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Motogp

Perché David Alonso è il nostro idolo

Marco Gentili
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Perché David Alonso è il nostro idolo

Al diavolo i piloti belli e maledetti, o i piloti showman: il 18enne iridato della Moto3 incarna un nuovo modo di essere atleta. Che è anche quello di non aver paura di nascondere le proprie emozioni

Un ragazzino sudato, con l'apparecchio ortodontico in bocca e un sorriso stampato in faccia. Ma è un sorriso strano, di quelli che ti vengono quando non sta capendo bene che cosa accade intorno a te. Lui, di fronte alla telecamera di Dazn, fa qualcosa di rivoluzionario: legge la lettera che ha scritto a se stesso alla vigilia della gara più importante della sua vita, quella di Motegi di domenica scorsa.  David Alonso è poco più di un ragazzino, ha 18 anni e viene dalla Colombia. Ha appena vinto il Mondiale di Moto3, dove ha dominato la stagione, vincendo ben 10 gare e conquistando un secondo posto. Una bella rivincita per lui, che un anno fa chiuse al terzo posto la stagione. A 18 anni sei ancora incosciente, tutto ti è concesso. Anche di festeggiare in modo scomposto, o fuori dalle righe. In fondo, c'è un ragazzo di Tavullia che negli ultimi 25 anni ci ha abituato a festeggiamenti sopra le righe e guasconate continue a margine delle proprie vittorie… Ma Alonso fa qualcosa di incredibile, a mio avviso. Ovvero, sdogana una nuova tipologia di pilota: dopo i bad boys degli Anni 70 alla Barry Sheene e alla Lucchinelli, per intenderci, e dopo gli istrioni alla Valentino Rossi, arriva lui, David Alonso. Il primo pilota che è umano, fragile e non si vergogna di esserlo. Alonso - andate a rivedere il video dell'intervista - si commuove quasi, mentre rilegge la lettera che lui stesso si è scritto la notte della vigilia. Un modo per esorcizzare le paure, tenere a bada le emozioni, canalizzare le energie positive.  

OLTRE IL PILOTA C'E' DI PIU'

Bello, no? A mio modo di vedere, bellissimo. Alonso, se ci facciamo caso, è il prototipo di una nuova generazione di sportivi, e quindi di giovani esseri umani, che si mette alle spalle la retorica della prestazione a tutti i costi, della vittoria come atto dovuto, e mette davanti a tutto il fatto di essere una persona. Fatta anche di debolezze, incertezze, difficoltà interiori. Complessità che vanno oltre al mero risultato sportivo. Chi ha figli che fanno sport agonistico - ovvero, bambini che fin dalla più tenera età subiscono sollecitazioni e stress difficili da reggere anche per un adulto, all'interno di una cornice complessa, che è fatta di passione ma anche di studio e amicizie, di gestione del tempo e di sacrifici personali fatti per inseguire un traguardo che non arriva mai, nel 99 per cento dei casi - sa di cosa sto parlando. Ecco, David Alonso potrebbe essere uno dei nostri figli che ce l'ha fatta. Ed è anche per questo che guardiamo con grande affetto ed empatia il suo percorso sportivo. Perché a 18 anni reggere le pressioni non è semplice. Seduti in poltrona, sembra tutto facile. Ma mettendo in mostra la sua emotività - probabilmente ben consigliato da un mental coach o da uno psicologo, figura sempre più cruciale nello sport (anche giovanile) oggigiorno, Alonso ha detto a tutti noi, tra le righe: andate a quel paese, io sono in primo luogo un ragazzo di 18 anni, e ho tutto il diritto di avere paura e piangere. Se vi piace il pilota superuomo, il cyborg senza emozioni, andate da un'altra parte. Perché gli uomini, quelli veri, sono fatti anche di questo. Nella vita, alla fine, c'è qualcosa di più importante che sconfiggere un rivale o trovarsi un nemico in pista.

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