La MotoGP oggi: troppo potente, troppo pericolosa?
Certo, nel frattempo si è discusso di tutto:
elettronica, quantità di benzina, gomme, aerodinamica, il cucchiaio, l’abbassatore. Il fatto è che gli ingegneri
lottano prima di tutto con il regolamento, e per effetto di questa lotta il regolamento deve continuamente cambiare. Ma dal 2016, con
il passaggio epocale da Bridgestone a Michelin come gommista unico, la situazione si è sostanzialmente stabilizzata.
In realtà sotto la cenere cova la brace.
Dorna deve garantire a Case e team la necessaria stabilità per generare una competizione sana e costi sotto controllo, ma anche assicurarsi
di dare ogni anno un giro di pepe alla competizione (e alle chiacchiere da bar). Di solito si tratta di dettagli figli delle escogitazioni degli ingegneri: si mette
un limite alla temperatura del carburante nel serbatoio,
alle dimensioni delle appendici aerodinamiche o agli algoritmi della centralina unica.
Per il 2027, però, la musica cambierà completamente.
È infatti alle porte un nuovo passaggio epocale
che porterà la MotoGP, come detto,
alla sua quarta èra tecnica, che verte su una riduzione della cilindrata a 850 cc. Una cosa del genere era già successa con la breve era delle 800, nate per la stessa ragione:
le preoccupazioni di molti costruttori rispetto alle prestazioni delle MotoGP, che con i quasi 300 CV attuali sui rettilinei più lunghi del Mondiale superano ormai largamente i 350 km/h.
C’è poi
una discussione più ampia legata alla sostenibilità ambientale della MotoGP e che coinvolge le prestazioni, il tipo di carburanti, l’impatto della logistica e via dicendo. Un fenomeno mediatico importante come la MotoGP
deve fare attenzione a restare al passo coi tempi, e i tempi attuali non sono sicuramente a favore di eventi rumorosi, inquinanti e con un'impronta ambientale elevata. La Grand Prix Commission, ad esempio, ha appena fissato proprio per il 2027 l'obbligo di usare
carburanti al 100% di origine non fossile.