scena di una nuova squadra, la PSG-1, che schiera Pierfrancesco Chili, alla sua probabile ultima stagione, con la moto clienti della stagione appena conclusa. Una presenza importante e di immagine in un campo partenti così mediocre.
FOGGY PETRONAS – Dovrebbe esserci il debutto della tre cilindri “diretta” dal quattro volte campione del mondo. Dovrebbe perché al momento il motore non sembra ancora avere raggiunto CV e affidabilità per essere competitiva. Sono previsti comunque test a ripetizione, con Troy Corser e James Haydon piloti ufficiali.
HONDA – Il disimpegno sarà totale, tant’è che verranno messe sotto pressa le VTR 1000 SP-2 di Edwards. Oscar Rumi sta cercando di portare avanti il progetto della Fireblade 900 (954 cc) da sviluppare secondo il regolamento con gli air restrictors ma senza nessuno aiuto ufficiale. La squadra si farà se andrà in porto l’accordo con uno sponsor importante e come pilota sarà riconfermato Mark Heckles.
KAWASAKI – La presenza della Casa di Akashi, ma in forma non ufficiale, sarà assicurata dal team Bertocchi, che affiderà ai riconfermati Mauro Sanchini e Ivan Clementi le moto utilizzate dal team di Eckl quest’anno con Walker e Izutsu.
SUZUKI – Sarà l’unica Casa giapponese presente in qualche maniera in forma ufficiale grazie alla struttura di Francesco Batta. Compito portare in pista la GSX-R 1000, unica mille quattro cilindri presente nel campionato. A guidarla sarà ancora Gregorio Lavilla, che sarà affiancato in alcune gare europee dal campione europeo Superstock Vittorio Iannuzzo, impegnato in pianta stabile nell’italiano SBK.

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