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Aspettando il Mugello: tutti i numeri della MotoGP
Quali sono stati i piloti più vincenti? La scuola spagnola è effettivamente più prolifica di quella italiana? Chi prevale tra una MotoGP e una Formula1? Abbiamo raccolto i dati più interessanti della MotoGP in sei illuminanti infografiche
Viviamo le gare sull'onda dell'emozione, e ci mancherebbe. Ma i numeri spesso raccontano una realtà diversa, o quanto meno più completa. Abbiamo raccolto un po' di dati interessanti coi quali abbiamo costruito qualche infografica per rivivere insieme l'epica della MotoGP mentre aspettiamo il Mugello, che per noi italiani è sempre la gara più attesa dell'anno.
1. Le Case più vincenti
Il Mondiale MotoGP 2024 è finora un monopolio italiano: quest'anno hanno vinto soltanto Ducati e Aprilia. In realtà però la situazione è molto più combattuta rispetto agli ultimi anni del Mondiale 500 e ai primi della MotoGP, che vissero del duopolio Honda - Yamaha con rare incursioni di Suzuki. Qui abbiamo riportato il numero di vittorie per marca dal 2001 a oggi: facile vedere come i protagonisti, e quindi lo spettacolo, siano aumentati negli ultimi anni.
Già a colpo d'occhio emergono le grandi "ere" del massimo campionato: il dominio Honda prima con Rossi e poi con Marquez, la riscossa di Yamaha con Rossi e Lorenzo, gli anni bui di Ducati all'inizio del decennio scorso e poi il grandissimo ritorno di questi ultimi anni, accompagnato dalla crescita di Aprilia e KTM mentre i giapponesi andavano in crisi.
2. Italia, Spagna o resto del mondo?
Chi ricorda gli anni d’oro del Mondiale 500 2T ha bene in mente il dominio dei piloti americani e australiani, con italiani, spagnoli e francesi relegati ai margini: qualche vittoria di tanto in tanto e nulla più. L’arrivo della MotoGP ha cambiato non solo gli equilibri tecnici come abbiamo visto dalle vittorie divise per Marca, ma anche quelli sportivi legati ai piloti. Spagna e Italia sono state le più brave a organizzare il vivaio, e il risultato è una larga prevalenza dei loro piloti dal 2001 a questa parte.
Con la notevole eccezione dell’australiano Casey Stoner e del francese Fabio Quartararo, infatti, Italia e Spagna si sono spartite il grosso del bottino in termini di vittorie degli ultimi 20 anni e oltre. Valentino e Sete, Marc e Dovi, Jorge e Pecco più una serie di altri grandi talenti, ma quasi sempre con passaporto spagnolo o italiano. Ecco come è andata finora in MotoGP: predominio italiano nei primi anni, poi ingresso di prepotenza della nuova generazione spagnola e ritorno alla grande dell’Italia negli ultimi anni. Anni che, proprio come abbiamo visto per le Case, sono caratterizzati da una maggior varietà di vincitori rispetto al passato. Più incertezza uguale più spettacolo, come sa bene la Dorna.
3. I Mondiali più dominati
Abbiamo visto come si distribuiscono le vittorie per Marca e per nazionalità dei piloti, con le relative “ere” di predominio tecnico e sportivo di questa o di quello. Ma quali sono stati i mondiali più dominati dell’era MotoGP? Abbiamo raccolto i tre in cui il vincitore ha saputo mettere più distanza (in termini di punti) tra sé e gli avversari.
Il più dominante è stato l’immenso Valentino dei primi Anni 2000: nel 2002 sulla Honda vinse davanti a Biaggi con 140 punti di vantaggio e nel 2005, alla seconda stagione in Yamaha, rifilò 147 punti di distacco a Marco Melandri, pari a poco più del 40% di margine. Su 17 gare, Valentino ne vinse 11 e nelle altre fu sempre sul podio, tranne uno zero in Giappone. Gli altri due esempi di predominio vanno agli altri due grandi dominatori degli ultimi decenni: Jorge Lorenzo, che vinse il titolo 2010 con 138 punti di margine su Dani Pedrosa, pari a più del 36% di margine (9 vittorie e 7 podi su 18 gare); e Marc Marquez, capace di infliggere al pur bravissimo Andrea Dovizioso 151 punti di distacco nel mondiale 2019, di nuovo appena sotto il 36% di margine. Per lui 12 vittorie e 6 podi quell’anno su 19 gare, tra l’altro con l’unica caduta ad Austin dove Marc normalmente vince…
4. I Mondiali più combattuti
Dopo i mondiali più dominati degli ultimi anni, è la volta di quelli più combattuti, in cui lo scarto fra il vincitore e il secondo è stato minimo: grande equilibrio in gara, grande suspence fino all’ultimo e grandi discussioni tra gli appassionati dopo l’assegnazione del titolo.
