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Enea Bastianini: la sfida della Moto2

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Enea Bastianini: la sfida della Moto2
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Enea Bastianini: la sfida della Moto2
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Enea Bastianini: la sfida della Moto2
Enea Bastianini: la sfida della Moto2

Uno dei talenti italiani più in vista del Motomondiale ci racconta come sta cambiando la categoria e i suoi progetti per una moto molto più adatta al suo stile di guida

Enea Bastianini è uno dei protagonisti della ‘new wave italiana’, la nuova generazione di piloti veloci prodotti dalla nostra scuola dopo qualche anno di magra. Inconfondibilmente riminese, classe 1997, dopo essersi fatto notare nella MiniGP e nella Rookies Cup ‘il Bestia’ ha esordito nel Mondiale nel 2014 a 17 anni, nel team Gresini, facendo subito vedere di che pasta era fatto: podio alla settima gara e nono a fine stagione. Dal 2015 prende le misure al Mondiale e la sua carriera decolla tra podi, pole e vittorie (la prima nella sua Misano). A fine stagione è terzo. Nel 2016 vince ancora (in Giappone), ma deve anche saltare due GP per infortunio, e a fine stagione è secondo. Nel 2017 passa al team Estrella Galicia 0.0: sempre veloce, chiude la stagione al sesto posto: è l’anno di grazia di Joan Mir, che vince 11 GP lasciando agli altri le briciole. Nel 2018 Enea viene chiamato al Leopard Racing dove sale proprio sulla moto di Mir, passato in Moto2. Il team è top e Enea ha capito che la costanza premia più della velocità: sembra che ci sia tutto, manca però un pizzico di fortuna. Tra gomme fallate, scelte infelici e troppi ritiri, Enea lascia per strada troppi punti e chiude quarto dietro allo spagnolo Jorge Martin e ad altri due italiani: Fabio Di Giannantonio e Marco Bezzecchi. Una delusione, ma a Enea le opportunità non mancano: nel paddock lo conoscono per pilota intelligente, oltre che veloce. Non si lamenta, non alza la voce, è positivo, studia gli avversari per capire i loro punti deboli e imparare da loro quando fanno meglio di lui. Il team Italtrans lo chiama in Moto2 a sostituire Mattia Pasini, Enea accetta salendo sulla Kalex del team bergamasco, con la quale è già saldamente in testa alla classifica riservata ai rookie.

La Moto3? Qualche rimpianto, ma non troppi

Enea, non ti è spiaciuto lasciare la Moto3 senza titolo? “Beh un po’ sì, ma era comunque una moto che non si adattava molto al mio stile di guida, una moto che va guidata molto fluida. Con la KTM mi trovavo un po’ meglio, ma soprattutto con la Honda pur avendo cambiato molto di come guidavo non sono mai riuscito a superare quel limite lì. Con la Moto2 è andata subito meglio.” Dopo qualche anno era anche giusto cambiare, anche se ormai si è visto di tutto: chi dalla Moto3 è passato in MotoGP come Miller e chi ha fatto un solo anno di Moto2 come Mir. O chi, come Quartararo, dopo anni opachi nelle categorie minori è esploso in MotoGP. “La cosa bella di questo mondo è proprio che molte volte stupisce. A inizio anno nessuno si aspettava che Quartararo facesse quello che sta facendo, anche se l’anno scorso qualche guizzo lo aveva già avuto. Io da pilota devo dirti che comunque Quartararo lo avevo sempre valutato tra i migliori, fin da quando eravamo piccoli. Tanto alla fine chi andava forte da piccolo va forte anche adesso.” Ci si dimentica forse un po’ troppo spesso dei valori espressi nelle Minimoto. “Sì, del resto un talento è facile anche bruciarlo. Lui quando è arrivato nel Mondiale aveva un sacco di pressione addosso, mi ricordo che quando lo incrociavo era sempre sulle sue… ma si vedeva che ne aveva.” A te piacerebbe fare un altro passo ‘ravvicinato’ o pensi che sia presto? “Alla fine dipende dalla proposta, da qual è la squadra… se ti offrono una moto ufficiale, o comunque una delle prime, anche se pensi che sia presto è difficile rifiutare la proposta. Comunque sono già contento dell’esperienza che sto facendo in Moto2 e del mio team, è una squadra di persone che danno tutte il 100% e mi sono ambientato subito. Sarebbe bello, perché no, riuscire ad arrivare in MotoGP con loro. E non è impossibile.”