Il record va in questo caso al 2013, primo titolo di Marquez vinto con soli 4 punti su Lorenzo pari all’1,2% di margine. Marc non dominò, ma del resto vinse al debutto, un’impresa davvero memorabile: per lui comunque 6 vittorie e 9 podi in 18 gare, contro le 8 vittorie e 6 podi di Jorge. Al secondo posto, il famigerato mondiale 2015, quello del chiacchierato “biscotto”: in questo caso Lorenzo vinse con l’1,5% di margine su Valentino: soltanto 5 punti di margine, maturato tutto alla diciottesima e ultima gara dopo che Vale era stato in testa alla classifica per le prime diciassette. Rossi fu protagonista anche di un’altra grande occasione perduta, quella del 2006 dove lasciò il titolo a Nicky Hayden di nuovo per 5 punti, pari al 2% di scarto, e pur avendo all’attivo 5 vittorie e 5 podi contro le 2 vittorie e 7 podi dell’americano.
5. MotoGP VS Formula1
Una domanda vecchia come il mondo (delle corse): va più forte un’auto o una moto? Nello specifico, più una Formula1 o una MotoGP? La risposta è facile: non c’è storia. Vince a mani basse la Formula1, come sa bene chi ha visto – e non può aver dimenticato – il giro da pole position di Hamilton al Mugello nel 2020, con le due Arrabbiate che sembravano un unico rettilineo.
Baricentro basso e tanta impronta a terra: la F1 è avvantaggiata in frenata e in percorrenza di curva, e a fine giro questo si traduce in un vantaggio di circa il 25%, un quarto di giro, come abbiamo verificato sulle due piste usate da entrambe le categorie a pari configurazione e nello stesso anno, il 2023. Abbiamo una F1 più veloce del 25,04% in Qatar e del 22,29% in Texas: i dettagli dipendono dalla conformazione della pista (e dalle condizioni meteo), ma la sostanza è la stessa.
Va comunque detto che mentre la F1 è stata efficacemente “imbavagliata” dai regolamenti, e gira oggi su tempi non troppo dissimili da quelli del 2002 (preso a riferimento come primo anno di MotoGP), la MotoGP ha fatto miglioramenti enormi togliendo mediamente 6 secondi sul giro: per cui la differenza si è un po’ ridotta nel corso del tempo. Ma la F1 resta largamente in vantaggio.
6. Top Speed
Sì, il tempio della velocità sarebbe Monza; e non c’è dubbio che, se la MotoGP ci corresse ancora, vedremmo delle punte notevoli. Il circuito più veloce resta comunque in Italia, si è solo spostato un po’ più a sud sulle colline del Mugello, che se la gioca con Barcellona ma quasi sempre, se il meteo è buono, fa registrare le maggiori punte velocistiche.
Il miglioramento c’è su tutti i circuiti, ma al Mugello è spettacolare: in realtà a fine Anni 90 le 500 sono arrivate a staccare a oltre 315 km/h, ma nel 2001 si parte da 307 km/h. Abbiamo evidenziato le volte in cui si passa ai 10 km/h in più, e già nel 2002 la MotoGP arriva a 324,5 km/h e nel 2003 la Honda di Rossi infrange la barriera dei 330 km/h. Per superare i 340 bisogna attendere il 2009 con le 800: ci riesce ancora Valentino, stavolta sulla Yamaha. Poi la top speed diventa una faccenda Ducati, che nel 2015, grazie anche al ritorno delle 1000, permette ad Andrea Iannone di superare i 350 km/h. Ormai Ducati che monopolizza il mondo delle alte potenze e alte velocità: è sulle rosse che nel 2022 Jorge Martin arriva a 363,6 km/h, valore ripetuto identico da Fabio Di Giannantonio nel 2023. Arriveremo a 370 km/h prima del giro di vite regolamentare del 2027? Noi scommettiamo di sì.