La Moto2? Finalmente una buona palestra

Comunque senti che stai imparando dalla Moto2? È una tappa che ogni tanto è stata criticata come un mezzo passo indietro rispetto all’evoluzione avuta dalla Moto3, e che non preparava veramente alla MotoGP. “Diciamo che a vederla da fuori non è una categoria che ti dà quelle emozioni che hai dalla Moto3 o dalla MotoGP. Anch’io onestamente fino all’anno scorso facevo la mia gara e poi della Moto2 guardavo magari solo gli ultimi giri. Quest’anno però è cambiata, tutti quelli che la guardano sono molto più gasati e io quando ci sono salito sopra ho capito che era tutt’altra roba.” Parliamo della tua moto. Come la trovi? Ha comunque un motore derivato dalla serie, diverso dai classici motori da gara; va guidata in modo diverso? “Sì, ha molta schiena ed è importante sfruttare l’accelerazione. È importante anche non basarsi troppo sul rumore del motore, che inganna molto: tante volte ti sembra bassa di giri, in realtà sei in un regime ideale e fai strada. Prima capisci questa cosa e prima riesci a migliorare. Poi da quando hanno introdotto il ‘gommone’ è cambiata ulteriormente, devi guidare meno possibile sulla spalla, devi spigolare tanto. Ma io sono arrivato da poco, forse devi chiederlo a uno che è in Moto2 da più tempo!” E in fatto di elettronica? “Rispetto alla vecchia Moto2 si avvicina più alla MotoGP, puoi regolare le mappe in accelerazione, il freno motore… rispetto alla Moto3 ha qualcosina di più in termini di mappe, anche se poi non ha il Traction Control che la Moto3 aveva, anche se poi lo usavi magari solo sul bagnato.”
Enea con il suo capo tecnico Giovanni Sandi

I nuovi avversari? Enea non teme nessuno

Com’è stato il passaggio? “Mi son trovato subito a mio agio, è una moto che si adatta molto al mio stile di guida e ho già fatto benino sia a Le Mans che al Mugello, una pista su cui ho sempre faticato. Vediamo di continuare così, sto facendo un bel lavoro con la squadra.” Qual è l’aspetto che hai trovato più facile del previsto e quale più difficile? “È soltanto una fatica gestire il peso della moto. Tutti i riferimenti che avevo con la Moto3 me li devo scordare, entro in pista ogni volta cercando di dimenticarmi quello che sapevo! Per il resto è come me l’aspettavo, psicologicamente ero preparato.” Come hai trovato il livello dei piloti? “Forse un po’ più alto di quello che mi aspettavo. Sapevo che non sarei stato subito davanti, ma non mi aspettavo un livello così alto da parte di tanti, ci sono tanti piloti che riescono a portare la moto al limite e diventa importante il lavoro che si fa ai box, sui dettagli. Ad esempio adesso il figlio del mio capo tecnico Giovanni Sandi mi viene a vedere in pista: è l’insieme delle cose che fa il risultato.” Il nuovo motore, che è un cambiamento grosso, non ha un po’ pareggiato le cose? “Un po’ sì, ma chi ha più esperienza è già abituato a gestire una moto più pesante, a fare certe linee e ha comunque un approccio diverso dal mio, che arrivo dalla Moto3 dove è importante soprattutto star bene in carena e far tanta strada.” E tra i tuoi avversari chi ti ha impressionato? “Baldassarri, sapevo che era veloce ma mi ha colpito per la sua costanza. Anche se non sempre è arrivato in fondo, tra l’altro non per colpa sua. Degli altri ti dirò: nessuno.” Su quale pista pensi di poter far bene? “Restando concentrati penso che possiamo far bene un po’ dappertutto. Se ragiono in termini di Moto3 ti direi Barcellona, ma visto che adesso devo ragionare sulla Moto2 ti direi… boh!” Dopo un settimo posto a Le Mans e un sesto al Mugello, Enea sembrerebbe avere il suo primo podio nel mirino. La concorrenza è tanta, ma aspettiamoci sorprese!
Enea Bastianini: la sfida della Moto2
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